Patrizia Sturini (Fp Cgil): “Servono investimenti e valorizzazione del personale per garantire un’assistenza adeguata. E un aggiornamento urgente dei minutaggi, ormai lontani dalla realtà attuale”
17 dic. 2024 – Il sistema sanitario pubblico italiano sta affrontando una crisi significativa a causa di definanziamenti, anni di blocco del turnover del personale e di condizioni lavorative che hanno reso le professioni sanitarie meno attraenti, soprattutto per le nuove generazioni
La sanità pubblica nel territorio pavese non fa eccezione. Il turnover al palo per anni e condizioni di lavoro infernali per via di organici risicati hanno ulteriormente aggravato la carenza di professionalità sanitarie, con un impatto diretto sui tempi dei servizi offerti ai cittadini.
Nonostante gli sforzi delle aziende sanitarie locali, come l’Asst e il San Matteo, per bandire nuovi concorsi, molti posti rimangono vacanti o non vengono coperti.
Ne parliamo con Patrizia Sturini della Fp Cgil di Pavia.
Qual è la situazione della sanità pubblica pavese?
“La situazione è critica. Le aziende sanitarie del territorio, Asst, Ats, l’Irccs San Matteo, stanno cercando di recuperare il terreno perduto con nuovi concorsi ma molti di questi non riescono a coprire i posti disponibili, evidenziando che il problema va oltre i bandi mancati”.
Cioè?
“Ci sono diverse cause concomitanti alla carenza di personale. In primis, il mancato adeguamento contrattuale delle lavoratrici e dei lavoratori della sanità, che sono tra i meno pagati in Europa. A questo si aggiungono le condizioni lavorative spesso difficili e la difficoltà di conciliare lavoro e famiglia, che rendono le professioni sanitarie poco attrattive. Non dimentichiamo, inoltre, il calo di iscrizioni alle facoltà di infermieristica, con un preoccupante -10,5%, che testimonia come le nuove generazioni non siano più interessate a questo tipo di lavoro”, risponde Sturini.
Nel frattempo anche le persone da assistere sono cambiate, i pazienti sono sempre più anziani, fragili e affetti da patologie croniche complesse. Come si concilia l’inadeguatezza dei minuti assistenziali, stabiliti ormai nel lontano 1998, con la necessità di garantire un’assistenza adeguata?
“È evidente che i minuti assistenziali, definiti con la deliberazione della Giunta Regionale n.6/38133 del 6 agosto 1998, appunto, non rispecchiano più la realtà odierna. Oggi la complessità dei bisogni assistenziali è aumentata in maniera esponenziale e questa discrepanza non è più sostenibile. Porta a un sovraccarico di lavoro per le operatrici e gli operatori sanitari, che si trovano a dover fare i conti con risorse di tempo insufficienti, e impatta sia sulla qualità dell’assistenza offerta sia sulla salute psicofisica dello stesso personale – considera la sindacalista -. L’assistenza sanitaria non può fermarsi a parametri di oltre venticinque anni fa. Ribadisco, serve un aggiornamento urgente dei minutaggi assistenziali che tenga conto delle reali esigenze dei pazienti e dei professionisti che ogni giorno si prendono cura di loro”.
Cosa propone la Fp Cgil per affrontare questa crisi?
“È necessario un intervento urgente e strutturale, dal valore del contratto di lavoro e degli stipendi all’organizzazione e alle condizioni del lavoro e dei servizi. Le persone, quelle che prestano le cure e quelle che vengono curate, vanno messe al centro. In sintesi, bisogna investire sulla sanità pubblica, valorizzando il personale e garantendo un servizio efficiente e di qualità. Lavorare per la sanità deve tornare stimolante, deve tornare una passione nel senso positivo del termine, non dunque un sacrificio”.