Pusceddu (Fp Cgil Lombardia): “Investire significa assumere nuovo personale, educatrici ed educatori pubblici, sia programmando concorsi sia reinternalizzando i servizi negli anni ceduti a terzi. Inoltre valore del servizio pubblico significa anche qualità, delle condizioni del servizio e delle condizioni di lavoro”
15 apr. 2024 – I servizi educativi all’infanzia pubblici, quelli che coprono la fascia 0-6 anni e sono in capo ai comuni, diminuiscono a causa del costante impoverimento del sistema, per cui si taglia sul costo del personale e si appaltano o privatizzano i servizi.
Oggi la Fp Cgil si è mobilitata nel Paese a sostegno del settore con presidi e assemblee. Il sindacato ha salutato positivamente, nei giorni scorsi, come primo esito della propria lotta, l’approvazione dell’emendamento al decreto legge Pnrr 29/2024, in Commissione Bilancio della Camera, che proroga fino all’anno scolastico 2026-2027 le graduatorie comunali per assumere personale educativo negli asili nido e nelle scuole materne: ciò consentirà ai comuni di usufruire di educatrici ed educatori già in graduatoria e di salvaguardare la continuità educativa per le bambine e i bambini. Ma è un provvedimento tampone, a tempo, e non può bastare.
Nella nostra regione, nelle assemblee organizzate nei territori, vedi a Milano e Como, è stato presentato un ordine del giorno per documentare, nero su bianco, la protesta.
“In Lombardia continuano i processi di esternalizzazione da parte dei comuni rendendo evidente che, per una parte degli amministratori locali, il lavoro delle educatrici e degli educatori è un mero costo di bilancio e non un investimento sul futuro dei bimbi dagli zero ai sei anni oltre che un fondamentale strumento di conciliazione vita-lavoro per le famiglie. Sintomo di questa scarsa attenzione è sicuramente la significativa riduzione degli obiettivi del Pnrr (il piano nazionale di ripresa e resilienza – ndr) riguardanti la creazione di nuovi posti negli asili nido: davanti alle difficoltà operative create da un generalizzato disinvestimento nella pubblica amministrazione si è risposto con un taglio dei finanziamenti su questa missione”, riporta il testo.
Dino Pusceddu, segretario Fp Cgil Lombardia, rileva: “Il nodo della questione è il valore che si dà al servizio pubblico. Paradossale e gravissimo che né le amministrazioni locali né il governo, che istituzionalmente ne sono l’apice, investano nella messa a terra della loro missione (e ci limitiamo, ora, al solo segmento 0-6). Investire significa assumere nuovo personale, educatrici ed educatori pubblici, sia programmando concorsi sia reinternalizzando i servizi negli anni ceduti a terzi. Inoltre – aggiunge il sindacalista –, valore significa anche qualità, delle condizioni del servizio e delle condizioni di lavoro. Per questo chiediamo che, da un lato, in Lombardia, si riduca il rapporto previsto tra educatori e bambini: nidi e materne non sono parcheggi ma luoghi di crescita. Dall’altro lato, è ingiusto che su uno stesso servizio, per una stessa mansione, ci siano lavoratrici e lavoratori con retribuzioni e diritti differenti in ragione del contratto loro applicato”.
Quindi?
“È per noi basilare che il personale educativo abbia uno stesso contratto di lavoro, quello delle Funzioni Locali. Rivendichiamo di superare i tetti di spesa procedendo a un piano straordinario di assunzioni di dipendenti pubblici e di limitare al massimo i posti in somministrazione a tempo determinato banditi per sostituire il personale assente”.
Oltre al valore del servizio c’è anche la valorizzazione del personale.
“Certamente. Come Fp Cgil chiediamo che educatrici ed educatori dei nidi e delle scuole dell’infanzia siano inquadrati nell’area dei Funzionari del contratto delle Funzioni Locali. Siccome i nuovi assunti saranno collocati già in quell’area bisogna ricorrere massivamente alle progressioni interne del personale – replica Pusceddu –. Per evitare, però, la situazione impari per cui i neo assunti si ritrovino con un inquadramento contrattuale e riconoscimenti economici superiori rispetto a chi ha più anni di servizio è necessario che il governo stanzi maggiori risorse per rinnovare il ccnl, in modo da rifinanziare anche la norma delle progressioni verticali in deroga e renderle più durevoli nel tempo”.