L’intervento di Silvia Bertelli, assistente sociale comunale, all’assemblea Fp Cgil Lombardia del 18 ottobre
23 ott. 2024 – Silvia Bertelli lavora al Comune di Brescia come assistente sociale, da qualche anno è una posizione organizzativa ed è responsabile di un servizio sociale di zona. Per sei anni, prima, ha lavorato in sanità ed è stata “un’esperienza molto formativa ma molto difficile”.
All’assemblea organizzata dalla Fp Cgil Lombardia il 18 ottobre scorso con le lavoratrici e i lavoratori dell’assistenza sociale ha letto il suo intervento con l’intento di offrirlo come “spunto, riflessione, sul tema anche dell’integrazione che noi abbiamo a vari livelli, perché siamo in diversi spazi, in diversi servizi”.
Ecco il testo:
“Mi presento sono ‘SOCIO’, sì sono quel prefisso molto utilizzato. Io vengo sempre per primo ma essendo un solo prefisso e non una Parola, Conto Poco, Si Dimenticano Di Me E Alcuni Non Sanno Nemmeno Bene Cosa Significhi.
Vi faccio alcuni esempi: tutti noi conosciamo parole come socio-culturale, socio-politico, socio-economico e soprattutto il termine SOCIO-SANITARIO.
Sono continuamente in ogni contesto ma la parola estesa mi supera sempre e io fatico a farmi sentire, a farmi capire ed essere riconosciuta comunque come parola, importante e fondamentale come le altre…
Tutti i giorni mi guardo allo specchio e penso che sono un po’ ovunque, perché in fondo mi occupo di RELAZIONE: tutto è relazione, ogni cosa è in relazione e ognuno di noi, anche mentre lavora, è in relazione.
Però c’è un luogo in cui non sono solo un prefisso ma sono una parola, ed è il SERVIZIO SOCIALE, lì finalmente ci sono tutta intera e riesco a ritrovare la mia specificità e la mia importanza. Ma dura poco, perché lavoro con le persone e le persone, noi tutti, non siamo pezzettini, ma siamo un’unica cosa, complessa, fatta di tante parti, e queste parti si condizionano a vicenda. Per cui ben presto, appena inizio ad entrare nelle storie delle persone che frequentano il servizio sociale, appena incontro i loro sguardi, la loro fragilità, la loro rabbia e la loro forza, ecco che torno ad essere un semplice prefisso.
Sono destinata ad essere un prefisso, perché negli sguardi delle persone ci sono problemi economici, nelle storie trovo difficoltà psicologiche, perché le fragilità sono spesso accompagnate da problemi sanitari… Insomma, non posso stare da sola, il mio scopo in questo mondo è di riuscire a far emergere l’importanza e il significato che ho nella vita delle persone ma al contempo ho l’onere e l’onore di tenere insieme tutti i pezzi. Sì, è un lavoro duro, difficile ma quando riesce è il lavoro più bello del mondo.
Come tutti avrete capito, faccio l’assistente sociale e lavoro in un servizio sociale. Il nostro ruolo può fare l’integrazione, può riuscire nel tentativo di ‘mettere insieme i pezzi’. Il nostro sapere professionale, troppo spesso poco valorizzato, è quello che mette al centro la relazione, la relazione già di per sé è integrazione, perché tiene conto di vari aspetti della persona, del contesto di vita e del contesto sociale e già nel prenderci cura delle relazioni facciamo integrazione.
Quindi chiedo a tutti voi e al nostro sindacato di vedere questa nostra professionalità come strumento di unione, di comprensione delle altre visioni e delle altre professionalità e quindi chiedo di metterci al centro del sistema integrato, perché solo se mettiamo questo PREFISSO “SOCIO” al centro possiamo riannodare i fili”.