24 Nov 2024
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Servizi pubblici 0-6 anni / Diritti e qualità da salvaguardare e rafforzare

servizi educativi infanzia

Il settore è ormai sulla difensiva ma la Fp Cgil non si arrende. Ieri l’attivo regionale lombardo, in vista della mobilitazione nazionale del 15 aprile

9 apr. 2024 – Il settore 0-6 anni, o meglio il personale degli asili nido e dei servizi educativi all’infanzia comunali è in mobilitazione. Per lunedì 15 aprile la Fp Cgil nazionale organizza infatti in tutto il Paese una giornata di protesta, con assemblee, presidi, flash mob, a seconda delle decisioni prese nelle realtà territoriali, per sensibilizzare sulla situazione sempre più difficile di questi beni pubblici fondamentali per le cittadine e i cittadini più piccoli e le loro famiglie.

Per questo lunedì 8 aprile la Fp Cgil Lombardia, con il segretario Dino Pusceddu, ha convocato l’Attivo regionale delle delegate e dei delegati, alla presenza della responsabile nazionale del settore Elisabetta Morolli.

“Quella di ieri è stata una riunione molto importante, che ha mostrato uno spaccato sostanzialmente e decisamente critico dei nidi e dei servizi educativi all’infanzia in Lombardia – racconta Pusceddu -. La carenza di educatrici e di educatori non solo rende le condizioni di lavoro gravose ma diventa anche la scusa, più spesso pilotata dalle pubbliche amministrazioni, per appaltare i servizi o privatizzarli. Da questo primo confronto costituiremo un coordinamento regionale per condividere temi, prassi, iniziative, lotte, anche in raccordo con il settore educativo privato”.

Il sindacalista rileva che “Oltre alle carenze di personale educativo, in Lombardia, appunto, da anni assistiamo alle esternalizzazioni degli asili nido, per cui il settore gestito direttamente dai comuni è diventato, in qualche modo residuale. Resiste nelle grandi città e in pochi altri centri”.

Un caso, ad esempio, è quello del Comune di Como, dove i nidi pubblici storicamente erano un fiore all’occhiello della città ma il sistema sta venendo progressivamente smantellato, come provano i due nidi chiusi da poco dietro il paravento di un accorpamento.

Il danno è sia per la continuità educativa delle bambine e dei bambini ma è anche per le educatrici e gli educatori, perché avere un contratto pubblico è diverso, sul piano normativo ed economico, che avere un contratto privato e tanto più da ridefinire a ogni cambio d’appalto – considera Pusceddu -. Per questo la battaglia della Fp Cgil è sia per mantenere i nidi pubblici sia per reinternalizzare i servizi dati all’esterno, togliendo, sul piano normativo, dal computo delle spese del personale, le assunzioni delle educatrici e degli educatori. La gestione diretta è una garanzia per i cittadini oltre che un avanzamento per i diritti dei lavoratori”.

Tanti interventi, all’Attivo sono stati mossi con la reale preoccupazione di vedere servizi pubblici di qualità sempre più ridotti, quando non chiusi, ceduti o gestiti parzialmente da altri operatori, in una commistione tra pubblico e privato che si traduce nell’ingiusta disparità di trattamento, in uno stesso luogo di lavoro, di personale con contratto pubblico, del privato sociale, o contratti con diritti normo-economici ai minimi. Una commistione che si presenta, di fatto, come l’illegale intermediazione di manodopera.

I bassi livelli retributivi sono cartina di tornasole delle difficoltà nel trovare i professionisti e, di conseguenza, nella riduzione dei servizi alla cittadinanza.

Tra le problematiche nazionali del settore c’è la mancata proroga, nel Milleproroghe, delle graduatorie concorsuali del personale pubblico dei servizi all’infanzia, senza la quale, come ha spiegato la coordinatrice Fp Cgil Elisabetta Morolli, è a rischio l’apertura del prossimo anno scolastico. Si spera che, tra gli emendamenti presentati dal sindacato alla politica, perlomeno quello sul “rifinanziamento del passaggio in deroga al titolo di studio della laurea, almeno fino al 2026, venga accettato”.

Per accedere alla professione, “dopo la riforma degli anni 2000 è obbligatoria la laurea. Come Fp Cgil chiediamo che il titolo preso prima di questa riforma scolastica sia ritenuto valido”, sottolinea Morolli.

E del resto la categoria non se ne sta con le mani in mano se, ad esempio al Comune di Milano, “sono andati a ricorso con il Tar rispetto a un bando di concorso che prevedeva unicamente la laurea per l’accesso all’impiego come educatori”, ricorda Pusceddu, segnalando che questo vincolo normativo “ha tagliato fuori, di fatto, chi per anni ha lavorato all’interno degli stessi nidi con contratto a tempo determinato. È una problematica che si è riscontrata anche a Monza, a Brescia, più o meno in tutta la regione, e oggi sta diventando particolarmente importante perché riguarda un’errata interpretazione dell’ultimo contratto nazionale delle Funzioni Locali”.

C’è poi anche la questione legata alle progressioni verticali, quando il ruolo dell’educatore è ad esaurimento nell’ex categoria C ed è ormai inquadrato nella categoria D. “Lo 0,55% previsto contrattualmente non è sufficiente per inquadrare tutte le educatrici e gli educatori nel nuovo livello previsto dal CCNL. Peggio, – rimarca Pusceddu -, le amministrazioni in gran parte non mettono le risorse sul settore educativo per le professioni verticali. La situazione è paradossale: a seguito delle nuove assunzioni, ci sono lavoratrici e lavoratori con medesimo titolo di studio (fino all’anno scorso gli assunti erano nell’ex categoria C) e uguali mansioni in due categorie giuridiche diverse e con due retribuzioni diverse”.

La mobilitazione per un settore così delicato e che coinvolge, come ben rappresenta Morolli, “le bambine e i bambini, che sono il nostro futuro” è imprescindibile. E il 15 aprile sarà tappa di un percorso di sensibilizzazione delle cittadine e dei cittadini su una partita che, a monte, ha due assunti principali, come sottolinea la dirigente sindacale della Fp Cgil: “La qualità non si fa senza investire” e “serve la volontà politica” per avere cura di questi servizi.

I finanziamenti del Pnrr (il piano nazionale di ripresa e resilienza) ci sono. “Anche se quest’ultimo governo ha tagliato un po’ di risorse, i soldi ci sono per assumere personale e sostenere il sistema 0-6 anni”.

La Fp Cgil, così come fatto vivere anche all’Attivo della Fp Cgil Lombardia, c’è e starà in campo in questa battaglia di civiltà, “con il cuore e con la testa”.