21 Dec 2024
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Assistenti sociali / Tanto lavoro e poco riconoscimento della professione: bisogna “alzare la testa”

L’intervento di Cinzia Dioni, assistente sociale del Comune di Brescia, all’assemblea Fp Cgil Lombardia del 18 ottobre

24 ott. 2024 – Cinzia Dioni fa l’assistente sociale al Comune di Brescia, dove lavora dal 2000. Anche prima, e nel tempo, ha sempre “lavorato tanto, cercando di costruire una rete, lavorando col territorio, credendoci molto”, racconta all’assemblea Fp Cgil Lombardia del 18 ottobre scorso.

Negli ultimi anni, i “cambiamenti organizzativi nel nostro sistema” hanno influito nella vita professionale, ponendo sfide diverse. Accanto alle assistenti sociali giovani, ci sono quelle più esperte che vedono la pensione allontanarsi e si sentono sotto pressione a causa di carichi di lavoro elevati e stress che fanno diminuire la motivazione.

Così succede anche, ed è doloroso, vedere andare via parecchie colleghe e colleghi “che hai aiutato a formare, che hai sentito accanto a te quotidianamente” e con cui, “insieme hai imparato delle cose” (ad esempio, che il reddito di cittadinanza non è una misura, ma è creare una relazione con delle persone”).

E sulla formazione per il servizio sociale Dioni insiste. “Noi abbiamo aiutato i giovani con competenze, facendo colloqui insieme, condividendo le esperienze più difficili”.

Poi passa a ricordare il “periodo drammatico” del Covid-19. “Nel nostro centro ci siamo ammalati in 15 su 17, abbiamo visto subito cosa stava succedendo. Però ci siamo messi subito in pista e abbiamo lavorato tantissimo”. Peccato che, dopo la pandemia, mentre sono stati fatti “ringraziamenti a tutti, alla polizia locale, alla sanità, ai volontari”, è mancato “qualche ringraziamento ai servizi sociali che hanno lavorato in silenzio ma sempre”.

Dove vuole arrivare Dioni?

Alla mancanza di “riconoscimento della professione”. Ed ecco la decisione, nel 2022, di mettersi in campo con la Fp Cgil per le Rsu, per farsi portavoce di colleghe e colleghi che affrontano orari straordinari impossibili e carichi di lavoro pesanti, tra incombenze e urgenze di vario tipo.

Alcuni ‘incentivi’ ottenuti negli ultimi anni sono un’indennità per il rischio biologico, “un euro al giorno”, e ancora “un euro al giorno” per il rischio di aggressioni. Che poi, come denunciato dalla delegata Fp Cgil, sono più una preoccupante realtà (riferisce dell’aggressione, il giorno prima a una collega) che una avversa possibilità.

È fondamentale che ci facciamo riconoscere come professionisti – sottolinea -. Abbiamo bisogno di alzare la testa e di farci vedere. E attraverso il sindacato io non sono sola, mi sento appoggiata, mi sento dentro una rete”, considera, dove “proviamo anche a raggiungere la parte organizzativa e politica”, per fare in modo di affermare il ruolo vero dei servizi sociali.

Al settore dei servizi sociali di Brescia, per la prima volta è stata riconosciuta “una produttività strategica, quindi una parte di contrattazione è andata sulle colleghe. Ho avuto una collega che mi ha detto ‘Grazie, perché questo mese non sapevo come arrivare a fine mese’. Siamo una delle professioni meno pagate”, fa notare.

Un’altra problematica segnalata è che spesso, la “pressione quotidiana” impedisce un confronto “con i colleghi, e ciò avviene anche negli enti più grandi, dove sono presenti più assistenti sociali”.

Ma, come noto, il tempo non basta mai e “l’assistenza sociale raccoglie tensione sociale su diversi aspetti”.

Ad esempio rispetto al tema abitare, “che è in esplosione, soprattutto perché mancano risposte strutturali”. Oppure rispetto all’“accoglienza de minori stranieri non accompagnati”, dove le “risposte ministeriali” sono “insufficienti. Questa tematica è lasciata completamente al sociale, senza alcuna condivisione di responsabilità. L’aumento del disagio psicologico di giovani e adulti ci riporta al tema dell’integrazione sanitaria che – aggiunge – in Lombardia è proprio una disintegrazione, più che un’integrazione”.

Tra gli altri punti affrontati da Dioni, c’è “l’aumento della povertà educativa, unita a una fragilità genitoriale delle reti familiari sociali che richiedono interventi tempestivi mirati di prevenzione della cronicizzazione” e dunque tanto lavoro in più ma i “fondi per pagare gli straordinari” non vengono riconosciuti.

Di lavoro da fare con la Fp Cgil ce n’è, a partire dalla messa in rete tra professioniste e professionisti e la costruzione di una visione condivisa per migliorare le condizioni e la valorizzazione del ruolo degli assistenti sociali e così la qualità del servizio per la comunità.