23 Nov 2024
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Asili nido e servizi per l’infanzia: riparte un anno ma sempre più precario

Fp Cgil Lombardia: “Nella nostra regione, quadro generale preoccupante. È necessario accelerare i progetti del PNRR e riconoscere e valorizzare le educatrici e gli educatori”

Milano, 2 settembre 2024 – Iniziato settembre, riaprono in Lombardia gli asili nido e i servizi per l’infanzia. Restano le criticità note e ancora irrisolte, in primis l’accesso ridotto a questi servizi nell’ambito pubblico e le carenze di personale educativo che fanno scegliere alle amministrazioni non di assumere ma di esternalizzare. Ma quest’anno se ne è aggiunta un’altra di grande peso: con l’istituzione dell’albo professionale (legge 55/2024), la tenuta di tutti i servizi della prima infanzia, sia pubblici sia del Terzo Settore, è messa, una volta di più, a rischio. Diventa precaria.

“Nella nostra regione ci sono 1892 asili nido e più di 8000 lavoratrici e lavoratori che, una volta divenuto operativo l’ordine degli educatori professionali, rischiano di incorrere nell’abuso di professione se non hanno espletato le procedure di iscrizione all’albo (svolte peraltro in piena estate durante la sospensione dei servizi). Fino allo scorso anno educativo tutti hanno potuto esercitare con i titoli previsti dalle leggi regionali ma ora la legge 55 impone requisiti e titoli che mancano a molti professionisti, nonostante l’esperienza acquisita – spiegano per la Fp Cgil Lombardia Dino Pusceddu, segretario con delega alle Funzioni Locali, e Sabrina Negri, segretaria con delega al Socio sanitario educativo privato -. Sull’obbligo di iscrizione all’albo c’è stata tanta confusione e come Cgil siamo stati accanto a queste persone, per informarle e supportale sul piano delle procedure. Abbiamo anche richiesto l’intervento di Regione e Anci Lombardia perché il Governo prorogasse il temine di iscrizione, in modo da tutelare l’anno formativo 2024/2025 evitando l’esclusione di personale educativo ma gli appelli sono rimasti inascoltati – evidenziano Pusceddu e Negri –. E così l’anno scolastico si apre con numerose incertezze, anche sulla continuità dei servizi per l’infanzia”.

Infatti questa problematica impatta non solo sulle condizioni e le prospettive di lavoro di educatrici e di educatori ma anche sul diritto delle bambine e dei bambini di frequentare un luogo educativo e di socialità importanti per la loro crescita. Per non dire di quanto si scaricherà sulle famiglie, in particolare, come sempre, sulle donne.

In Lombardia il nuovo anno formativo, erogato da 1892 nidi convenzionati complessivi, offre un totale di 60.644 posti. Gestiti direttamente dagli Enti Locali sono 483 nidi (25,53%), per 21.522 posti (35,49%). Mentre gestiti dal Terzo Settore sono 1409 nidi (74,47%), per 39.122 posti (64,51%). Al 31.12.2021, rispetto alla copertura di posti per 100 bambini tra 0 e 2 anni, la nostra regione si attestava al 31,3%, sopra la media nazionale del 28%, però sempre sotto la soglia del 33% prevista dagli obiettivi UE.

Non solo è necessaria un’accelerazione dei progetti del PNRR ma l’ampliamento dell’offerta dei servizi deve andare di pari passo con il riconoscimento e la valorizzazione delle educatrici e degli educatori, perché le incertezze dal punto di vista normativo come anche le disparità contrattuali (in specie, qui, per il frastagliato mondo del Terzo Settore) rischiano di rendere vani i finanziamenti europei: assumere personale è sempre più lento e difficile a causa di carenza delle professionalità richieste. Proprio per questo i continui paletti sui titoli di studio necessari stanno riducendo i servizi alla cittadinanza”, sostengono i segretari della Fp Cgil Lombardia.

Aggiunge Pusceddu per gli Enti Locali: “Assistiamo all’assurda situazione che le amministrazioni, non mettendo a disposizione le risorse per l’inquadramento del personale nella categoria dei Funzionari, come prevede il contratto nazionale per i nuovi assunti, si ritrovano con educatrici ed educatori già loro dipendenti (e con esperienza) che percepiscono retribuzioni inferiori a chi entra oggi nella Pubblica Amministrazione. Inoltre i bandi delle amministrazioni prevedono l’obbligo della laurea (diversamente dal D.Lgs. n. 65/2017) espellendo così dai posti di lavoro figure a tempo determinato anche da anni. E questo è un ulteriore modo per mettere a rischio i servizi pubblici”.

“Il quadro generale è preoccupante – denunciano Pusceddu e Negri -. Di certo come Fp Cgil e con tutta la nostra organizzazione continueremo a lottare per affermare i diritti delle persone, dalle più piccine alle più grandi. Il nostro augurio per questa ripartenza d’anno si accompagna, dunque, al nostro impegno a difendere, ampliare e rafforzare i servizi e le tutele, sempre, per tutte e tutti”.

Comunicato stampa