26 Jan 2025
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Asst Melegnano Martesana / Una mobilitazione per il cambiamento

presidio asst melegnano martesana

Bagnaschi (Fp Cgil Milano): “Tagli, carenze di personale e posti letto: le lavoratrici e i lavoratori rilanciano un grido d’allarme”

presidio asst melegnano martesana23 gen. 2025 – Se la sanità pubblica vive una fase critica, le lavoratrici e i lavoratori non restano in silenzio. Con un sit-in presso l’ospedale Predabissi di Vizzolo Predabissi, sindacati, Rsu e dipendenti dell’Asst Melegnano Martesana mercoledì 22 gennaio sono tornati a denunciare una situazione sempre più complicata: organici ridotti all’osso, 250 posti letto in meno negli ultimi sette anni e servizi sempre più sotto pressione.

Qual è la situazione più preoccupante all’interno dell’Asst Melegnano Martesana?

“La carenza di personale è oggettivamente pesante: mancano almeno 100 figure infermieristiche solo all’ospedale di Vizzolo.  I posti letto, ridotti di 250 unità negli ultimi sette anni, rappresentano un dato che pesa su lavoratrici, lavoratori e cittadini. A questo si aggiungono turni ormai insostenibili, un sovraccarico che mette a rischio la salute di chi lavora e la qualità delle cure”, risponde Antonio Bagnaschi della Fp Cgil Milano.

Come influiscono queste condizioni sul lavoro quotidiano e sui servizi?

“Personale ridotto significa tempi di attesa più lunghi, meno attenzione ai pazienti e un servizio che perde progressivamente di qualità. Per le lavoratrici e i lavoratori – sottolinea il sindacalista – significa sacrificare riposi, affrontare turni massacranti e operare in un clima di costante emergenza. È una spirale che logora tutti, dal primo all’ultimo”.

Quali sono le richieste che come Fp Cgil avanzate alla direzione aziendale?

“Chiediamo un piano serio di rilancio, che parta dalle fondamenta: assunzioni di personale qualificato, il ripristino dei posti letto eliminati e il rispetto degli standard qualitativi dei servizi. Ma serve anche un cambio di passo da parte delle istituzioni, perché non si può più operare con logiche emergenziali. Investire sulla sanità pubblica non è solo necessario, è vitale”.

Il confronto con l’azienda ha prodotto risultati?

“Finora il dialogo è stato frammentato e poco risolutivo. La protesta è un segnale forte: lavoratrici e lavoratori non possono più aspettare. Urgono risposte concrete, impegni che si traducano in fatti”.

Avete trovato solidarietà da parte delle istituzioni locali?

“Sì, abbiamo ricevuto il sostegno di diversi sindaci, consiglieri regionali e associazioni del territorio. È un segnale importante, ma non basta. Le istituzioni devono agire, e in fretta. Non servono parole ma investimenti. Se non si cambia rotta, tutta la sanità pubblica rischia di essere relegata al ruolo di fanalino di coda – aggiunge il sindacalista -. Il pericolo reale, ahinoi, è quello di un declino irreversibile, con il pubblico che arretra e il privato che avanza senza controllo. Questo significa mettere definitivamente in discussione il diritto universale alla salute. Uno scenario per noi inaccettabile”.

Altro?

“Facciamo appello a cittadine e cittadini, e alle istituzioni. Non lasciate soli chi ci cura. Difendere il diritto alla salute è un tema che riguarda tutti. Chiediamo investimenti sul personale, la tutela dei servizi pubblici e una gestione trasparente che rimetta al centro il bene comune. La sanità pubblica è il cuore di una società giusta: perderla significa perdere diritti”, chiude Bagnaschi.