27 Jun 2024
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Prestazioni aggiuntive / L’accordo per le professioni sanitarie della Lombardia

professioni sanitarie

Tramparulo (Fp Cgil): “L’intesa ci soddisfa con moderazione, è un punto di partenza, con cui viene uniformata a livello regionale la tariffa. Ma la soluzione per ridurre le liste d’attesa è assumere più personale”

3 giu. 2024 – “L’accordo regionale sulle prestazioni aggiuntive delle professioni sanitarie ci soddisfa moderatamente”. Parte così l’intervista a Lello Tramparulo, segretario Fp Cgil Lombardia, sul verbale di confronto tra la Direzione generale al Welfare di Regione e le organizzazioni sindacali del comparto sanità pubblica siglato il 22 maggio scorso.

Perché questa moderazione?

“Per abbattere le liste di attesa e velocizzare esami, visite e interventi si sta chiedendo di dare ancora di più, di lavorare ore in più a lavoratrici e lavoratori già esausti per via della cronica carenza di personale e che già hanno ritmi di lavoro molto intensi, salti di riposo, ferie che si accumulano senza riuscire a goderle. Il problema non si risolve così ma con assunzioni legate ai fabbisogni di ogni struttura sanitaria -, risponde il sindacalista -. Siccome, sulle prestazioni aggiuntive, il contratto nazionale delega il confronto delle linee guida a livello regionale, abbiamo sfruttato questa possibilità per raggiungere comunque un nostro obiettivo: fino al 22 maggio queste prestazioni venivano gestite in modo disomogeneo sul territorio, soprattutto sul sistema delle tariffe. Certo, questo accordo è una prima partenza e andranno aggiunti elementi migliorativi ma abbiamo dato una sponda al livello nazionale, visto che la regolamentazione di queste attività è compresa anche nell’atto di indirizzo per il rinnovo contrattuale con l’Aran”.

Quante risorse sono riservate a questa partita?

“Va fatta una puntualizzazione – avverte Tramparulo -. Complessivamente, secondo i dati di Regione, in Lombardia abbiamo una assegnazione sulle prestazioni aggiuntive di circa 40milioni di euro (inclusi Irap e oneri sociali) che si dividono in tre parti. La prima è dedicata in maniera esclusiva alle liste di attesa, per 24milioni e 900mila euro circa. La seconda riguarda questo accordo, con i circa 13milioni e 400mila euro destinati alla nostra regione dalla legge di bilancio 2024 per far fronte alla carenza di organico, alla riduzione delle liste d’attesa e ai processi di internalizzazione e già date, a dicembre 2023, alle Asst. La terza parte è dedicata a ridurre le liste d’attesa nei pronto soccorso e vale circa 857mila euro”.

Quali sono i principi generali dell’accordo?

“Intanto, l’accordo vale per il 2024 ed è bene rimarcarlo. Le prestazioni aggiuntive sono prestazioni eccezionali, rese su base volontaria, fuori dall’orario di lavoro e devono rispettare la normativa vigente rispetto ai riposi”, risponde il segretario.

Quale personale è interessato?

“Le lavoratrici e i lavoratori delle professioni sanitarie infermieristiche, ostetriche, tecnico sanitarie, della riabilitazione, della prevenzione. Bisogna aver superato il periodo di prova, avere un rapporto di lavoro a tempo pieno. E poi non avere limitazioni, certificate a livello medico, in ragione delle ore da lavorare in più. Ovviamente vanno prima garantiti gli istituti previsti dal contratto nazionale: l’eventuale lavoro straordinario, la pronta disponibilità, non avere un debito orario sul saldo complessivo rilevato nel mese precedente”.

Cioè?

“Se io faccio una prestazione aggiuntiva a maggio, per valutare il mio debito/credito orario non andrò a vedere cosa è successo nel mese precedente ma farò la somma di tutti i mesi, da gennaio a maggio”.

Quando non si possono eseguire prestazioni aggiuntive?

“Ad esempio durante le giornate di permessi giornalieri, le ferie, i recuperi ore, lo sciopero. O in caso di sospensione cautelare”.

Quali sono le modalità organizzative?

“Qui sottolineo che finora le prestazioni aggiuntive non sono state gestite con il massimo della trasparenza, mentre con l’accordo si stabilisce ora che per raccogliere le disponibilità del personale deve essere fatto un bando, indicando i profili, i settori e le sedi dove è necessario farle e le lavoratrici e i lavoratori decidono volontariamente se aderirvi o meno. Come Fp Cgil monitoreremo questi bandi – assicura Tramparulo -. E staremo attenti al fatto che le aziende dovranno valutare i requisiti dei dipendenti anche tenendo conto del criterio della rotazione: le prestazioni aggiuntive non devono essere svolte sempre dagli stessi”.

Rispetto alle tariffe?

“Questo è un altro obiettivo importante. Dal 22 maggio 2024 non esistono più tariffe differenziate. Per l’anno 2024 ogni azienda eleva la tariffa a 50 euro per ogni prestazione aggiuntiva (pari a minimo un’ora di lavoro mentre la durata complessiva è disciplinata dalla normativa). Monitoreremo a livello aziendale cosa accade e pretenderemo di sapere come verranno assegnate queste risorse economiche. Se poi ci saranno le condizioni – prosegue Tramparulo – per il 2025 chiederemo di portarle a 60 euro, che è il massimo previsto dalla norma (questo è un intervento che fa il governo sul triennio 2024-2026). La tariffa la rivedremo comunque anno su anno”.

Perché volete conoscere la distribuzione dei finanziamenti?

“Perché non ci convince. Regione Lombardia ha ricostruito lo storico di ogni azienda socio sanitaria e su quello ha ripartito le risorse e non con un’analisi dei bisogni di quel territorio, dai tassi di turnover e dimissioni allo stato dei concorsi. Quindi se qualche azienda non ha mai chiesto niente magari prende pochissime risorse. Per questo è giusto che quest’accordo sia annuale e non triennale”.

Torniamo al monitoraggio.

“Va fatto, ripeto, a livello aziendale ed entro due mesi dalla firma di questo accordo. Per la prima volta, come organizzazioni sindacali, riusciremo ad avere un ruolo più attivo in tema di prestazioni aggiuntive. Il monitoraggio avverrà anche a livello regionale, dopo la presentazione del conto economico trimestrale, con la rendicontazione delle risorse spese”.

Altro?

“Sì, vorrei citare altre due questioni. La prima. La legge non prevede le prestazioni aggiuntive per gli Oss, gli operatori sociosanitari, né per altre figure professionali che non siano quelle sanitarie. Noi abbiamo chiesto un coinvolgimento delle organizzazioni sindacali e delle Rsu per avviare a livello aziendale un’eventuale contrattazione per la valorizzazione degli Oss e delle altre figure utilizzando risorse del fondo – racconta Tramparulo -. La seconda. In Lombardia abbiamo le Asp, le aziende dei servizi alla persona, che applicano il contratto della sanità pubblica ma non sono destinatarie delle risorse messe dalla legge di bilancio (213/2023). Noi qui abbiamo fatto una richiesta, con un rimando anche all’Assessorato alla Famiglia, solidarietà sociale, disabilità e pari opportunità, che anche il personale delle Asp possa essere coinvolto da questa intesa”.