La Conferenza nazionale autogestita per la Salute Mentale è stata un confronto collettivo per affrontare la crisi del Servizio sanitario nazionale e promuovere il diritto alla salute mentale. Intervista a Massimo Fada, Rsu Fp Cgil degli Spedali Civili di Brescia
10 dic. 2024 – Oltre 600 persone, tra familiari, associazioni, sindacati e cittadini, si sono riunite a Roma il 6 e 7 dicembre scorsi, alla Conferenza nazionale autogestita per la Salute Mentale, per affrontare una sfida cruciale: la crisi del Servizio sanitario nazionale e l’urgenza di riconoscere la salute mentale come priorità politica.
Dall’iniziativa, che si è affermata come punto di riferimento nazionale per il dibattito sulla salute mentale, è scaturita una dichiarazione finale con dieci proposte per una nuova stagione di mobilitazione.
L’obiettivo è reagire al senso di sfiducia generale di fronte al deterioramento del sistema sanitario e del welfare. Le guerre in corso, con il loro carico di sofferenza e paura, e il riarmo, che sottrae risorse ai servizi sociali, aggravano il disagio mentale.
Alla Conferenza nazionale ha partecipato anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini e, per la Fp Cgil Brescia, c’erano i delegati Rsu degli Spedali Civili Enrico Cavalli e Massimo Fada.
Ed è proprio quest’ultimo che abbiamo interpellato. “La Cgil, sindacato da sempre in prima linea nella difesa del diritto alla salute, ha ribadito l’importanza di investire nella salute mentale come parte integrante del sistema sanitario”, esordisce Fada.
Quali sono le principali preoccupazioni della Cgil rispetto alla situazione attuale della salute mentale in Italia?
“La Cgil è profondamente preoccupata per la crisi del Ssn che si ripercuote inevitabilmente sulla salute mentale delle cittadine e dei cittadini. La mancanza di investimenti, la carenza di personale e la chiusura di servizi territoriali rendono difficile garantire un’assistenza adeguata alle persone con disagio mentale. Inoltre, assistiamo ad un aumento del disagio sociale ed economico, legato alla precarietà lavorativa, alla povertà, al contesto generale difficile e alla mancanza di prospettive future, che contribuisce ad alimentare il malessere psicologico”, risponde.
Quali sono le proposte chiave elaborate dalla Conferenza?
“Maggiore attenzione alla salute mentale, inserendola tra le priorità dell’agenda politica, riconoscendo che il disagio sociale richiede interventi che vadano oltre la semplice cura medica. Più risorse: aumentare i finanziamenti per il Ssn e destinare una quota specifica alla salute mentale, con particolare attenzione ai servizi di prossimità. Servizi centrati sulla persona, che significa riorientare i servizi verso una cultura rispettosa dei diritti umani, garantendo la presa in cura nella comunità e l’abolizione di trattamenti inumani come la contenzione meccanica – spiega Fada -. Una formazione adeguata per le professionalità orientate alla salute mentale di comunità. Tutela dei più vulnerabili, che significa tutelare la salute mentale anche per le persone detenute, i migranti nei Cpr, i Centri di Permanenza per il Rimpatrio e le persone con disturbi mentali autrici di reato. La Conferenza ha sottolineato l’importanza di un approccio integrato alla salute mentale, che tenga conto del contesto sociale ed economico in cui le persone vivono – aggiunge -. Ha inoltre ribadito la necessità di garantire la partecipazione attiva di utenti, familiari, associazioni e sindacati nei processi decisionali”.
Quindi, come si prosegue?
“Ora la sfida è tradurre queste proposte in azioni concrete a livello nazionale e locale. La mobilitazione appena iniziata dovrà coinvolgere, appunto, l’intera società per portare a un reale cambiamento nel sistema di cura e assistenza per la salute mentale. Per quanto riguarda la Cgil, e dunque anche la nostra categoria, l’impegno è quello di portare avanti queste istanze, affinché la salute mentale sia finalmente riconosciuta come una priorità politica e si investano le risorse necessarie per garantire a tutte e tutti il diritto alla cura e al benessere”.