3 Jul 2024
HomeMilanoLe educatrici dei nidi di Sesto San Giovanni vogliono il contratto delle Funzioni Locali

Le educatrici dei nidi di Sesto San Giovanni vogliono il contratto delle Funzioni Locali

giocattoli

La battaglia di Flc e Fp Cgil milanesi per i diritti delle lavoratrici della Fondazione GeneriAmo, sotto il totale controllo del Comune sestese. Bonfanti (Funzione Pubblica): “A parità di lavoro deve esserci parità salariale e di diritti”

5 giu. 2024 – “Risulta evidente che Fondazione GeneriAmo rappresenta una comoda soluzione per rispondere ad una logica di risparmio sul costo del personale. ORA BASTA! Le lavoratrici non accettano più di essere sottopagate, non accettano più di essere ignorate, non accettano più di essere spostate da un nido all’altro come fossero merce. Le lavoratrici di Fondazione GeneriAmo non sono capitale umano! [come scrive invece l’ente – ndr]. Sono, donne, mamme, insegnanti, sono esseri umani che hanno il diritto ad un salario dignitoso.

Riteniamo quindi che il CCNL ANINSEI non sia più un contratto adeguato, e quindi, considerato che Fondazione GeneriAmo è una società di partecipazione, emanazione del Comune di Sesto San Giovanni da cui dipende economicamente; considerato che il Comune esercita il controllo e delibera in merito all’organizzazione a all’erogazione dei fondi, riteniamo che il CCNL di riferimento da applicare, non possa che essere quello delle Funzioni Locali”.

Così un comunicato stampa della Flc Cgil e della Fp Cgil milanesi.

Come ci racconta la segretaria della Funzione Pubblica Alexandra Bonfanti, a Sesto San Giovanni gli asili nido pubblici sono in tutto sette, tre gestiti direttamente dal Comune di Sesto e quattro gestiti dalla Fondazione GeneriAmo, che in più ha anche un servizio piccoli e grandi (spazio famiglie), un servizio pedagogico e il sostegno handicap.

Facciamo un po’ di cronistoria?

“I problemi sono molteplici. Fin dalla nascita della Fondazione si era fatta richiesta di applicare il contratto delle Funzioni Locali, visto che la Fondazione è un ente a totale controllo pubblico. Questo anche per non creare differenze economiche e di diritti normativi con le lavoratrici del Comune. Invece la scelta è stata diversa perché hanno applicato il contratto Aninsei che è molto distante da quello delle Funzioni Locali – risponde Bonfanti -. Poi, negli anni, le lavoratrici della Fondazione hanno rivendicato attraverso la Flc miglioramenti della loro condizione salariale ma il Comune non le ha mai ascoltate”.

E qual è la situazione oggi?

“A questo tema se ne incrocia un altro – premette Bonfanti -. Il Comune reinternalizza i servizi ausiliari togliendoli alle cooperative e facendoli gestire dalla Fondazione. Ma il punto, qui, è che queste lavoratrici prima devono passare, come da statuto, una selezione pubblica, non possono arrivare direttamente e quindi per loro non c’è garanzia occupazionale e comunque, se dovessero passare la selezione, andrebbero a smenarci da un punto di vista contrattuale, visto che verrebbe loro imposto il contratto Aninsei che è più svantaggioso anche rispetto al ccnl del turismo attualmente applicato. A questo punto – aggiunge – ci è sembrato opportuno tornare alle rivendicazioni fatte quando è nata la Fondazione, cioè che a parità di lavoro ci sia parità salariale e di diritti”.

In che senso questo tema incrocia l’altro?

“Anche se la Fondazione decidesse di armonizzare queste lavoratrici delle cooperative con un contratto che colmi il gap salariale, rimarrebbe comunque il problema delle educatrici. A riprova di ciò sono anche le ultime selezioni pubbliche, andate pressoché deserte. Non può essere che hai diritti in base al nido in cui capiti! A maggior ragione con una Fondazione che vive di soldi pubblici –attacca Bonfanti -. Con il contratto Aninsei si fa la fame, le differenze retributive rispetto al ccnl delle Funzioni Locali arrivano anche a 400 euro lordi al mese”.

Prossime mosse?

“Abbiamo già chiesto il tentativo obbligatorio di conciliazione in Prefettura. Andremo avanti con determinazione a tutela di tutte le lavoratrici e per un più giusto inquadramento contrattuale”.