“La nostra specificità è questa capacità di poter connettere mondi diversi, professionisti diversi, di aiutare la famiglia e il cittadino a entrare nella rete dei servizi e a volte anche di ricomporre le risposte che ricevono”
9 ott. 2024 – Federica Traspadini, classe 1967, è stata nominata coordinatrice regionale Fp Cgil Lombardia degli assistenti sociali che operano per il Servizio sanitario nazionale.
In cosa consiste, nello specifico, il tuo lavoro?
“In questo momento lavoro al punto unico di accesso (Pua) della Casa di Comunità di Crema. Il Pua è un punto di accoglienza, la porta d’ingresso per tutte le cittadine e i cittadini che hanno dei bisogni sociosanitari meritevoli di una valutazione di un orientamento. Condivido il lavoro con l’infermiere di famiglia e di comunità che è l’altra figura con funzioni di accoglienza, orientamento e valutazione del bisogno – risponde l’assistente sociale -. Al Pua arrivano persone con bisogni diversi e il nostro compito è misurarne il livello di gravità: se semplice, si favorisce l’orientamento del cittadino ai servizi; se complesso, vengono attivate equipe di valutazione multidimensionale che coinvolgano professionisti ed enti idonei a fornire le risposte più adeguate, dal medico di medicina generale ai medici specialisti e agli assistenti sociali degli enti locali. La mia figura – specifica Traspadini – è dedicata a tutte quelle problematiche che sono di natura sociale: vedi la famiglia che è in difficoltà nell’affrontare la cura di una persona, anziana o con disabilità, a domicilio. Quindi offro una consulenza e faccio poi un lavoro di connessione con il territorio, con le colleghe e i colleghi che operano nei comuni, per cercare di favorire una valutazione condivisa di queste situazioni e attivare le risorse territoriali. Inoltre – aggiunge – c’è tutto un lavoro interno alla Casa di Comunità, grande contenitore dove bisogna costruire percorsi condivisi anche con le altre figure professionali, in aggancio pure con tutto il terzo settore del territorio”.
Quindi parti dal bisogno di salute della persona?
“Sì, un bisogno di salute che non è solo sanitario ma ha sempre delle ricadute sulla parte più sociale delle risorse, ma anche della vita della persona, della sua famiglia”.
Quali ritieni essere le luci e le ombre nel lavoro dell’assistente sociale?
“Tra le criticità, c’è la scarsa valorizzazione di questa figura all’interno della sanità, cioè il fatto che spesso l’assistente sociale viene chiamato per risolvere dei bisogni, a volte anche drammatici, senza che poi a questo ruolo venga corrisposto il giusto riconoscimento. Anzi, la nostra figura viene spesso depredata da altre professionalità, vedi i nuovi incarichi previsti per le figure infermieristiche – considera Traspadini -. Mentre vedo come un pregio la relazione d’aiuto che l’assistente sociale utilizza per affiancarsi alla persona e alla famiglia, potendo, a tal fine, organizzare e gestire dei servizi, anche se questo ruolo non è molto considerato. La nostra specificità è questa capacità di poter connettere mondi diversi, professionisti diversi, di aiutare la famiglia e il cittadino a entrare nella rete dei servizi e a volte anche di ricomporre le risposte che ricevono, diventando così un punto di riferimento importante per loro”.
Nel tuo ruolo di coordinatrice regionale Fp Cgil cosa ti proponi di fare?
“Sicuramente, da un lato ora devo apprendere, dall’altro lavorare per creare più rapporti possibili con le colleghe e i colleghi presenti nelle realtà della sanità ma anche in connessione con chi lavora in altri ambiti. Lavorare – prosegue -, anche perché ci sia da parte nostra un imparare ad avere cura della nostra professione e quindi poter insieme costruire dei percorsi concreti per valorizzare questa professione in Lombardia, dove, rispetto ad altre regioni, noi stiamo un po’ soffrendo. Per cui il mio impegno – riassume – sarà quello di creare più legami possibili tra noi, nei vari ambiti, e lavorare perché ci sia una valorizzazione del nostro ruolo. Quindi dovremo fare pressione nei confronti della Regione, anche in raccordo con il nostro ordine professionale, perché occorre essere insieme in questa battaglia e non certo operare divisioni. Il cambiamento in atto nei servizi dà una scossa anche alla nostra figura professionale e ci costringe in qualche modo a ridefinirci – evidenzia Traspadini -. Dobbiamo cogliere le difficoltà come una sfida, come un’opportunità per promuovere il nostro ruolo, senza farlo usare strumentalmente come scaricabarile quando i problemi non vengono risolti a livello politico”.
Com’è la situazione rispetto agli organici?
“Siamo in una condizione un pochino fluttuante. In alcuni momenti ci sono delle gravi scoperture e, in generale, sicuramente c’è bisogno di assistenti sociali. Va anche detto, però, delle migrazioni di personale, per cui a volte operatrici e operatori si spostano in sanità pensando a forme contrattuali migliori rispetto all’ente locale o al terzo settore, e così ci sono territori con comuni completamente scoperti. Senz’altro la nostra figura deve diventare più appetibile e, con la Fp Cgil, mi impegnerò anche per questo”.