
“NO guerra, riarmo, genocidio, autoritarismo. Per Gaza”. Anche la Cgil in piazza con oltre 300 realtà per chiedere di fermare le guerre, difendere vita e diritti e costruire un’Europa di pace
19 giu. 2025 – Domenica scorsa, 15 giugno, c’è stata la marcia per la pace da Marzabotto a Montesole, nei luoghi segnati dai massacri dei nazifascisti durante l’autunno del 1944.
Migliaia di persone, in quella giornata, con il loro cammino hanno chiesto, in particolare, a Israele di fermare il massacro della popolazione palestinese nella Striscia di Gaza, e al governo e a tutta la comunità internazionale di adoperarsi con tutti i mezzi per un cessate il fuoco in Medio Oriente.
Anche la Cgil, a partire dal segretario generale Maurizio Landini, ha partecipato alla manifestazione.
Su Facebook la Cgil Lombardia ha scritto: “Con oltre 50.000 vittime civili e un uso della fame e della carenza come arma di guerra, la Palestina è ormai un’enorme catastrofe umanitaria — ospedali distrutti, bambini uccisi o mutilati, intere popolazioni isolate.
Continuiamo a chiedere al governo italiano e all’Europa di assumersi le proprie responsabilità e di lavorare per: un cessate il fuoco immediato; la fine degli attacchi ai civili e dell’occupazione israeliana di Gaza e della West Bank; il riconoscimento dello Stato di Palestina, in linea con il diritto internazionale; la ripresa incondizionata degli aiuti umanitari”.
Sabato 21 giugno si prosegue con il cammino per la pace. La Cgil parteciperà alla manifestazione nazionale promossa a Roma, a Porta San Paolo, alle ore 14, dalla campagna Stop ReArm Europe e dalla rete Ferma il Riarmo. Oltre 300 realtà sociali, sindacali e politiche per un’iniziativa parte integrante della settimana europea di mobilitazione contro il piano di riarmo dell’Unione Europea – che si ventila essere di centinaia di miliardi di euro -, in vista del vertice Nato fissato all’Aja dal 24 giugno.
Le armi, da un punto di vista tecnico e industriale, vengono fatte per essere usate. Da un punto di vista etico, politico e civile questa realtà – come rischio di una profezia che si autoavvera – dovrebbe mettere in allarme e fare orientare governi e paesi sulla necessità di cambiare rotta.
Perché la guerra, come un baco nella frutta che dilaga, chiama guerra. Ed è, purtroppo, sotto gli occhi di tutti, iniziando da quelli europei, con l’Ucraina.
C’è urgenza di costruire pace, di fermare le guerre in corso, il genocidio in Palestina (anche sospendendo l’export bellico verso Israele) e la virata autoritaria che attraversa l’Europa. C’è bisogno di contrastare l’aumento delle spese militari a scapito di sanità, scuola, welfare e ambiente. Di rilanciare il ruolo della diplomazia, del rispetto del diritto internazionale. Di affermare giustizia sociale e climatica. Ribadendo che la sicurezza si deve tradurre in diritti per le persone e che l’Europa può solo – e deve essere – l’Europa della pace.
Per tutte le informazioni e adesioni, vai su: www.stoprearm.org