31 Oct 2024
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Comune di Milano / Fallita la conciliazione sulle politiche occupazionali

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Molisse (Fp Cgil): “Non possiamo scendere sotto i 13mila dipendenti, ne va della tenuta dei servizi pubblici”

17 giu. 2024 – Ha avuto esito negativo il tentativo di conciliazione tra Rsu, organizzazioni sindacali e Comune di Milano fatto in Prefettura venerdì 14 giugno.

Al centro del contendere le politiche assunzionali, le stabilizzazioni, le progressioni verticali ordinarie e in deroga.

“Abbiamo rimarcato che se si va avanti con il calo costante di personale, si andrà a sbattere: i servizi comunali non reggeranno e noi non vogliamo né chiusure né esternalizzazioni”, denuncia Giovanni Molisse, segretario della Fp Cgil milanese.

Partiamo dal dato occupazionale.

“In poco più di un pugno d’anni, i dipendenti comunali sono scesi da 15mila a poco più di 13mila. Sotto questa soglia scatta l’allarme, cioè non poter garantire servizi alle cittadine e ai cittadini. Peraltro le condizioni di chi li manda avanti sono già molto pesanti, per via della carenza di personale e di un turnover che l’Amministrazione non riesce a coprire – spiega Molisse -. L’Amministrazione sostiene di coprire l’83% del turnover ma non tiene conto delle dimissioni volontarie fra le nuove assunzioni, che stimiamo in 10 ogni mese, anche in ragione di una Milano diventata carissima. Quindi la percentuale è inferiore, noi riteniamo che si aggiri intorno al 75%”.

Quindi servono più assunzioni?

“Da tempo, e in prima fila come Fp Cgil, reclamiamo un piano straordinario di assunzioni al Comune di Milano, per il quale è necessaria una variazione di bilancio consistente. Già solo per garantire la sostituzione del personale cessato o uscito non bastano i 5 milioni messi nel piatto, ne servono almeno 8. Ma non per tutte le figure professionali. Ad esempio, per gli assistenti sociali c’è un fondo nazionale di solidarietà che va in deroga al tetto. Non essendo, dunque, a carico dell’ente, abbiamo chiesto di portare il rapporto di 1 assistente sociale ogni 5000 abitanti, quando le norme consentirebbero di portarlo fino a 1 a 4000, impegno che abbiamo chiesto all’Amministrazione di prendere. C’è poi in tema della qualità delle assunzioni – aggiunge il sindacalista -, perché non vogliamo lavoro precario, ad esempio tramite contratti di formazione lavoro, oltre al fatto che c’è personale comunale che lavora da anni in condizioni instabili e che, con gli stanziamenti finora previsti, continuerebbe così”.

Cioè?

“Con l’attuale variazione di bilancio verrebbero stabilizzati solo 50 lavoratori e lavoratrici e circa altri 130 resterebbero fuori. Vanno stabilizzati tutti, invece”.

Passiamo alle progressioni verticali.

“Nel piano occupazionale 2023 erano previste 165 progressioni ordinarie, cioè in base al titolo di studio, e non sono ancora state assegnate, quando equivarrebbero al costo di 10 assunzioni ed è per questo che ne abbiamo chieste molte di più – considera Molisse –. Il contratto nazionale, inoltre, prevede, entro il 31 dicembre 2025, la possibilità delle progressioni in deroga al titolo di studio, che sono sicuramente da aumentare in modo significativo rispetto alle 850 indicate dall’Amministrazione. Le condizioni sono tali per farlo in tempi rapidi”.

Quindi lo stato di agitazione continua?

“Sì, l’Amministrazione ci ha fatto proposte che non riteniamo adeguate a rispondere al tema della tenuta dei servizi pubblici, del miglioramento delle condizioni di lavoro, del riconoscimento professionale e delle stabilizzazioni del personale. Servono più risorse economiche e la consapevole responsabilità che rafforzare questa pubblica Amministrazione significa rafforzare i diritti delle cittadine e dei cittadini”.