21 Feb 2025
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Amministrazione Penitenziaria, tra emergenze e mancate risposte: “Servono tutele reali, non false promesse”

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De Santo (Fp Cgil Lombardia): “Contratto fermo, missioni senza regole, straordinari opachi. La politica continua a ignorarci”

20 feb. 2025 – Le lavoratrici e i lavoratori del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) operano in un sistema che mostra segni evidenti di crisi: personale insufficiente, missioni gestite senza regole, carriere bloccate e una contrattazione collettiva ostacolata da logiche politiche. Di tutto questo si è discusso nell’assemblea regionale organizzata il 14 febbraio scorso dalla Fp Cgil Lombardia con il segretario regionale Dino Pusceddu, il coordinatore nazionale Roberto Mascagni, il segretario nazionale Fp Cgil Florindo Oliverio.

Andrea De SantoA tracciare il quadro della situazione è Andrea De Santo, coordinatore Fp Cgil Lombardia Ministero della Giustizia DAP che ha aperto la riunione.

Contratto integrativo fermo, responsabilità precise

“La mancata firma del contratto integrativo ha due cause principali – spiega De Santo -. Da un lato, l’amministrazione ha scelto di non firmare per non scontrarsi con sindacati vicini alla compagine governativa. Dall’altro, alcune organizzazioni hanno bloccato la firma per difendere interessi particolari, in particolare nel Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria. Il risultato è disastroso: nessun concorso, nessuna prospettiva di crescita economica e professionale, e un blocco che impatta su tutti i dipartimenti, DAP e Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità compresi. È una storia che si ripete dal 2010, con un contratto che, come Fp Cgil, non firmammo proprio per le sue carenze”.

Missioni: il caos di un sistema allo sbando

Le missioni, nate per sopperire alla carenza di personale, si sono trasformate in un sistema arbitrario e penalizzante. “Dopo pochi mesi dalle assunzioni dei funzionari giuridico-pedagogici, già in alcune regioni si cercano lavoratrici e lavoratori per le missioni, segno che il problema del sottorganico è strutturale”, denuncia De Santo. “Per le figure contabili la situazione è ancora peggiore: in Veneto e Friuli Venezia Giulia, ad esempio, vengono spostate da un istituto all’altro, anche a centinaia di chilometri, senza indennità adeguate”. Il problema maggiore è la totale assenza di regolamentazione nel contratto nazionale: “Le missioni aumentano il carico di lavoro, ma non garantiscono alcun riconoscimento economico. I rimborsi per le spese di viaggio e i buoni pasto arrivano anche con mesi di ritardo”.

Indennità di organizzazione penitenziaria e Ddl Varchi: false soluzioni

L’indennità di organizzazione penitenziaria è stata presentata come un miglioramento, ma nasconde molte criticità. “È un provvedimento di legge che distribuisce risorse a un settore specifico, mentre nella contrattazione collettiva ci dicono che i fondi sono pochi. Inoltre, non incide sulla retribuzione tabellare, è temporanea e non entra nel montante pensionistico o nel Tfs. Insomma, una concessione dall’alto, slegata dal confronto sindacale -, attacca De Santo -. In questo quadro, come Cgil dobbiamo invece rioccupare quegli spazi entro i quali attecchiscono tali proposte. È essenziale avviare iniziative concrete e strutturali, a partire dall’assorbimento nel contratto dell’indennità di organizzazione penitenziaria, che può rappresentare un punto di arrivo per la contrattazione per tutti i lavoratori. Abbiamo bisogno – evidenzia il coordinatore regionale – di un sindacato che si impegni sul fronte della riorganizzazione del DAP, a partire dalla istituzione dei dirigenti di area – pedagogica, contabile, del personale – con competenze ed obiettivi specifici, che siano in grado di costruire un sistema organico. E finalmente aprire anche prospettiva di una carriera vera, per tutte e tutti”.

Sul Ddl Varchi, che punta a trasformare il contratto dei funzionari giuridico-pedagogici in un contratto di diritto pubblico, De Santo è netto: “Rischia di essere una trappola. Promette stipendi più alti senza mai quantificare il reale beneficio e, soprattutto, toglie un’intera categoria professionale dalla contrattazione collettiva. Questo significa consegnare lavoratrici e lavoratori alla politica del momento, senza potere contrattuale e senza alcuna tutela sindacale. La strada giusta non è questa, ma un vero riconoscimento di tutte le professionalità che operano nel mondo penitenziario, sia sul piano economico sia sul piano dei bisogni specifici nei diversi ambiti: si pensi alla supervisione professionale per educatori e mediatori, o alla formazione professionale e la modernizzazione degli strumenti per le aree contabili e tecniche”.

Straordinari e smart working: la gestione arbitraria

Il diritto al lavoro agile viene sistematicamente ignorato negli istituti penitenziari. “Nonostante le normative, molti direttori lo negano senza alcuna motivazione organizzativa valida”, evidenzia De Santo. Anche la gestione degli straordinari è opaca: “I lavoratori e le lavoratrici non sanno se, quando e quanto verranno pagati. Il processo di programmazione del fabbisogno manca di trasparenza e genera tensioni tra il personale. Le RSU devono vigilare per garantire criteri chiari e un’equa distribuzione delle risorse”.

Le sfide per il futuro

“In un contesto in cui la politica tenta di dividere il fronte sindacale, è essenziale saper riconoscere davvero chi difende i lavoratori e le lavoratrici e chi ha altri scopi. Le elezioni RSU di aprile saranno decisive per eleggere rappresentanti che sappiano difendere i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori con competenza e determinazione – conclude De Santo -. Servono soluzioni concrete, non slogan: più assunzioni, più tutele contrattuali e più rispetto per chi ogni giorno manda avanti le carceri italiane”.