I sindacati: “Una decisione tesa a smantellare il sistema capillare di asili nido che avevano fatto di Como una città all’avanguardia”. Stefania Macrì (Fp Cgil Como): “Scelta scriteriata, che avrà ripercussioni fortissime specie sulle donne. Non vogliamo tagli e accorpamenti ma semmai più nidi pubblici di quartiere”
8 mar. 2024 – Chiudono due asili nido comunali a Como. L’annuncio, da parte del sindaco Alessandro Rapinese nella giornata internazionale della donna. “Per l’8 marzo l’amministrazione fa la festa a famiglie e bambini”, sostengono con sarcasmo i sindacati territoriali.
Quando la città è stata “all’avanguardia”, per “il sistema capillare” realizzato “dalla Giunta Spallino in avanti: 10 asili nido pubblici nei quartieri a garantire sussidiarietà territoriale – rimarcano Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl comasche -. D’altronde l’amministrazione non è nuova a chiusure con riaperture annunciate e mai attuate: piscina di Muggiò, piscina di via del Doss, asilo nido di Albate, piscina Sinigaglia. Riteniamo che chiudere i servizi ai più piccoli sia l’ennesimo errore”.
“È una scelta totalmente scriteriata, quella dell’amministrazione Rapinese, che non condividiamo. In un momento storico in cui l’Unione Europea chiede all’Italia, invece, di dotarsi di strutture più capillari, di una presenza più massiccia di asili nido, visto che al sistema 0-3 anni ha accesso solo il 33% di bambine e bambini italiani, quando ben altre percentuali e sopra il 50% hanno Spagna, Francia, Olanda e Danimarca – afferma Stefania Macrì, segretaria Fp Cgil Como -. Questa scelta avrà ripercussioni fortissime specialmente sulle donne, sulle madri, che ancora oggi si accollano la maggior parte del lavoro di cura. Siamo pronti a lottare – incalza Macrì -: non solo i due plessi devono rimanere aperti ma va rafforzata l’offerta dei servizi pubblici di questa città, a partire da bambine e bambini, e per tutte le cittadine e i cittadini. Per i servizi 0-3 anni lotteremo in ogni sede, con le famiglie e le lavoratrici e i lavoratori: non vogliamo tagli e accorpamenti ma semmai più nidi pubblici di quartiere”.