Lazzaroni (Fp Cgil): “Siamo preoccupati un po’ per tutto il sistema della sanità lombarda ma questa privatizzazione ci preoccupa ancor di più perché concretamente non è integrata nel modello territoriale che si sta cercando di realizzare con uno straordinario investimento di risorse pubbliche del Pnrr”
25 lug. 2024 – Nei giorni scorsi, a Buffalora, è stato inaugurato il primo ospedale di comunità privato convenzionato della Lombardia, lo Zaffiro Brescia, all’interno del Parco delle Cave.
“L’Ospedale di Comunità offre assistenza infermieristica e alla persona sulle 24 ore ed è destinata a pazienti con malattie non acute È una struttura della rete assistenziale territoriale e costituisce un’alternativa all’assistenza domiciliare integrata ove questa non sia possibile. Con le stesse modalità del domicilio, l’assistenza medica è garantita dal medico di medicina generale o da quelli della continuità assistenziale nei giorni festivi, prefestivi e nelle ore notturne. Durante il ricovero, programmato e mai in urgenza, sono effettuate le terapie, le indagini diagnostiche e le consulenze necessarie prescritte – spiega Nadia Lazzaroni, segretaria della Fp Cgil Brescia -. Per l’Ospedale di Comunità è dunque fondamentale una regia pubblica, che guardi alla persona malata nella sua integrità. A maggior ragione poi in Lombardia, dove con l’equiparazione tra pubblico e privato nell’accesso agli accreditamenti, stabilita dalla legge regionale 22/2021, anche i privati possono partecipare ai bandi per aggiudicarsi ogni servizio, compresi, appunto, gli ospedali di comunità”.
E qual è il problema rispetto allo Zaffiro Brescia?
“Questa regia pubblica a garanzia dell’appropriatezza delle cure territoriali integrate oggi a Brescia ancora manca e non ci è chiaro come, in queste strutture private, saranno gestiti i rapporti con medici e ospedali, e quale sarà quindi la ratio dell’accesso e delle dimissioni dei pazienti – risponde Lazzaroni -. Garantire assistenza in collaborazione con i medici di medicina generale non sarà facile, visto il loro esiguo numero e il super carico di pazienti che hanno. E garantire dimissioni sicure a domicilio sarà altrettanto non facile, dato che la rete territoriale non è pronta. Come sarà possibile garantire sicurezza? – chiede la sindacalista -. In particolare, quale sarà la qualità dei servizi erogati dall’ente privato (che, come noto, ha anche l’obiettivo di fare profitto), visto che il rimborso di Regione Lombardia è bassissimo (154 euro al giorno, contro i 1500 euro al giorno di un posto letto per sub acuti)? Quindi bassissimo sarà l’investimento di personale: i pazienti ricoverati saranno adeguatamente seguiti? Abbiamo i nostri timori ed è importante che si facciano le doverose verifiche! – puntualizza -. E ancora: saranno rispettati i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori che andranno ad operare in questi servizi? A oggi ci risulta venga applicato un contratto al ribasso, non firmato dalle principali organizzazioni sindacali”.
Sul territorio ci sono ospedali di comunità pubblici?
“Sì, finanziati attraverso le risorse del Pnrr (il piano nazionale di ripresa e resilienza). Già operativi sono due, a Leno e Orzinuovi, ed entro fine anno sarà aperto il terzo presso gli Spedali Civili. Il Pnrr prevede che siano le Centrali operative territoriali (Cot) a svolgere funzioni di coordinamento e di raccordo tra servizi e soggetti coinvolti nei diversi setting assistenziali (attività territoriali, sanitarie e sociosanitarie, ospedaliere, connessione con la rete dell’emergenza-urgenza) e a rafforzare l’assistenza domiciliare. Le Cot, gestite dalle Asst, sono un modello organizzativo e dovrebbero essere la cerniera del sistema”.
Sono previsti altri ospedali di comunità privati convenzionati?
“Il 1° agosto apre il Laudato Sì di Rivoltella-Desenzano del Garda e, a settembre, il Richiedei di Gussago. Insieme a quello di Buffalora, questi tre ospedali fanno da apripista a un sistema di privatizzazione molto pericoloso”.
Non si favorisce l’integrazione sociosanitaria?
“L’integrazione sociosanitaria è un punto cardine non solo del Pnrr ma anche dell’ultima riforma sanitaria lombarda: perché, allora, nelle delibere attuative (vedi Dgr 5195/2021 per Milano), le funzioni e i servizi sociali sono solo raccomandati? Chi farà l’integrazione tra le case della comunità (le strutture sociosanitarie di prossimità), gli ospedali di comunità e le cure domiciliari? Un nostro legittimo timore è che, mancando le adeguate cure domiciliari, questi ospedali di comunità diventino parcheggi per i pazienti più fragili o che non vi sia appropriatezza nell’utilizzo delle risorse pubbliche. Per questo ribadiamo che la regia pubblica è fondamentale – rimarca Lazzaroni -: per verificare i requisiti di accreditamento, la qualità dei servizi erogati e la qualità dei diritti e delle condizioni di lavoro e misurare con standard l’appropriatezza.
Va pure detto – prosegue – che il pubblico deve affrontare molta burocrazia in una corsa ad ostacoli, mentre il privato, con propri investimenti, può edificare case della comunità e ospedali di comunità, per poi accreditarli con una velocità forse neppure necessaria a un sistema non ancora compiuto”.
Torniamo al personale.
“Negli ospedali mancano lavoratrici e lavoratori, mentre per questi ospedali di comunità parrebbero non esserci problemi: ci auguriamo che Ats faccia le puntuali verifiche, noi come Fp Cgil vigileremo. Tra i dubbi di questa situazione, abbiamo anche la certezza del grande impegno sindacale da metterci: da anni lottiamo per il contratto di settore che garantisca a tutte le operatrici e gli operatori sanitari, pagati con il denaro pubblico (le nostre tasse) delle convenzioni, pari salario, pari dignità e pari diritti”.