
Precari Pnrr, carichi insostenibili, stipendi inadeguati: dalle piazze della Lombardia – come da quelle nel Paese – la mobilitazione per il diritto alla giustizia e per chi la rende possibile ogni giorno.
1 lug. 2025 – “In questo luogo noi abbiamo anche problemi per avere una scrivania. C’è stato proposto addirittura un sistema di rotazione a prenotazione”. Già queste parole basterebbero per far capire lo stato desolante che vive il sistema giustizia. Questa mattina, Gioacchino Cosenza, funzionario precario dell’Ufficio per il Processo a Milano, al presidio che ha seguito il momento assembleare di Fp Cgil, Uil Pa e Usb Pi regionali e territoriali, nell’ambito della due giorni di mobilitazione nazionale, ha detto in modo chiaro e tondo le difficoltà delle lavoratrici e dei lavoratori degli uffici giudiziari. A partire da quelli che, come lui, assunti con il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) per dare supporto a una giustizia ridotta all’osso in termini di personale, sono a tempo determinato.
Nel paese sono circa in 12mila. Per 3000 di loro i fondi sono stati già stanziati, per altri 3000 i fondi – assicura il Ministero – ci sono. Ma l’altra metà, senza provvedimenti ad hoc, che fine farà, quando, il 30 giugno 2026 scadranno i loro contratti? E la giustizia che fine farà, quando già le carenze di organico pesano e sono in aumento, con i pensionamenti o la fuga di dipendenti verso altre pubbliche amministrazioni?
Anche Cosenza, palermitano, lo segnala: vivere in una città come Milano costa troppo, i prezzi degli affitti sono elevati e gli stipendi non bastano a vivere senza affanni economici. Nonostante gli stipendi non permettano di arrivare alla fine del mese i funzionari vengono chiamati a svolgere molteplici mansioni per permettere agli uffici di funzionare. Le attività che vengono richieste sono diverse da quelle per le quali hanno superato il concorso. “Noi in questi anni abbiamo fatto anche lavoro di cancelleria, supporto di attività amministrativa”, segnala il delegato Fp Cgil.
Il segretario Fp Cgil Lombardia Dino Pusceddu parla di “manifestazione necessaria. Tra un anno scadranno i contratti e dal governo non arrivano risposte. Viene data una risposta forse parziale per 6000 dipendenti a cui viene anche promesso un concorso pubblico da dover superare, ma non viene data una risposta a tutti i 12.000 dipendenti. Senza questo personale la giustizia collassa – ribadisce anche lui -, perché ad oggi i dipendenti che sono stati assunti col Pnrr garantiscono tempi certi alla giustizia e che questa macchina non si spenga”.
I timori sono forti, e il lavoro a tempo indeterminato per tutte e tutti è un punto importante, tra gli altri, di questa vertenza sindacale che attraversa tutta Italia, e dunque la Lombardia, da ieri.
“Dobbiamo chiedere la stabilizzazione del personale, dobbiamo chiedere che venga fatta una campagna straordinaria di assunzioni all’interno del Ministero della Giustizia, perché non possiamo pensare che il personale stabilizzato vada solamente a sostituire chi va in pensione – afferma Pusceddu -. E, ovviamente, dobbiamo garantire salari dignitosi per chi lavora in questo Ministero. Siamo ancora in arretrato rispetto alla firma di un contratto integrativo, non c’è la riclassificazione del personale e, oltre a tutto questo, abbiamo un contratto nazionale che non garantisce un recupero dell’inflazione, grosso problema dell’attrattività del pubblico impiego”.
Quindi? “La nostra lotta va avanti, perché vengano messe le risorse per la stabilizzazione del personale, perché vengano messe le risorse per un’assunzione straordinaria di dipendenti anche all’interno del Ministero della Giustizia e per un contratto nazionale delle Funzioni Centrali giusto che recuperi l’inflazione e che dia una prospettiva anche di attrattività alle amministrazioni”, sintetizza il segretario regionale.