8 Jan 2025
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Fermare le aggressioni in sanità significa curare il sistema

stop aggressioni al personale sanitario

“Le violenze contro il personale sanitario sono il sintomo di un sistema al collasso. Serve investire in servizi territoriali e nel personale, non in repressione”, afferma Nadia Lazzaroni, segretaria Fp Cgil Brescia

7 gen. 2024 – “Non possiamo accettare che chi cura diventi il bersaglio del disagio sociale”. Nadia Lazzaroni, segretaria Fp Cgil Brescia con delega alla sanità, non usa mezzi termini: le aggressioni al personale sanitario, come quella avvenuta lo scorso 27 dicembre con insulti al personale del pronto soccorso dell’Ospedale di Montichiari e comportamenti violenti, non sono episodi isolati, ma il sintomo di un sistema che ha smesso di funzionare. “Queste violenze non nascono negli ospedali, ma arrivano lì come ultimo atto di una catena di mancanze: servizi territoriali insufficienti, fragilità sociali abbandonate, risorse pubbliche ridotte all’osso”, specifica la sindacalista.

Rilanciando un dato allarmante: nel 2023, in Italia, si è registrata un’aggressione ogni cinque ore (cioè 1.659 episodi) ai danni di operatrici e operatori della sanità.

Mentre la risposta delle istituzioni si concentra su vigilanza armata e inasprimento delle pene, per la Fp Cgil il problema va affrontato alla radice.

Cosa sta portando a questa escalation di violenza?
“Il personale sanitario si trova a fronteggiare situazioni che non dovrebbe gestire da solo. Rabbia, disperazione e frustrazione di pazienti e familiari, non trovando ascolto, si scaricano sempre più in momenti di sfogo in pronto soccorso. Questo accade perché i servizi territoriali non funzionano come dovrebbero. Quando mancano risposte nei Cps (centri psico sociali), nei Sert (servizi per le tossicodipendenze) o dai medici di medicina generale, tutto si scarica sugli ospedali. E chi lavora in corsia diventa il parafulmine di un disagio sociale più ampio”, risponde Lazzaroni.

Quali soluzioni propone la Fp Cgil?
“Bisogna investire in prevenzione, non in repressione. Il recente Decreto-Legge 137/2024, che inasprisce le pene, non risolve nulla: non si può punire la sofferenza. Serve invece rafforzare la sanità territoriale, aumentare le risorse per i servizi di prossimità e migliorare le condizioni di lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori. Ogni euro speso in prevenzione, di fatto, è un euro risparmiato in cure e in sofferenza umana”.

Qual è il peso di queste aggressioni sul personale sanitario?
“Le conseguenze sono devastanti: ansia, disturbi post-traumatici da stress, demotivazione. Molti finiscono per abbandonare la professione, schiacciati dal peso psicologico e dalle condizioni lavorative inaccettabili. Il nostro sistema sta perdendo professioniste e professionisti preziosi perché non li protegge, né economicamente né umanamente”.

Che tipo di sanità pubblica vuole la Fp Cgil?
“Una sanità capace di prendersi cura delle persone prima che il disagio esploda. Una rete di servizi territoriali che intercetti i bisogni sul nascere e riduca il carico sugli ospedali. Vogliamo che il diritto alla salute sia garantito a tutte e tutti, indipendentemente da dove si vive e dalle disponibilità economiche. Ma questo richiede investimenti seri nel personale e nei servizi, non tagli”.

Quindi?
“Investire nel personale sanitario significa garantire la qualità della cura per tutte e tutti. Senza una visione lungimirante da parte della politica, rischiamo di perdere il cuore della sanità pubblica. E con esso, una parte essenziale della nostra democrazia. Dietro le aggressioni non c’è solo il gesto di una persona, ma un fallimento collettivo – ribadisce Lazzaroni -. Per cambiare rotta, serve costruire un sistema sanitario che ascolti, prevenga e protegga: chi ha bisogno e chi lavora ogni giorno per garantire il diritto alla salute”.