Ghiglione (Cgil): “Cambiare la condizione delle donne, ancora troppo discriminate, penalizzate e vittime di varie forme di violenza”. Vanoli (Fp Cgil Lombardia): “Le donne possono fare tutto, è semmai la società che va organizzata per dargliene modo. Continueremo a lottare per una loro funzione paritaria”
7 mar. 2024 – “L’8 marzo le donne italiane faranno rumore, alcune in piazza, altre nelle tante iniziative che si terranno in tutte le città, e il 9 manifesteremo per chiedere la pace e il diritto al dissenso. Il nostro rumore coprirà la retorica di chi si professa dalla parte delle donne ma poi, nei fatti, agisce nel modo contrario, rendendole sempre più marginali e privandole di ogni opportunità”. Così la Cgil nazionale, con la segretaria Lara Ghiglione, a ridosso della giornata internazionale delle donne.
La rivendicazione al Governo, guidato per la prima volta da una Presidente, è di “cambiare la condizione delle donne, ancora troppo discriminate, penalizzate e vittime di varie forme di violenza”.
Sì, perché le donne non solo vengono uccise dagli uomini (i femminicidi, al 1° marzo 2024, sono già 20; firma la petizione on line della Cgil “Siamo qui per restare”!), siano questi mariti, ex, figli, non solo vengono violentate e molestate (anche sul lavoro), non solo si pretende di decidere del loro corpo visto come oggetto sessuale e riproduttivo, ma su di loro si esercita anche una violenza economica, sociale e culturale. E tutte queste forme di violenza hanno alla loro base il patriarcato, un sistema da cui bisogna decisamente svoltare.
Così la Cgil chiede di ripristinare “la condizionale che assegnava alle donne il 30% dei posti di lavoro creati da bandi legati al PNRR (il piano nazionale di ripresa e resilienza – ndr). Averla tolta è stato un grave errore visti i dati impietosi sulla qualità e quantità dell’occupazione delle donne. Senza lavoro e con bassi salari anche liberarsi dalla violenza domestica è impossibile – rileva Ghiglione -. Chiediamo per questo di superare la precarietà del lavoro e il part time. Rispetto alle pensioni, vogliamo che siano ripristinate le forme di flessibilità in uscita e che venga riconosciuto il lavoro di cura. Le donne erano già penalizzate dalla Legge Fornero, ma questo Governo è riuscito a fare peggio”.
Non è un percorso semplice né breve ma è necessario per vivere in una società sana e rispettosa. E non è una sfida impossibile. Basti pensare, rispetto all’interruzione volontaria di gravidanza che in Italia è garantita dalla poco applicata legge 194/1978, a quanto successo di recente Oltralpe.
Lo denuncia in modo netto Ghiglione, con un esempio concreto: “Chiediamo fortemente di respingere la proposta di legge che vuole obbligare le donne che decidono di interrompere la gravidanza ad ascoltare il battito cardiaco del feto. Qui si propone una violenza istituzionale, mentre in Francia è stato inserito in Costituzione il diritto delle donne di decidere sul proprio corpo”.
“I divari di genere sul lavoro, dal suo accesso alle sue condizioni, vedi i salari più bassi, il soffitto di cristallo, il part-time involontario, le dimissioni in bianco, i ricatti e le discriminazioni che subiscono le lavoratrici, sono specchio di una società dove alle donne non vengono ancora date pari opportunità, di una società ancora troppo d’impronta maschile – sostiene Manuela Vanoli, segretaria generale della Fp Cgil Lombardia -. Certo, di progressi se ne sono fatti, ma non sono ancora tali da aver cambiato paradigma, iniziando dal retaggio culturale per cui alla donna spetta soprattutto la cura del focolare. Le donne possono fare tutto, è semmai la società che va organizzata per dargliene modo – rimarca la dirigente sindacale -. Questo significa, ad esempio, servizi pubblici forti e capillari, significa congedi uguali per madri e padri, significa sbloccare alle donne tempo e spazi di carriera, significa tutelarle nel diritto di essere persone libere. Nello specifico, come Fp Cgil continueremo a lottare per una loro funzione paritaria – prosegue Vanoli – e a tanto più nei nostri settori dove generalmente sono le lavoratrici a essere la maggioranza. Il lavoro pubblico, sia in ambito pubblico che privato, genera diritti e benessere, è motore di sviluppo per il Paese e sono soprattutto le donne a tenerlo acceso. Attaccare il lavoro pubblico significa dunque attaccare in primis i diritti delle donne, in quanto tali e come lavoratrici, ma anche attaccare i diritti di tutta una collettività”.
Segnaliamo, rispetto alle donne vittime di violenza, il volantino informativo predisposto dalla Confederazione insieme al Patronato Inca che sintetizza le tutele per loro disponibili, dal congedo indennizzato al reddito di libertà.
La concretezza che la Cgil reclama è responsabilità da parte della politica e presuppone una volontà che si misura, appunto, per quello che si fa e non che si promette. Ed è paradossale che si stia sprecando, anche sulle politiche di genere, l’occasione di una donna al vertice del Consiglio dei Ministri. Le avvisaglie c’erano da subito, da quando si è fatta chiamare “Il Presidente”. Non erano parole al vento ma un indirizzo preciso, perché anche il linguaggio fa la sua parte nel disegnare una visione del mondo.
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Vedi anche: 8 marzo: a che punto siamo in Lombardia? La sintesi di Angela Mondellini, Segretaria regionale Cgil e le iniziative organizzate per la giornata internazionale delle donne >>>
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La Fp Cgil Nazionale, insieme a Differenza Donna, avvia un percorso formativo per iscritte e iscritti sulle violenze e le molestie sul lavoro.