Riuscita anche in Lombardia la giornata di lotta unitaria per rivendicare un contratto che migliori i diritti e i salari. Tramparulo (Fp Cgil): “Il personale sanitario, a partire dagli infermieri, continua a fuggire dalla sanità, sia pubblica che privata. Se non si prendono provvedimenti con urgenza, l’intero sistema collasserà”
23 sett. 2024 – “Abbiamo incontrato l’assessore regionale al welfare Guido Bertolaso rappresentandogli la legittima rivendicazione delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità privata ad avere un rinnovo contrattuale che, sul piano salariale, tenga conto dell’inflazione al 17%, e che sia valorizzante sul piano della professionalità. Per chi lavora nelle Rsa e nei centri di riabilitazione è invece importante arrivare a un nuovo e unico contratto di settore. Come peraltro già fatto dalle stesse parti datoriali, Aiop e Aris, per la sanità privata, dove sono arrivate all’unificazione contrattuale partendo da tre ccnl, perché prima c’era anche il contratto Don Gnocchi”. Così Lello Tramparulo, segretario Fp Cgil Lombardia, dopo il presidio unitario regionale sotto Palazzo Lombardia nell’ambito dello sciopero nazionale di oggi.
Il presidio è stato molto partecipato e colorato. Per la Fp Cgil, alla presenza del segretario nazionale Michele Vannini che ha tenuto le conclusioni, sono intervenuti: Loredana Baronio, operatrice socio assistenziale alla Fondazione Germani (Cr), Fabio Incerti, operatore dell’Associazione La Nostra Famiglia di Bosisio Parini (Lc), e Gianluca Cherchi, dell’Istituto Europeo di Oncologia di Milano.
“Noi non siamo invisibili. Curiamo le persone e siamo persone pure noi, non macchine da sfruttare” ha detto Baronio.
Mentre Incerti ha ricordato la situazione contrattuale ibrida del suo ente, dopo il cambio unilaterale del contratto operato dall’Associazione per la maggior parte del personale, passato dal ccnl della sanità privata a quello Aris Rsa, fermo da ben 12 anni e tutto da riscrivere (anche, appunto, unificandolo a quello Aiop Rsa). “I nostri datori di lavoro, che sono stati definiti predoni, si sono trasformati da onlus in padroni, guardando soltanto ai loro margini e al loro bilancio. Facendo pagare tutte le difficoltà ai lavoratori, in nome di quella che in Lombardia è stata definita la competitività in sanità. Un obbrobio!”.
Cherchi, rivolgendosi in particolare alle lavoratrici e ai lavoratori della sanità privata, ha parlato dello sciopero di oggi come “non soltanto giusto e importante ma, letteralmente, necessario. E se qualcuno pensa di guadagnare sulla salute dei cittadini speculando sui nostri salari, da oggi lo sa: noi non ci stiamo!”
“In Lombardia, per legge, sanità pubblica e sanità privata sono equiparate. Eppure i privati non fanno il proprio dovere con le lavoratrici e i lavoratori loro dipendenti. Solo nella nostra regione ci sono 104 ospedali accreditati e 14 Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), per 14.913 posti letto complessivi e oltre 38mila professionisti. Nel sociosanitario, le Rsa afferenti ad Aiop e Aris sono 88, più i tre centri di riabilitazione Aiop – spiega Tramparulo -. A Bertolaso, come Fp Cgil, con il segretario Vannini, abbiamo chiaramente esplicitato che se andiamo avanti così, con la fuga di personale sanitario, a partire dagli infermieri, non solo dalla sanità pubblica alla sanità privata ma dalla sanità privata verso altri settori, ci sarà il collasso dell’intero sistema sanitario. Le lavoratrici e i lavoratori sono esausti e sempre più demotivati. E il problema degli stipendi è centrale – incalza il segretario Fp Cgil Lombardia -. Bisogna che Aiop e Aris capiscano al più presto che il contratto della sanità privata, fermo dal 2018, va rinnovato bene e che il nuovo e unico contratto per le Rsa e i Cdr è altrettanto impellente”.
Dal livello nazionale, Fp Cgil, Cisl Fp e Uil Fpl si dichiarano soddisfatte per la giornata di lotta: “Nonostante le precettazioni imposte dai datori di lavoro, che includono anche servizi non essenziali e che saranno prontamente contestate alla Commissione di Garanzia, abbiamo registrato una partecipazione dell’80% del personale, a testimonianza della forza delle nostre ragioni”.
Tra i punti del contendere, c’è il fatto che “Le associazioni datoriali continuano a legare ogni trattativa alla copertura dei costi contrattuali tramite finanziamento pubblico, una posizione per noi inaccettabile e che testimonia una totale assenza di responsabilità sociale nei confronti degli operatori”, esplicitano le tre categorie sindacali. Facendo sapere che “A breve verranno convocate tutte le parti per un tavolo tecnico di confronto tra Sindacati, Conferenza delle Regioni, le parti datoriali e il Ministero della Salute. Questo è un primo segnale di apertura, ma non basta”, preannunciano.
“Continueremo a lottare fino a quando non sarà riconosciuto il giusto trattamento contrattuale e salariale a tutti i professionisti che, come quelli del pubblico, garantiscono quotidianamente il diritto costituzionale alla salute. Il valore del lavoro deve tornare al centro della discussione. Non ci fermeremo fino a quando non vedremo riconosciuta la professionalità di chi lavora nelle strutture accreditate e convenzionate, garantendo pari diritti e retribuzioni”.
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