26 Nov 2024
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Sanità pubblica / Il punto sulle trattative con Regione Lombardia

infermiere

Intervista a Lello Tramparulo, segretario regionale Fp Cgil

10 mag. 2024 – “Al tavolo con Regione Lombardia al momento abbiamo due partite aperte. La prima riguarda le prestazioni aggiuntive (tema peraltro ripreso tra l’altro dall’atto di indirizzo per il rinnovo del contratto nazionale). Come Cgil Cisl Uil di categoria abbiamo presentato una proposta unitaria di accordo, essendo questa materia di confronto a livello regionale”. Lello Tramparulo, segretario Fp Cgil Lombardia, fa il punto sulle trattative in corso con la Regione rispetto al personale del comparto della Sanità pubblica, in vista delle prossime tappe.

Di quali prestazioni aggiuntive stiamo parlando?

“Spesso si fa confusione con le prestazioni aggiuntive appositamente dedicate all’abbattimento delle liste di attesa. Per quelle, secondo la norma, Regione ha già distribuito alle aziende socio sanitarie territoriali 22 milioni di euro. Invece ora stiamo parlando delle nuove risorse economiche, 13 milioni, individuate con la legge 213 dello scorso dicembre, anche queste già date alle Asst, con cui non solo abbattere le liste d’attesa ma anche per reinternalizzare i servizi e per la carenza di personale. Su quest’ultimo punto in particolare è nato lo scontro”, specifica Tramparulo.

Perché?

Cosa significa carenza di personale? Unitariamente abbiamo dato delle definizioni. Ad esempio, la copertura di un turno vacante. Nel momento in cui una lavoratrice, un lavoratore, durante il riposo, vengono chiamati a coprire un turno scoperto per una malattia, quel rientro è tipico della carenza di organici. Perché a quel punto l’azienda ha espletato tutto il quadro normativo contrattuale (pronte disponibilità, reperibilità) e così, magari alle 4 di notte, arriva la chiamata per tornare in servizio. E per noi questa è una prestazione aggiuntiva per carenza di personale sanitario (professioni infermieristiche, ostetriche, i tecnici della riabilitazione e della prevenzione) e va retribuita come tale”, risponde il sindacalista.

E Regione invece che dice?

Questa casistica non la vuole inserire, vuole tenere molto blando questo aspetto. A noi, ovviamente, non sta per niente bene e quindi qui c’è il primo punto di rottura sul tavolo di trattativa.

L’altro qual è?

Riguarda le tariffe da mettere per la prima volta in regola e da rendere omogenee in tutta la Lombardia. Mentre ora vige la ‘giungla’, ogni azienda fa un po’ quello che vuole. In alcune Asst si fa rientrare il personale con i cosiddetti ‘gettoni’, pagati addirittura dalla produttività delle lavoratrici e dei lavoratori. Le prestazioni, secondo quanto prevede la norma, saranno remunerate fino a fine 2026, con tariffe che possono arrivare ai 60 euro lordi omnicomprensivi, cioè a prescindere se fatte per abbattere le liste d’attesa, le reinternalizzazioni o per la carenza di personale – precisa Tramparulo -. Regione sostiene invece che le prestazioni aggiuntive, specie per mancanza di organici, se fatte nei pronto soccorso valgono 50 euro, se fatte in altri reparti scendono a 40. Per noi non esiste! Per noi il tariffario deve essere unico, indipendentemente dal tipo di prestazione aggiuntiva erogata dalle lavoratrici e lavoratori”.

Invece sulle Rar?

“Sulle risorse aggiuntive regionali abbiamo già un confronto programmato per mercoledì 22 maggio. Regione non ha ancora presentato alcun tipo di documento anche se ha già premesso di essere impossibilitata a livello normativo di mettere nuove risorse. Cioè, a seconda della sua convenienza, a volte fa riferimento alle norme a volte fa l’autonomista – afferma il segretario Fp Cgil Lombardia -. Siamo in attesa di avere dati aggiornati sul personale ma sappiamo che rispetto al 2023 il numero di lavoratrici e lavoratori è, pur se di poco, aumentato. Ma viceversa, noi, unitariamente, abbiamo già replicato che la quota pro capite non può diminuire, condizione per arrivare a un accordo”.