31 Oct 2024
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Centri per l’Impiego / Verso la mobilitazione nazionale della Fp Cgil

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Le politiche attive per il lavoro vanno ripensate, rafforzando davvero i Cpi, in modo che possano dare risposte concrete ai bisogni di una popolazione fragile e incrementando e valorizzando il personale dedicato a questi servizi pubblici territoriali. Intervista ad Antonio Lenzi, coordinatore Fp Cgil Lombardia

31 mag. 2024 – Perché quella dei Centri per l’Impiego è un’emergenza e quali sono gli effetti del Decreto Lavoro? Ne parliamo con Antonio Lenzi, coordinatore regionale Fp Cgil Lombardia

“L’introduzione del Reddito di Cittadinanza aveva portato con sé una nuova attenzione nei confronti delle politiche attive del lavoro e rimesso al centro della discussione i Centri per l’Impiego, da troppo tempo dimenticati. Per potenziare i CPI di personale, strutture e dotazioni sono state stanziate risorse importanti e alle Regioni ne è stata demandata la messa in pratica. Purtroppo dobbiamo constatare che in questi anni il risultato è stato molto disomogeneo, raggiungendo a malapena il 50% degli obiettivi e senza tener conto del forte turnover in corso”, esordisce il sindacalista.

Il progetto GOL?

“Dal 2022 i Centri per l’Impiego sono stati tra i principali soggetti attuatori del progetto ‘Garanzia Occupabilità Lavoratori’ finanziato attraverso il PNRR, il piano di ripresa europeo. Un progetto che ha destinato ingenti somme alle politiche attive del lavoro ma la frammentazione regionale e la gracilità dei servizi all’impiego del nostro Paese ne hanno depotenziato molte possibilità – risponde Lenzi -. Ci si è concentrati prevalentemente su obiettivi quantitativi, con una pressione enorme sui CPI, senza calcolare le differenze territoriali, la mancanza di sbocchi formativi, le difficoltà a dare seguito, dopo la parte amministrativa, ai percorsi di reinserimento lavorativo. A tutto questo, da anni, si risponde con lo slogan: ‘Coinvolgiamo i privati!’”.

Cioè?

“Il Progetto GOL ha coinvolto attivamente i privati che si dovrebbero occupare dei percorsi formativi ma la realtà sta mostrando, come la Fp Cgil denuncia da tempo, che per il mercato del lavoro e delle politiche attive non esistono panacee e scorciatoie. I privati, dove presenti, non riescono a garantire i numeri per la platea delle cittadine e dei cittadini interessati né sono stati sempre in grado di attivare percorsi formativi coerenti con le necessità degli utenti. In molti territori, i privati sono quasi assenti o, anche per insipienza di alcune Regioni, la parte formativa non è mai partita – sottolinea Lenzi -. In sostanza, non si sono potenziati adeguatamente i CPI che, pur tra mille difficoltà, stanno raggiungendo i traguardi richiesti e invece, nello stesso tempo, i privati stanno mostrando tutte le proprie difficoltà ad assorbire questa utenza così ampia e variegata”.

Quale l’impatto del Decreto Legge 48/2023?

“Il Decreto Lavoro del Governo Meloni abolendo il Reddito di Cittadinanza e introducendo due nuove misure, il Supporto Formazione Lavoro (SFL) e l’Assegno d’Inclusione (ADI), ha peggiorato una situazione già critica per le fasce più deboli della popolazione. Ha destinato, infatti, queste persone a una nuova piattaforma informatica, il SIISL, a cui i Centri per l’Impiego, inspiegabilmente, non possono accedere e quindi non possono essere loro di efficace supporto. Queste persone si trovano intrappolate in un circuito diabolico di sistemi informatici che non dialogano tra loro e che generano spesso problemi con i pagamenti delle indennità previste – spiega Lenzi -. I Centri per l’Impiego, così, si trovano in difficoltà nel fornire le risposte adeguate perché anch’essi vittime di un sistema verticistico che non valorizza i territori e non li coinvolge”.

Cosa rivendica la FP CGIL?

“Chiediamo che si dia seguito al potenziamento previsto, attuando un piano straordinario di assunzioni; che si riapra una discussione nazionale sulle politiche attive del lavoro, sulla valorizzazione dei Centri per l’Impiego, con le sue lavoratrici e lavoratori, e sull’importanza del sistema pubblico. Altresì rivendichiamo un maggiore coinvolgimento delle strutture territoriali nei processi decisionali e un superamento delle difficoltà di dialogo tra piattaforme informatiche regionali e nazionali”.

Il sistema lombardo ha poi una sua peculiarità.

“Esatto. Mentre nel resto del Paese tutti i CPI sono gestiti direttamente dalle Regioni o attraverso un’apposita Agenzia Regionale, solo in Lombardia si è deciso di lasciare la gestione alle Province. Queste ultime, soprattutto dopo la riforma Delrio, sono enti in profonda difficoltà senza le risorse sufficienti e con scarsa autonomia – ricorda il coordinatore – Come Fp Cgil, pertanto, chiediamo che Regione Lombardia compia un cambio di passo superando i vincoli imposti alle province nella gestione del personale che rendono il sistema particolarmente ingessato. Attualmente – prosegue Lenzi – dai nostri CPI le lavoratrici e i lavoratori scappano facendo concorsi o per altre realtà pubbliche o, paradossalmente, per i Centri per l’Impiego fuori dalla Lombardia che hanno più garanzie di welfare, migliore organizzazione del lavoro e progressioni di carriera”.

Volantino EMERGENZA CPI (pdf)