“Garantire i diritti di bambine e bambini significa tutelare anche quelli delle lavoratrici e dei lavoratori. Ritardi e disuguaglianze mettono a rischio il futuro di tutti”, avverte Dino Pusceddu, segretario Fp Cgil Lombardia
20 gennaio 2025 – Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), pensato per rilanciare e modernizzare il Paese, incontra gravi difficoltà nel settore dei servizi educativi per l’infanzia. Gli obiettivi iniziali, già ambiziosi, sono stati ridimensionati, mentre ritardi, tagli e disuguaglianze territoriali continuano a minare il diritto all’educazione di bambine e bambini.
La Cgil, che denuncia queste criticità da tempo, vede le sue preoccupazioni confermate dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio. Il focus tematico di gennaio evidenzia che i posti previsti per asili nido e scuole dell’infanzia sono passati da 264.480 a 150.480, con una drastica riduzione dei fondi europei. A dicembre 2024, erano stati spesi solo 816,7 milioni di euro sui 3,24 miliardi disponibili, con gravi ritardi nella realizzazione delle strutture.
Le disuguaglianze territoriali restano profonde: molti piccoli comuni sono stati esclusi dai finanziamenti, e solo il 30% dei bambini accede oggi agli asili nido. Le modifiche alle procedure di assegnazione dei fondi, passate da un sistema regionale (“bottom-up”) a uno centralizzato (“top-down”), non hanno risolto il problema, aggravando in alcuni casi i divari.
Dino Pusceddu, segretario della Fp Cgil Lombardia, spiega i rischi e le conseguenze di questa situazione.
Quali sono i principali rischi per il diritto all’educazione?
“Il rischio più grave è che molti bambini restino esclusi dai servizi educativi. Attualmente, 850.000 bambine e bambini non hanno accesso agli asili nido. Le modifiche al Pnrr e al Piano strutturale di bilancio hanno ridotto drasticamente gli obiettivi, abbassando la copertura regionale al 15% e peggiorando le disuguaglianze territoriali. Così si perde l’occasione di garantire a tutti un percorso educativo di qualità fin dalla prima infanzia, violando un diritto fondamentale.”
Come si riflettono queste criticità sulle condizioni di lavoro delle educatrici e degli educatori?
“I ritardi nei finanziamenti e nella costruzione delle strutture creano precarietà e sovraccarico per il personale educativo. L’aumento dei posti senza un adeguato incremento del personale peggiora le condizioni di lavoro e la qualità del servizio. Inoltre, i tagli agli enti locali rendono difficile gestire i nidi già esistenti. Servono investimenti strutturali e un piano di assunzioni adeguato. In Lombardia, per esempio, il rapporto educatori-bambini è di 1 a 8, ma per raggiungere l’obiettivo europeo del 45% di copertura, servono 200.000 nuovi posti e almeno 45.000 assunzioni nazionali, oltre a 2 miliardi di euro all’anno per la gestione ordinaria.”
Quali sono le principali carenze in Lombardia?
“La Lombardia, pur con una copertura del 36%, presenta forti disuguaglianze. I 30.728 posti pubblici e i 45.065 privati non bastano, e la spesa comunale per i nidi è alta: 8.948 euro per bambino, con un carico di 2.991 euro sulle famiglie. Questa situazione scoraggia l’accesso. Inoltre, i limiti strutturali – come la capacità massima di 60 posti per nido – richiedono investimenti mirati per garantire qualità e gestione adeguata.”
Un’occasione da non perdere, dunque?
“La situazione degli asili nido è un banco di prova per il Paese. Vanno garantiti servizi educativi di qualità, equamente distribuiti e rispettosi dei diritti di bambine e bambini, lavoratrici e lavoratori. Ritardi, tagli e disuguaglianze rischiano di compromettere il futuro di migliaia di famiglie. È necessario un cambio di rotta con politiche incisive e risorse adeguate”, chiude Pusceddu.