26 Nov 2024
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Sanità pubblica / I problemi da prendere per le corna

Tra liste d’attesa e carenze di personale il Ssn è sempre più in difficoltà, da qui interventi e accordi sulle prestazioni aggiuntive per le professioni sanitarie. Tramparulo (Fp Cgil Lombardia): “Lavoratrici e lavoratori non vogliono lavorare di più ma vogliono più riconoscimenti economici per la loro professionalità”

13 giu. 2024 – La sanità pubblica in Italia soffre di grandi criticità, dal lato del personale e da quello delle risposte ai bisogni della popolazione.

Il tema delle liste d’attesa, dei tempi per poter effettuare una visita o un esame, è caldissimo e si sta procedendo con varie misure per prenderlo per le corna.

Ma è davvero così? Ne parliamo con Lello Tramparulo, segretario Fp Cgil Lombardia.

“Il Governo, come già Regione Lombardia, dice in sostanza al personale sanitario: Vuoi guadagnare di più, lavora di più! -, esordisce Tramparulo – E noi sappiamo bene che la loro risposta è: No grazie, vogliamo essere pagati di più!”.

Cosa prevede il decreto legge 73 del 7 giugno 2024?

“Questo intervento legislativo riguarda le ‘Misure urgenti per la riduzione dei tempi delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie’ e conferma la volontà del governo di chiedere alle lavoratrici e ai lavoratori della sanità pubblica di aumentare il loro già insostenibile carico di lavoro per garantire prime visite ed esami diagnostici – spiega il sindacalista -. Questa misura peraltro ribadisce una strategia già consolidata nel tempo”.

Cioè?

“Già con il decreto legge 34 del 2023, il cosiddetto ‘Decreto Bollette’, l’esecutivo aveva stanziato ingenti risorse per eliminare le liste di attesa, prevedendo specifiche tariffe sia per il personale sanitario del comparto sia per i medici”, risponde Tramparulo.

Qual è la differenza con il dl 73?

“Con questo decreto si arriva addirittura a ipotizzare una tassazione differenziata (una sorta di tassa piatta), con un’aliquota del 15% da applicare alle prestazioni aggiuntive, differenziando, di fatto, il regime di tassazione applicato alle lavoratrici e ai lavoratori. Qui il messaggio che passa è sbagliato: paghi meno tasse se lavori fuori dal tuo orario di lavoro – rimarca il segretario Fp Cgil Lombardia -. Il tema delle prestazioni aggiuntive, del resto, trova spazio anche nell’atto di indirizzo per il rinnovo contrattuale 2022/2024, dove viene richiamata l’esigenza di definire una tariffa oraria omogenea per tutti gli enti del Servizio Sanitario Nazionale, oltre al rispetto delle norme in materia di orario di lavoro”.

Anche in Lombardia avete siglato un accordo sulle prestazioni aggiuntive.

“Attraverso il verbale del 22 maggio scorso tra Regione e organizzazioni sindacali, abbiamo definito le linee guida (materia di confronto prevista dal contratto nazionale a livello regionale) con un ammontare complessivo di 40 milioni di euro per il 2024. L’accordo prevede di uniformare le tariffe orarie (50 euro) per le prestazioni aggiuntive, sia in ragione di far fronte alle liste di attesa sia per la carenza di personale, come previsto dall’ultima legge di bilancio, la 213/2023 – sintetizza Tramparulo -. Nell’accordo inoltre si ribadisce l’eccezionalità di tali prestazioni e, anche qui, i limiti previsti dalle normative e dal contratto nazionale rispetto all’orario di lavoro. Su questi punti vigileremo con la massima attenzione sia a livello regionale sia nelle singole aziende – aggiunge -: per noi la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro e la qualità dei servizi erogati a cittadine e cittadini restano obiettivi irrinunciabili”.

Ma questo accordo e i decreti per le prestazioni aggiuntive sono passi avanti?

“Non possono né devono essere la soluzione: le lavoratrici e i lavoratori sono stremati da carichi di lavoro sempre più pesanti, da salti di riposo e ferie che vengono accantonate in ragione della carenza di personale. Questi interventi, nonostante i finanziamenti, non hanno ridotto le liste attesa né tanto meno colmato i buchi di organico delle strutture sanitarie pubbliche. In Lombardia nel 2023 registriamo un lieve incremento di personale rispetto all’anno precedente – aggiunge Tramparulo -, mentre i concorsi continuano a registrare un numero di candidate e candidati inferiore ai posti messi a bando”.

Quindi?

“Il punto cruciale è come rendere attrattivo lavorare per la sanità pubblica. Su questo deve lavorare il governo. Noi lo rivendichiamo da tempo come si fa: partendo da migliori condizioni di lavoro grazie al benessere organizzativo, a un’organizzazione dei reparti attenta e sensibile e conciliando anche con i tempi di vita personale; rinnovando il contratto nazionale in termini dignitosi e valorizzanti, sul piano normativo e salariale, incrementando anche le indennità e togliendo i tetti di spesa sul salario accessorio; rendendo esigibile la contrattazione aziendale. Questo si può e si deve fare”.

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