17 Jun 2025
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L’ombra dell’esternalizzazione sul nido di Valtesse

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Giorgio Locatelli (Fp Cgil Bergamo): “Fondi pubblici per ristrutturare una struttura pubblica, poi consegnata a un soggetto esterno: una beffa”

17 giugno 2025 – Il Comune di Bergamo esternalizza il nido di Valtesse, ristrutturato con fondi del Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza.
Una decisione che infrange la promessa di reintegro del personale per carenza di assunzioni e che scatena il forte disappunto della Rsu e delle categorie di Cgil e Cisl, visti i rischi per la qualità educativa e le condizioni di lavoro.

Ne abbiamo parlato con Giorgio Locatelli, segretario generale della Fp Cgil di Bergamo.

Perché il nido di Valtesse non riaprirà con personale comunale?
“Perché il Comune, pur sapendo da tempo che il nido sarebbe stato pronto per settembre, non ha previsto le assunzioni necessarie. Due anni fa erano state ricollocate circa 15 lavoratrici, tra educatrici e ausiliarie, con la promessa che al termine dei lavori sarebbero rientrate nella sede originaria. Oggi quella promessa viene disattesa – racconta Locatelli -. Nel piano triennale del fabbisogno sono previste solo due nuove assunzioni, esclusivamente per coprire i pensionamenti. Troppo poco per garantire la riapertura completa della struttura. E così, nonostante l’elevata domanda di iscrizioni, si decide di aprire comunque il nido, ma affidandolo a una cooperativa esterna. Fondi pubblici per ristrutturare una struttura pubblica, poi consegnata a un soggetto privato: una beffa”.

Quali le ricadute sulla qualità del servizio e sulle condizioni lavorative?
“Affidare ai privati un servizio educativo riduce il controllo diretto e mina un’esperienza pedagogica riconosciuta. Per le lavoratrici e i lavoratori, l’applicazione del contratto delle cooperative sociali comporta condizioni di minor favore: retribuzioni più basse, meno tutele, maggiore precarietà. È una logica miope, che penalizza sia chi lavora sia le famiglie. E a pagarne il prezzo sarà anche la qualità educativa offerta a bambine e bambini”.

Era l’unica via possibile?
“La riapertura era programmata da tempo: perché non prevedere le assunzioni necessarie? Uno sforzo politico, una razionalizzazione delle risorse interne, anche una riapertura graduale avrebbero potuto rendere possibile la gestione pubblica. Invece si è scelta una via più comoda ma sbagliata. Affidare il servizio a una cooperativa come Codes, già destinataria di altri nidi esternalizzati e con criticità note, è una sconfitta sociale. Che vogliamo scongiurare”.