
Pusceddu (Fp Cgil Lombardia): “Solo pochi enti potranno applicare la norma, aumenti irrisori e nessuna risposta strutturale. Servono risorse vere per il contratto”
26 giu. 2025 – Il governo, con il Decreto Pubblica Amministrazione (Dl 25/2025), promette incrementi inattesi per il salario accessorio dei dipendenti non dirigenti di Comuni, Province, Città Metropolitane e Regioni. Fino al 48% della spesa per gli stipendi del 2023. Un’opportunità, viene detto, per le amministrazioni che faticano ad assumere. Con il Ministro Zangrillo che dichiara alla Camera di 300 euro al mese e 1,9 miliardi disponibili per i dipendenti degli enti locali.
Ma per la Fp Cgil è fumo negli occhi.
“Questo decreto lo potranno usare in pochi. In tanti enti il limite del 48% è già superato, o mancano le condizioni per farlo: bilanci troppo stretti, tagli subiti, risorse insufficienti. Anche dove i conti sono a posto, c’è chi preferisce la prudenza, per paura di nuovi vincoli domani. E poi – afferma Dino Pusceddu, segretario della Fp Cgil Lombardia – restano fuori interi pezzi del sistema: Unioni di Comuni, Camere di Commercio, altri enti locali. Le risorse promesse non sono né stabili né immediate. E soprattutto: non parlano a tutte le lavoratrici e lavoratori. Non danno risposte vere ai salari, non danno dignità a chi lavora. Così si rischia solo di aumentare le distanze e di rinunciare a nuove assunzioni. Non è questa la strada”.
Nella riunione regionale on line ‘Contratto per te Live’ del 19 giugno scorso, dove la segretaria Fp Cgil Nazionale Tatiana Cazzaniga ha raccontato lo stato dell’arte delle trattative per il rinnovo del contratto delle Funzioni Locali, è stato anche affrontato il tema della difficile applicazione del Decreto PA.
Difficile o irrealizzabile?
“Se 1,9 miliardi ci sono davvero, noi chiediamo che il governo li metta a disposizione del rinnovo del contratto nazionale delle Funzioni locali. La nostra mobilitazione è costante. Nei territori si sta contrattando, ente per ente, per migliorare le condizioni delle lavoratrici e dei lavoratori attraverso tutte le leve che la normativa vigente consente. Ma ci viene segnalato che gran parte dei comuni non ha possibilità di incrementare il salario accessorio – spiega Pusceddu -. I presunti spazi aperti dal Decreto PA sono spesso inapplicabili e, anche dove ci sarebbero, ci si trova davanti a un bivio: assumere nuovo personale o dare più soldi ai dipendenti. E in gran parte degli enti ci segnalano bilanci al collasso a causa dei tagli imposti dal Governo – sottolinea il sindacalista -. Per questo dobbiamo continuare a confrontarci nei posti di lavoro portando alla luce le vere cifre, dissipando i dubbi delle lavoratrici e dei lavoratori ed evidenziando gli aumenti irrisori ottenuti da altri comparti pubblici già ‘svenduti’ con i rinnovi contrattuali separati, vedi Funzioni Centrali e Sanità. La Fp Cgil al tavolo nazionale – prosegue – ha proposto di raddoppiare o triplicare l’indennità di comparto, l’unica comune a tutti dal 2004, togliendola dal fondo di produttività e creando un fondo dedicato, fuori da tutti i tetti di spesa. Raddoppiarla costerebbe meno di 300 milioni, triplicarla circa 600 milioni. Sono cifre possibili, ma va creato un fondo dedicato. E insisteremo. La nostra responsabilità è ottenere un contratto dignitoso che non faccia arretrare il comparto, quando già il personale sta sparendo, visto che non si può lavorare per 24.000 euro lordi l’anno con grandi responsabilità. Chiediamo risorse vere, salari dignitosi per tutte le lavoratrici e tutti i lavoratori delle amministrazioni locali, a prescindere dall’ente di riferimento”.