28 Nov 2024
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Polizia Penitenziaria / Fp Cgil Lombardia: “Non partecipiamo alla Festa, non siamo autolesionisti”

camionetta Polizia Penitenziaria

Oggi nella nostra regione si celebrano i 207 anni delle Fiamme Azzurre. Il coordinatore regionale Fp Cgil Lo Presti: “Altro che Corpo, siamo, nei fatti, frammenti del sistema, servitori dello Stato in stato di abbandono”

 15 mar. 2024 – Per la Polizia Penitenziaria, sono più i tanti problemi, cronicizzati e ormai strutturali, a essere diventati corpo del sistema carcerario, che le lavoratrici e i lavoratori a ritenersi nel Corpo, sentendosi sempre più disorganici.

È così che la Fp Cgil, nel Paese e oggi anche in Lombardia, ha deciso di evitare la celebrazione per i 207 anni delle Fiamme Azzurre.

“Non c’è niente da festeggiare e partecipare all’iniziativa organizzata per questo anniversario sarebbe quantomeno autolesionista, viste le nostre condizioni – spiega il coordinatore Fp Cgil Lombardia Polizia Penitenziaria Calogero Lo Presti -. Le carceri lombarde primeggiano per sovraffollamento, con 2.000 persone detenute oltre la norma. Basterebbe solo questo aspetto a far capire la situazione difficile dentro e fuori le sbarre, in istituti a cui peraltro servono anche interventi di manutenzione per renderli più vivibili, salubri e sicure. Le lavoratrici e i lavoratori sono sotto continua pressione – aggiunge -, tra aggressioni subite e turni resi estremamente gravosi non solo per le pesanti carenze di personale ma anche per gestire la popolazione ristretta, di diverse culture e religioni, in convivenza forzata. I casi per noi più estremi, non avendo le competenze per farvi fronte, sono le persone con salute mentale fragile o che soffrono di dipendenze”.

Per il sovraffollamento, cosa si potrebbe fare? “Ad esempio, si potrebbe ricorrere meno alla carcerazione preventiva optando per un rafforzamento delle misure alternative. Ma anche per questo serve personale dedicato e bisogna investirci – risponde Lo Presti -. Se non si fa nulla, significa che la nostra Costituzione, che prevede per la persona rea la rieducazione e il reinserimento sociale, di fatto non viene applicata. Se non si fa nulla, significa che la dignità di tutte le persone che vivono e lavorano nel carcere non viene riconosciuta”.

Intanto la violenza non si ferma. “Dalle risse tra detenuti alle aggressioni alla Polizia Penitenziaria o al personale che, nei vari ambiti, opera nel sistema, le carceri non sono luoghi dove stare sicuri. E, a rigor di termini, è paradossale. Lavorare in sicurezza è un diritto, la salute e l’incolumità delle poliziotte e dei poliziotti penitenziari è ogni giorno a rischio, lo stress lavoro correlato è elevato, siamo in pochi e dobbiamo vigilare troppe persone, evitare che facciano male alla loro stessa vita o agli altri, evitare che insorgano tafferugli– aggiunge Lo Presti -. Per questo non tolleriamo più l’ipocrisia di essere definiti un Corpo quando, nei fatti, frammenti del sistema, servitori dello Stato in stato di abbandono, con un disagio e malessere crescenti”.

Cosa chiede la Fp Cgil per le lavoratrici e i lavoratori della Polizia Penitenziaria? “Rispetto! Con interventi concreti per migliorare le condizioni di lavoro e il benessere organizzativo. Quindi più assunzioni di personale e un adeguato riconoscimento e valorizzazione per la nostra attività, svolta con dedizione e lealtà al mandato istituzionale. E chiediamo più salute e sicurezza per tutte e tutti”, chiude Lo Presti.