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Fp Cgil Lombardia ha organizzato a Brescia e online un’assemblea per le lavoratrici e i lavoratori degli Uffici di Esecuzione Penale Esterna di Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona. Organici insufficienti, sedi inadeguate, maternità senza tutele. La Fp Cgil chiede interventi immediati
18 feb. 2025 – Organizzata dalla Fp Cgil Lombardia in presenza presso la Camera del Lavoro di Brescia e da remoto, si è tenuta questa mattina l’assemblea delle lavoratrici e dei lavoratori degli Uffici Locali di Esecuzione Penale Esterna e degli Uffici Distrettuali di Esecuzione Penale Esterna di Brescia, Bergamo, Mantova e Cremona.
A coordinare l’incontro è stata Lara Scaroni, funzionaria Fp Cgil Brescia, che ha insistito sulla necessità di rafforzare la rappresentanza sindacale e sottolineato l’importanza della partecipazione attiva: candidarsi significa poter incidere sulle condizioni di lavoro, rendere visibili le problematiche e garantire una rappresentanza solida ai tavoli di contrattazione.
Con lei, Paola Fuselli, coordinatrice nazionale Fp Cgil per il Dipartimento Giustizia Minorile e di Comunità, che ha fatto il punto sulle criticità del rinnovo contrattuale e sulla necessità di un forte sostegno alle Rsu, e Barbara Campagna, coordinatrice Fp Cgil Lombardia, che ha ribadito la richiesta di maggiori risorse e stabilità per le lavoratrici e i lavoratori, denunciando l’immobilismo delle istituzioni.
Il ruolo delle RSU: perché è cruciale
La discussione ha messo in luce il ruolo centrale delle Rappresentanze sindacali unitarie nella difesa dei diritti. Le Rsu danno voce alle lavoratrici e ai lavoratori, permettono di negoziare condizioni migliori attraverso la contrattazione integrativa e garantiscono il diritto all’informazione e alla consultazione, anche in un contesto in cui la Fp Cgil non ha firmato l’ultimo rinnovo contrattuale.
Fuselli ha fatto il quadro delle problematiche relative agli uffici di esecuzione penale esterna, con un approfondimento sulle tematiche del contratto integrativo del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità. E ha sottolineato che le Rsu sono anche un presidio sul territorio: monitorano i luoghi di lavoro, raccolgono le criticità, segnalano le mancate convocazioni ai tavoli e sollecitano interventi.
Se la coordinatrice nazionale ha ribadito che le Rsu non saranno lasciate sole e che è essenziale costruire una rete forte in ogni ufficio, la funzionaria Fp Cgil Brescia ha rimarcato che è fondamentale portare nella rappresentanza chi vive quotidianamente le difficoltà del settore e può dare voce ai problemi reali.
Sedi inadeguate, regole assurde
Tra i temi più sentiti e segnalati da chi ha partecipato all’assemblea, la questione delle sedi. Uffici piccoli, spazi insufficienti, ambienti fatiscenti. Il personale lavora in condizioni difficili, senza locali idonei a svolgere colloqui riservati o semplicemente per gestire il quotidiano.
Qui Scaroni ha denunciato l’assurdità delle norme imposte da Roma, che fissano non solo una misura minima per gli uffici, ma anche una massima, rendendo difficile qualsiasi adeguamento negli edifici storici. A Cremona, per esempio, il Comune offre una sede in comodato d’uso gratuito, ma il Ministero pone ostacoli burocratici incomprensibili. Anche a Brescia la situazione è critica, con locali inadeguati a garantire un servizio dignitoso.
Personale ridotto, carichi di lavoro impossibili
Il problema degli organici è una costante che si presenta con durezza. A Bergamo ogni operatore ha in carico fino a 180 casi. A Mantova le risorse sono scarse, a Brescia delle 15 assunzioni previste ne sono arrivate solo tre, e una persona si è già dimessa. Senza un piano di assunzioni serio, il lavoro continua a essere redistribuito su chi resta, con un impatto devastante sulla qualità del servizio e sulla tenuta psicofisica del personale.
Maternità: un diritto negato
Uno dei temi più gravi emersi è quello della maternità. A Bergamo, su un organico di undici persone, fino a sei lavoratrici sono state contemporaneamente in congedo. Attualmente sono cinque. Il Ministero non prevede sostituzioni, costringendo i colleghi a farsi carico del lavoro aggiuntivo, mentre chi è in maternità vive il congedo con il peso della responsabilità di lasciare scoperti i servizi. L’assenza di sostituzioni evidenzia una mancanza di dignità professionale per chi lavora negli Uffici di Esecuzione Penale Esterna. L’Ordine degli Assistenti Sociali – rivendicazione emersa – dovrebbe intervenire per ottenere il riconoscimento della professione come essenziale e garantire sostituzioni adeguate.
Digitalizzazione e burocrazia: un freno invece che un aiuto
Le difficoltà non si fermano agli organici ridotti e agli spazi inadeguati. La digitalizzazione, invece di essere un’opportunità, si è trasformata in un aggravio di lavoro. Sistemi informatici lenti e obsoleti, connessioni instabili, software che si bloccano, scadenze imposte senza considerare le reali condizioni operative: tutto questo ostacola il lavoro quotidiano, aumentando frustrazione e inefficienza.
Il problema è talmente diffuso che la stessa assemblea, inizialmente prevista presso l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna di Brescia, non si è potuta svolgere lì per mancanza di un locale adeguato, di computer funzionanti e di una connessione internet stabile, come ha denunciato Scaroni.
Una situazione paradossale che non solo complica l’attività lavorativa, ma limita anche la partecipazione sindacale e il confronto tra le lavoratrici e i lavoratori. Così il personale, già oberato da carichi di lavoro insostenibili, deve affrontare anche il peso di una digitalizzazione inefficace, che invece di semplificare il lavoro lo rende ancora più complesso.
Politiche miopi, lavoro svalutato
Chi lavora nell’esecuzione penale esterna, ad oggi non viene valorizzato attraverso gli istituti contrattuali, bloccati dalla contrattazione decentrata. La Fp Cgil ritiene fondamentale riconoscere la professionalità investendo in chi lavora per prevenire la recidiva e offrire alternative alla detenzione e quindi per il reinserimento sociale delle persone in esecuzione penale.
Barbara Campagna, coordinatrice regionale, ha chiesto risorse e stabilità, ma soprattutto un cambio di passo: meno retorica securitaria, più attenzione alle persone.
L’assemblea ha lasciato un messaggio chiaro: questo lavoro esiste, conta e merita attenzione.