5 Jul 2024
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7 aprile / La salute non è in vendita

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Si avvicina la Giornata mondiale della salute ed è, più che una ricorrenza, quotidiane giornate di lotta. A Bruxelles la manifestazione europea, con una delegazione della Fp Cgil nazionale. Nel nostro Paese diverse le iniziative. Tramparulo (Fp Cgil Lombardia):  “La salute è questione che tocca la carne viva di tutte le persone, a partire da quelle più fragili, e che le rende ancora più disuguali nell’esigibilità del diritto a stare bene e ad avere prevenzione e cure adeguate quando servono. Fondamentale, anche, avere cura di chi ci cura”

3 apr. 2024 – La Giornata mondiale della salute, quest’anno alla sua 76esima ricorrenza, domenica 7 aprile ha come tema “La mia salute, il mio diritto”.

Così ha scelto l’Organizzazione Mondiale della Sanità, guardando alla salute a tutto tondo delle persone, dall’accesso ai servizi sanitari alla disponibilità universale di aria pulita e acqua potabile come beni comuni necessari ad un vivere sano. Salute come benessere generale e dunque come qualità e dignità del vivere e del lavorare, rispetto dei diritti umani, civili, sociali.

In Italia ci saranno diverse iniziative per l’occasione, che è molto più di una ricorrenza ma una giornata di lotta, visto che il diritto alla salute, nonostante il dettato costituzionale, è sempre più in bilico.

Ad esempio, sabato 6 aprile, a Milano, il Comitato La Lombardia SiCura, di cui anche la Cgil fa parte, organizza una manifestazione in Piazza Cairoli-Castello dalle ore 11. Mentre continua, sia su carta sia on line, la raccolta firme della petizione lanciata il primo marzo per, come spiega Lello Tramparulo, segretario Fp Cgil Lombardia, “chiedere un cambio di passo rispetto alle politiche e alla gestione del socio sanitario nella nostra regione, dove lo sbilanciamento a favore del settore privato e i tagli alla sanità pubblica hanno fatto diventare quello alla salute un privilegio per chi può pagare invece che un diritto costituzionale. Così sono sempre di più le persone che rinunciano a curarsi, ed è un fatto gravissimo. E purtroppo questo cattivo modello ha preso piede anche nel Paese. Perciò andiamo avanti a raccogliere firme per la petizione, tanti i nostri banchetti davanti alle strutture sanitarie”.

Ma il tema, appunto, è internazionale e coinvolge pertanto anche la nostra Europa sempre meno sociale, prossima alle elezioni di giugno e a una nuova fase di tagli. Per questo una delegazione della Fp Cgil Nazionale parteciperà alla manifestazione europea che si terrà a Bruxelles il 7 aprile (dalle ore 13.30, in Piazza del Lussemburgo), organizzata da una coalizione di associazioni e sindacati, tra cui l’Epsu, la Federazione sindacale europea dei servizi pubblici, con lo slogan, nei fatti una campagna, “Health before profits… Let’s change Europe!”. La salute prima del mercato. Cambiamo l’Europa!

La Fp Cgil nazionale, con i segretari Giordana Pallone e Michele Vannini, sottolineano che quella europea è “una campagna ancor più importante alla vigilia della nuova stagione di austerity che ci troveremo ad affrontare con le proposte di modifica della governance economica europea e che si inserisce nel percorso di mobilitazione della federazione per la difesa e il rafforzamento del Servizio Sanitario Nazionale che vedrà nella manifestazione nazionale del 20 aprile un importante momento di mobilitazione di tutta la CGIL per il diritto alla cura e alla sanità pubblica”.

“Anche nella nostra regione organizzeremo in questi giorni dei flash mob nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie, pubbliche e private, per sensibilizzare su una questione che tocca  la carne viva di tutte le persone, a partire da quelle più fragili, e che le rende ancora più disuguali nell’esigibilità del diritto a stare bene e ad avere prevenzione e cure adeguate quando servono – sostiene il segretario Fp Cgil Lombardia Tramparulo -. Esporremo i cartelli preparati dalla nostra categoria nazionale, “La nostra salute non è in vendita” e quello della campagna europea che ha al suo centro precisi punti – racconta -: stanziamenti pubblici adeguati per la sanità pubblica, no al commercio della nostra salute ma cure per tutte e tutti, democrazia sanitaria perché la nostra salute ci appartiene, dare protezione sociale alle persone perché le disuguaglianze determinano anche l’aspettativa di salute, no a una politica europea sui farmaci che antepone gli interessi finanziari a quelli della salute pubblica, e ultimo ma non ultimo – ed è un chiodo fisso per la nostra categoria -, avere cura di chi ci cura. Il personale sanitario e sociosanitario, già logorato dall’arrivo del Covid-19, non è stato supportato a dovere, le condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori sono peggiorate, tra turni pesanti e riposi saltati. Non solo non ci sono state le necessarie assunzioni ma queste professioni stanno diventando sempre meno attrattive, acuendo problemi già seri. E così la sanità pubblica e il sociosanitario stanno diventando sempre più deboli. Il contrario di quello che avrebbe dovuto insegnare la pandemia. Ed è, oltre che molto grave, decisamente pericoloso”.