22 Dec 2024
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L’assistente sociale nel Terzo Settore

assistenti sociali terzo settore - Sabrina Negri

Sabrina Negri (Fp Cgil Lombardia): “Con il costante aumento della domanda di prestazioni socioassistenziali, bisogna rafforzare la rete di prestazioni erogate e quindi la compartecipazione tra Pubblica Amministrazione e enti del Terzo Settore, ai cui assistenti sociali va data più stabilità, una migliore retribuzione e set valoriali e tecnici adeguati ai cambiamenti in atto”

22 ott. 2024 – Forse non a tutti è noto che la figura dell’assistente sociale opera anche nel Terzo Settore, più propriamente nel socio sanitario assistenziale.

Non solo, anche a livello accademico scarseggiano le ricerche sull’“efficacia degli interventi degli assistenti sociali”, come ha riferito Sabrina Negri, segretaria Fp Cgil Lombardia, con particolare riferimento proprio a questo settore che segue su delega. E al quale è stato dedicato il suo intervento di apertura all’assemblea regionale “L’assistente sociale nel lavoro pubblico”, organizzata dalla categoria venerdì 18 ottobre.

“A partire dalla fine degli anni ’90, il Terzo Settore ha rappresentato un contesto di lavoro nel quale la presenza degli assistenti sociali ha conosciuto una crescita continua e consistente. L’Ordine degli Assistenti Sociali indica in 11.010 gli iscritti che nel 2022 ha dichiarato di lavorare nel Terzo Settore”, ha detto Negri.

Se il dato, dunque, è ancora da aggiornare, l’elemento significativo è che questo incremento è soprattutto “conseguenza di uno dei tratti che hanno segnato la recente trasformazione del sistema italiano di welfare locale e cioè la graduale acquisizione da parte di tali enti del ruolo di principali produttori dei servizi sociali. Il Terzo Settore ha acquisito un ruolo centrale nei processi di costruzione e implementazione del sistema di welfare locale prospettato dalla Legge 328/2000, assumendo la veste di affidatario delle prestazioni sociali di natura pubblica che i soggetti titolari hanno ormai in larga misura esternalizzato”, argomenta la dirigente sindacale.

È da qui che il socio sanitario assistenziale è diventato “bacino occupazionale di riferimento per una quota sempre più corposa di professionisti”.

Eppure, e così torniamo alle sporadiche indagini dell’inizio, “l’attenzione per le loro caratteristiche e le loro condizioni di lavoro occupazionali” resta per lo più ai margini.

Un’eccezione, in merito, è la ricerca promossa dal Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Roma Tre, il Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Assistenti Sociali e la Fondazione Nazionale degli Assistenti Sociali.

L’analisi dei dati (il campione è stato ritenuto sufficientemente rappresentativo ) dimostra che: la platea degli assistenti sociali occupati nel Terzo Settore presenta un’elevata componente femminile (quasi il 93%) e si caratterizza per una larga presenza di professionisti giovani (il 28% ha meno di 30 anni, 2 su 3 ne hanno meno di 40). Coloro che esercitano la professione nel Terzo Settore lo fanno prevalentemente presso cooperative/imprese sociali (76,1%). La maggioranza dispone di un contratto a tempo indeterminato (70,6%). Nella cooperazione sociale si registra un’incidenza maggiore di percorsi professionali caratterizzati da ripetuti cambiamenti”, sintetizza Negri.

Quali sono le principali criticità dell’assistente sociale del Terzo Settore?

“Un inadeguato riconoscimento economico, una ancora diffusa precarietà occupazionale e le pesanti implicazioni che si trova a scontare quella parte di loro coinvolta nei rapporti tra enti del Terzo Settore e Pubblica Amministrazione”.

Mentre l’incremento “della domanda di prestazioni socioassistenziali è un fenomeno inarrestabile, collegato ad una quota sempre più elevata di popolazione fragile. Tale domanda richiederà un rafforzamento della rete di prestazioni che necessariamente consoliderà il modello di cointeressenza tra Pubblica Amministrazione e Terzo Settore. Prospettiva che richiede maggiore stabilità, migliore retribuzione e che gli assistenti sociali del Terzo Settore dispongano di set valoriali e tecnici in linea con le esigenze poste dai cambiamenti in atto”, considera e rivendica Sabrina Negri.