30 Apr 2024
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Corti di giustizia tributaria del Mef / Tommaso Trentacapilli è il coordinatore Fp Cgil Lombardia

Tommaso Trentacapilli

Tra le problematiche che segnala ci sono le carenze di organico, l’età anagrafica elevata dei dipendenti e il piano di razionalizzazione delle sedi. Tra i propositi del suo nuovo incarico, “ottenere sempre il massimo per le lavoratrici e i lavoratori in termini di diritti”

17 apr. 2024 – Tommaso Trentacapilli è stato nominato coordinatore Fp Cgil Lombardia delle Corti di giustizia tributaria del Mef, il Ministero dell’economia e finanze.

La nomina, arrivata dal segretario regionale Dino Pusceddu, rappresenta la prima volta in questo ambito.

Trentacapilli, 63 anni, originario di Vibo Valentia e lodigiano d’adozione, una laurea in Scienze politiche, ha un curriculum che va dalla fatica operaia alla pressa, in fonderia o in galvanica, all’attività di agente immobiliare con patentino e poi ispettore di produzione assicurativo ramo vita.

Nel pubblico, ha lavorato per 11 anni nella Polizia Locale in provincia di Milano per poi passare, nel dicembre 2005, alle ex Commissioni tributarie del Mef, ora rinominate. “A Lodi svolgo la funzione di cancelliere, sono segretario di tutte le sezioni. Dal dicembre 2023 sono stato inquadrato nell’area III dei funzionari, essendomi collocato utilmente in graduatoria nell’ultimo bando per le progressioni – specifica -. Assisto i giudici in udienza, ho la tenuta dei fascicoli processuali di cui istruisco il ‘pre’ e ‘post’ udienza. Fascicoli che lavoro sulla piattaforma dedicata inserendo i provvedimenti monocratici e collegiali firmandoli poi digitalmente. Invio poi alle parti costituite via PEC le comunicazioni processuali”, racconta.

Facciamo un passo indietro. Cosa fanno le Corti di giustizia tributaria?

“Decidono le liti tributarie che si instaurano tra i contribuenti e gli enti impositori (Agenzia delle Entrate, Comuni, Regione, eccetera).

Un esempio pratico?

“Tutto inizia quando arriva la notifica dell’atto impositivo al contribuente che ha 60 giorni di tempo per pagare quanto viene richiesto nell’atto, oppure fare ricorso nella Corte di Giustizia competente per territorio, – spiega -. Chi si rivolge a noi ha già il problema in mano e da noi può trovare ristoro: integrale o parziale (ovvero pagare la metà o una parte della somma richiesta dalla controparte). Insomma, se il collegio giudicante di turno trova fondate le ragioni rassegnate in atti dal ricorrente, questi può trovare il cosiddetto ‘giudice a Berlino’, cioè giustizia”, sottolinea Trentacapilli.

Quali sono, invece, le criticità delle lavoratrici e dei lavoratori?

“Le criticità di cui ho conoscenza rispetto alle Corti di Giustizia Tributarie lombarde riguardano il numero esiguo dei dipendenti a causa dei pensionamenti e il parziale reintegro con personale in comando da altri enti, peraltro non subito a disposizione necessitando di formazione, che tocca a chi è di ruolo in loco – risponde il neo coordinatore regionale -. Finora si sono messe le toppe con personale arrivato in mobilità generalmente dagli enti locali che necessita appunto di una lunga formazione – considera -. Poi c’è il problema dell’età media generalmente elevata delle lavoratrici e lavoratori che, nati e cresciuti con il ‘cartaceo’, mal si adattano al processo telematico. Altro tema è quello dei giudici che, in molti casi, richiedono e si affidano mani e piedi al personale di segreteria anche per la gestione del proprio ‘cruscotto telematico’ che, invece, dovrebbero gestire in autonomia. Da tempo viviamo uno stato di ansia e incertezza rispetto ai progetti di ‘razionalizzazione’ e la conseguente chiusura delle sedi, come già accaduto per le tesorerie provinciali – aggiunge Trentacapilli -.  Le sedi costano, tra affitti, riscaldamento e manutenzione, per cui si sta pensando di accorparle. Ma chiudere una sede significa da un lato ridurre un presidio pubblico di prossimità e quindi penalizzare cittadine e cittadini, a partire dai più anziani che ricorrono al front-office, dall’altro comporta disagi quando non difficoltà per noi lavoratori e lavoratrici che, appunto, non solo non siamo più in erba ma dovremmo misurarci con difficoltà aggiuntive, tra cui i trasporti e i tempi per raggiungere un’eventuale altra sede lontana. Un grosso problema rispetto alle modalità lavorative – prosegue – è rappresentato dai giudici tributari che cessano, in genere, a 75 anni d’età e si dimostrano refrattari come anzidetto, alla procedura telematica, anzi, vorrebbero la riproduzione cartacea della documentazione digitalizzata”.

Come sei arrivato in Cgil?

“Mio nonno, nel secondo dopoguerra, è stato eletto nella Commissione interna del Cementificio di Vibo Valentia, uno dei più grandi d’Europa, ristrutturato con fondi pubblici nella metà degli ottanta e poi chiuso nel 2012 dalla proprietà bergamasca. Mio papà è stato tesserato dagli anni ’50 in poi, conservo ancora gelosamente quelle tessere con l’effigie di Di Vittorio. L’humus della mia famiglia appartiene a questo sindacato. Da circa otto anni sono delegato della Fp Cgil Lodi, eletto per due volte nelle Rsu di Lodi-Varese-Pavia”.

Cosa ti proponi nel ruolo di coordinatore regionale?

“Sono a disposizione dell’organizzazione sindacale, per la quale finora ho ritenuto di dover svolgere un lavoro silenzioso ma meticoloso, sempre volto a portare in Cgil nuovi tesserati. Voglio ottenere sempre il massimo per le lavoratrici e i lavoratori in termini di diritti, anche con il coraggio e il senso di responsabilità di respingere richieste che a volte sono irricevibili”.