17 Jul 2025
HomeIn evidenzaSportello unico immigrazione: senza stabilizzazioni e personale, i diritti si fermano

Sportello unico immigrazione: senza stabilizzazioni e personale, i diritti si fermano

timbro documento

“La nostra protesta riguarda prima di tutto la carenza di personale. Senza le lavoratrici e i lavoratori interinali, i servizi non reggerebbero”: la voce di Annalisa Crispi dalla Prefettura di Milano. Con Andrea Ferraccio, coordinatore Fp Cgil Lombardia, che rilancia: servono assunzioni stabili, organizzazione del lavoro e salario accessorio adeguati.

16 lug. 2025 – “L’arrivo dei lavoratori interinali è stato e continua a essere una salvezza per noi. Speriamo che possano essere stabilizzati perché ne abbiamo proprio bisogno. Senza di loro non riusciremmo a stare dietro alla mole di lavoro che c’è allo Sportello unico immigrazione (Sui), il che porterebbe inevitabilmente a ritardi, a non lavorare le pratiche nei tempi. E quindi a meno diritti per le persone che hanno bisogno dei documenti. In pratica, forniremmo un pessimo servizio”.

Annalisa Crispi, 46 anni, assistente amministrativa al Sui della Prefettura di Milano, inquadra subito il cuore del problema: la grave carenza di personale negli uffici periferici del Ministero dell’Interno.

Ma anche la sua storia racconta molto.

“Ho iniziato nel 2003 come lavoratrice interinale alla Prefettura di Caserta. Ho lavorato lì per nove mesi. Poi, dopo un concorso specifico per noi interinali, sono risultata idonea e, con lo scorrimento della graduatoria, ho scelto di venire a Milano. Qui ho iniziato a lavorare a tempo determinato il primo ottobre 2008. Le proroghe sono andate avanti fino al 2019, quando finalmente sono stata assunta a tempo indeterminato”.

Quali sono le principali sfide che affrontate allo Sportello unico immigrazione?

La battaglia per il personale interinale è cruciale, perché la carenza di personale è spaventosa. Siamo solo 14 persone assunte a tempo indeterminato, con migliaia di pratiche da lavorare per una città come Milano: 5.000 ricongiungimenti familiari all’anno, oltre all’emersione del lavoro irregolare, ai flussi stagionali, alla legalizzazione (dei documenti, vedi i certificati di matrimonio). Gestiamo anche la conversione dei permessi di soggiorno da studio a lavoro e le richieste permesso per i familiari che arrivano in Italia. L’organizzazione del lavoro tiene, ma solo grazie alla presenza degli interinali – ribadisce -. Senza di loro, non potremmo assolutamente reggere”.

Tu di cosa ti occupi?

“Seguo i ricongiungimenti familiari. Cerchiamo di non considerare queste pratiche come numeri, perché dietro ci sono persone che soffrono. Ad esempio, gli afghani: famiglie in difficoltà, soprattutto donne che non possono uscire da sole nemmeno per raggiungere l’ambasciata. Oppure ci sono familiari con gravi malattie, che vogliono venire a curarsi in Italia. È fondamentale che le pratiche vengano trattate entro i termini: è successo che una persona non vedesse la moglie da anni, e questo ha portato perfino al divorzio. Dentro queste pratiche, c’è davvero tanta vita”.

Quali altre problematiche lavorative riscontrate?

“Una criticità importante è che abbiamo un solo funzionario in un ufficio così cruciale. Gli assistenti amministrativi si trovano così a svolgere anche il lavoro dei funzionari: redigere provvedimenti di rigetto, gestire ricorsi e contenzioso. Tutto senza riconoscimenti economici, nonostante le responsabilità aggiuntive.

I dirigenti lo sanno e a volte se ne approfittano, dicendoci persino che siamo più bravi dei funzionari. Un altro problema è il continuo cambio di dirigenza – aggiunge -: dalla pandemia, periodo in cui abbiamo continuato a fornire servizi ai cittadini anche in smart working, abbiamo iniziato a cambiare dirigenti di continuo, alcuni solo dopo tre mesi. E spesso i dirigenti assegnati hanno anche altri incarichi. Ma qui non si può stare a mezzo servizio, serve una presenza costante, ci si deve dedicare completamente”.

Parliamo di valorizzazione professionale ed economica?

“Per anni non ci sono stati rinnovi contrattuali. Il nostro stipendio è rimasto fermo, mentre le responsabilità aumentavano. Anche l’ultimo rinnovo del contratto delle Funzioni Centrali – non firmato dalla Fp Cgil – è stato deludente: alcune colleghe e colleghi si sono ritrovati persino con lo stipendio più basso”.

Ad Andrea Ferraccio, coordinatore Fp Cgil Lombardia Ministero dell’Interno, chiediamo cosa serva per cambiare passo in questi uffici.

“Serve molto personale in più, e personale stabile, perché l’immigrazione è un fenomeno strutturale. Bisogna superare la logica del precariato e del lavoro somministrato per garantire servizi adeguati nei Sui, dove la vita delle persone e delle imprese dipende anche dall’efficienza e da un’organizzazione solida degli sportelli unici. Occorre saper sfruttare al meglio la tecnologia digitale e modalità flessibili che migliorino i servizi e la vita quotidiana delle lavoratrici e lavoratori. Sulle professionalità interne bisogna investire, così da agire, ad esempio, su programmi e banche dati in autonomia, invece che usare quelli di società esterne. Infine, servono più incentivi economici per il salario accessorio: è un nodo centrale per riconoscere l’impegno delle lavoratrici e dei lavoratori”.