La denuncia della Fp Cgil Milano con il segretario Cesare Bottiroli e il coordinatore provinciale Polizia Penitenziaria Riccardo Di Prima: “Istituto sovraffollato, complesso, turbolento e malconcio. Bisogna guardare alle cause dei problemi, dalle carenze di personale penitenziario ai limiti strutturali. E bisogna farlo con urgenza”
9 sett. 2024 – Dell’inferno si sa che è un luogo di condanna definitiva. Delle carceri che dovrebbero essere luoghi, come vuole la nostra Costituzione, dove la pena non toglie dignità e con il fine ultimo del reinserimento sociale. Ma no, delle carceri questo, evidentemente, non si sa abbastanza.
“Per le carceri, se si fa, non si fa abbastanza. Con l’aggravante che a stare male non è solo chi è in stato detentivo ma anche chi in queste strutture ci lavora – sostiene Riccardo Di Prima, coordinatore Polizia Penitenziaria della Fp Cgil Milano -. Non fanno eccezione le strutture penali per minorenni, come l’istituto Beccaria, sovraffollato, complesso, turbolento e malconcio. La nostra organizzazione sindacale ha lanciato un allarme fondato da tempo, sia a livello locale che regionale e nazionale ma, se poi non viene preso in carico celermente, la situazione peggiora, come sta purtroppo accadendo”.
I riflettori non sono accesi sul minorile Beccaria?
“Si continua a guardare solo il dito e non la luna – afferma Cesare Bottiroli, segretario della Fp Cgil milanese -. Il dito va guardato per l’attimo utile a seguire la direzione. Quanto successo e quanto succede al Beccaria (dalle rivolte alle evasioni) è destinato a ripetersi a ciclo continuo se non si interviene prontamente sulle cause dei problemi, prime fra tutte le carenze strutturali e le carenze di agenti della Polizia Penitenziaria. I vertici dell’Amministrazione, del Dipartimento di Giustizia Minorile e di Comunità, e più in generale di Governo, tendono a nascondere i problemi e il Beccaria – come il mondo carcerario nel suo insieme -finisce in genere per fare notizia solo in caso di eventi sull’onda come agitazioni in atto o per tentativi di fuga. C’è di più e bisogna andare a fondo per mettervi mano. Non certo aumentando i reati minorili per legge. Va anche considerato che una struttura come l’Ipm concentra una popolazione giovanile dalle diverse fragilità e con storie complicate e violente sulle spalle, vedi quelle migratorie – rileva Bottiroli –. Per questo ci vuole anche più personale per farvi fronte, da quello penitenziario a quello di supporto (educatori, psicologi, ecc.)”.
Torniamo, con Di Prima, alla Polizia Penitenziaria.
“Lavorare in un carcere è un mestiere davvero duro, rischioso e sempre più spesso frustrante. Siamo in pochi rispetto a compiti sempre più difficili, i carichi aumentano come il tempo di servizio per coprire i buchi di organico, tempo che va a ridurre quello del riposo e della vita privata. Il burnout e i suicidi sono anche temi nostri. In più ci sentiamo abbandonati dai nostri vertici – dice il coordinatore Fp Cgil -. Anche per noi i riflettori si accendono solo in caso di aggressioni subite o quando, deplorevolmente, qualche collega viene meno ai doveri della divisa, del Corpo, della nostra Costituzione, proprio come successo al Beccaria. Aggiungo che finché le carceri saranno trattate come luoghi di serie B quando non dei ghetti, anche noi che ci lavoriamo subiremo questo ingiusto stigma – sottolinea Di Prima -. La Polizia Penitenziaria fa parte delle Forze dell’Ordine, non siamo guardie ma servitori e servitrici dello Stato, che ci dimentica. Siamo anche stanchi di assistere alla sfilata continua di politici che entrano in carcere promettendo di risolvere le varie questioni ma che poi, di fatto, non se ne occupano mai veramente lasciandole irrisolte”.
Bottiroli, quali sono i limiti strutturali del Beccaria?
“L’istituto sarebbe da ripensare ex novo, è fatiscente e inadeguato rispetto all’organizzazione degli spazi. È inoltre integrato con il Centro di Giustizia minorile (CGM), l’Ufficio servizio sociale per minorenni (USMM) e il Centro Prima accoglienza (CPA), cioè strutture in cui non sono previsti regimi detentivi e da cui è possibile uscire con molta facilità. I detenuti scavalcano le recinzioni del minorile e scappano da qui -, risponde il sindacalista -. Continueremo a ribadire che le carceri hanno bisogno di attenzioni e cure specifiche. E, una volta di più, che bisogna intervenire con urgenza sulle falle del Beccaria, dal numero di agenti necessari a gestire i giovani detenuti e a migliorare le condizioni lavorative, fino alla logistica dell’edificio. Diversamente, ci troveremo ancora ad assistere impotenti a nuovi disordini, a nuovi tentativi di fuga, a nuove violazioni della sicurezza dentro e fuori il carcere – ammonisce Bottiroli -. Come sindacato, come Fp Cgil Milano siamo molto preoccupati perché ci sembra che lo sguardo sia distolto dai nodi veri, quelli che vanno sciolti prima che avvengano i fatti di cronaca, quelli che dovrebbero fare finalmente notizia”.
>> Qui il comunicato stampa della Fp Cgil Milano sull’IPM Beccaria