19 Nov 2024
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Sanità / Aggressioni al personale: un problema di sistema

stop aggressioni al personale sanitario

Particolarmente grave la situazione nelle realtà sanitarie milanesi. Bagnaschi (Fp Cgil): “La nuova legge è una soluzione parziale. Non basta punire, bisogna prevenire. La radice del problema è la mancanza di personale, bisogna investire in nuove assunzioni e con risorse economiche”

15 nov. 2024 – Il pugno sul volto di un’infermiera. La minaccia sibilata all’operatore del Cup, sfogo di un’attesa che si fa insopportabile. Quella delle aggressioni al personale sanitario è una piaga, che va curata.

Il Parlamento ha varato una nuova legge per inasprire le pene contro chi aggredisce il personale sanitario. Ma la repressione non può essere l’unica risposta. Solo nella nostra regione, l’Agenzia di controllo del sistema socio-sanitario lombardo (Acss) ha registrato, nei primi sei mesi del 2023, 6.961 aggressioni a lavoratrici e lavoratori di ospedali, Ats e ambulatori, pubblici e privati, con un incremento delle aggressioni estreme e severe.

È stato aperto un tavolo regionale per stilare uno specifico protocollo con le organizzazioni sindacali, di cui scriveremo, una volta che verrà definito, anche per il ruolo speso dalla Fp Cgil Lombardia.

A Milano, la situazione è particolarmente grave, come emerge dai dati che sempre l’Acss ha fornito all’Onseps, l’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e sociosanitarie: 101 aggressioni nei pronto soccorso degli ospedali Fatebenefratelli, Sacco, Buzzi e Macedonio Melloni. 84 al Policlinico. 42 al Niguarda. Numeri che, come pietre, ci ricordano il fallimento di un sistema che non protegge chi lo tiene in piedi.

Ne parliamo con il sindacalista della Fp Cgil milanese Antonio Bagnaschi.

“I dati non tengono conto del sommerso, fatto di insulti, minacce e offese quotidiane che non vengono denunciate -, esordisce -. La sanità, ormai in tutto il nostro Paese è diventata un ring”.

Cosa ne pensi della nuova legge contro le aggressioni al personale sanitario?

“È un passo avanti ma è una soluzione parziale. Servono soluzioni vere, non solo manette. La radice del problema è la mancanza di personale. Operatrici e operatori sanitari sono allo stremo, costretti a turni sfiancanti in reparti sovraffollati. E chi lavora al Cup diventa il parafulmine della frustrazione dei cittadini, costretti a mesi di attesa per una visita o un esame diagnostico. La violenza non è mai giustificabile e va sempre condannata, ma va detto anche che è esito di un sistema che non funziona”.

Quindi cosa serve?

“Non basta punire, bisogna prevenire. Anche i pulsanti d’allarme adottati in Lombardia sono un palliativo – considera Bagnaschi -. Quando premi il pulsante sei già stato aggredito. È come mettere una toppa su una falla che, ribadisco, richiede una riparazione strutturale. Si sta chiedendo troppo alle lavoratrici e lavoratori della sanità, senza dare loro strumenti adeguati – aggiunge -. Bisogna investire con adeguate risorse economiche, assumere nuovo personale, migliorare le condizioni di lavoro, riorganizzare i servizi. Solo così potremo restituire dignità e sicurezza a chi, ogni giorno, si dedica alla nostra salute, e garantire a cittadine e cittadini un servizio sanitario efficiente e di qualità”.