Gabriele Bettoni, delegato Fp Cgil Brescia, lavora per l’Aprica. “Per fare questo mestiere ci vuole anche una certa attitudine. Siamo sulla strada e rapportarsi con il malumore delle cittadine e dei cittadini è inevitabile”
9 lug. 2024 – Gabriele Bettoni ha 56 anni e lavora nel comparto dell’igiene ambientale. Più precisamente è dipendente dell’Aprica di Brescia (gruppo A2A) e opera nella raccolta dei rifiuti porta a porta.
Quali sono i problemi di questo lavoro?
“Ce n’è un’enormità – esordisce -. Questo è un lavoro di per sé impegnativo che ti porta dopo un po’ di anni a problemi fisici, andando su e giù dai mezzi, spostando di continuo peso. È un lavoro usurante, classificato come gravoso. Siamo poi sempre sulla strada e, anche se non dovremmo parlare con le cittadine e i cittadini, interfacciarci un minimo è inevitabile. Non possiamo ignorarle. Facciamo da cuscinetto, da primo filtro tra la ditta e le rimostranze della gente. I primi malumori arrivano su chi fa la raccolta”.
Tipo?
“Ad esempio una volta siamo passati per una via senza sapere che avremmo dovuto fermarci per raccogliere i rifiuti perché non ci era stata fornita ancora la mappa aggiornata e ci cittadini ci hanno inseguito – risponde -. Inoltre ci sono problemi anche con la raccolta differenziata che non è stata recepita in modo omogeneo in tutti i comuni, anche se siamo nel 2024, e noi non possiamo raccogliere tutto indiscriminatamente mentre i cittadini lo pretendono. Sono piccole criticità che però bisogna sapere gestire, anche perché sommate diventano un carico pesante”.
Aprica che fa?
“In questo periodo, Aprica si sta allargando sul mercato. È difficile tenere il ritmo degli assunti con le nuove attività che ci sono da svolgere. Si stanno attrezzando, chiaramente, ma formare il personale che arriva ad ondate e va messo subito in campo a operare non è semplice. Considerando pure, come dicevo prima, che ci vuole anche una certa attitudine a fare questo lavoro, a contatto con le persone. In modo repentino, con i nuovi lavori acquisiti da Aprica, è aumentata, nella provincia di Brescia, anche la frequenza dei lavori di sabato, passando da uno ogni tre settimane a un sabato sì e uno no”.
Quindi i lavoratori e le lavoratrici come vengono formati?
“Sta a quelli che sono già dentro aiutare l’azienda a prepararli, però sono sempre indietro, non ce la fanno”, evidenzia Bettoni.
Cosa può fare la Fp Cgil?
“La Cgil ha bisogno di avere persone qualificate nelle aziende, per indirizzare le lavoratrici e i lavoratori e per andare a chiedere spiegazioni ai datori di lavoro. La Cgil ha bisogno di avere le proprie delegate e delegati Rsu. Il 3 e 4 dicembre prossimi, dopo 8 anni, finalmente si terrano le elezioni per rinnovarle”.
Tu ti candidi?
“Sì. Sono sempre stato in Cgil, prima nei metalmeccanici e ora nella Funzione Pubblica – dice sorridendo il delegato bresciano -. A mio avviso, bisogna fare capire ai giovani che entrano l’importanza di essere e fare sindacato. Sta a noi un po’ più anziani farglielo capire. Ad esempio, negli ultimi tempi, ci sono sempre maggiori persone con limitazioni/inidoneità dal punto di vista lavorativo. Perciò Aprica si ritrova da un lato una marea di persone nuove che stanno acquisendo l’esperienza necessaria e dall’altro persone che, pur con più esperienza, non sono più in grado di fare certi lavori e che vanno messi, quando si riesce, su altro. Dopo un po’ di anni è quasi matematico che di questo mestiere non si possa più fare tutto e ogni giorno salta fuori chi, per una serie di motivi, non può più essere messo a operare sul porta a porta”.
E come si riescono a garantire i servizi?
“In questo momento Aprica sta facendo molta fatica. Poi riescono perché c’è ancora una piccola base di lavoratori e lavoratrici un po’ più esperti che sono in grado di tenere in piedi tutto il sistema. Ma che non sono né valorizzati né riconosciuti economicamente per questo”, sostiene Bettoni, anticipando un altro tema di lotta sindacale.