
Pirri (Fp Cgil Lombardia): “Dignità è la parola chiave per il rinnovo contrattuale. Abbiamo già dato, ora basta”
25 luglio 2025 – Dopo mesi di trattativa, il tavolo per il rinnovo del contratto nazionale dei servizi ambientali si è rotto il 24 luglio. Utilitalia, Cisambiente-Confindustria, Assoambiente e le Centrali Cooperative hanno temporeggiato, evitando risposte concrete. Il malcontento cresce e la mobilitazione si avvicina.
Ne parliamo con Daniele Pirri, coordinatore Fp Cgil Lombardia.
Cosa è successo al tavolo?
“Le imprese hanno tirato per le lunghe. Hanno fatto finta di ascoltare, ma senza mai affrontare davvero i problemi. Anche sui temi fondamentali, come salute e sicurezza o parte economica, non si è mosso nulla. Abbiamo perso mesi preziosi”.
Salute e sicurezza dovrebbero essere una priorità, a maggior ragione in questo settore.
“Sembravano disponibili ma non hanno mosso un dito. Solo frasi fatte. La sicurezza non è negoziabile: Inail continua a segnalare troppa inidoneità, infortuni e malattie professionali. Chiediamo tutele vere: riconoscere i rischi del monoperatore, garantire formazione e copertura per i preposti, rafforzare la figura del RLSSA (rappresentante dei lavoratori per la salute, sicurezza e ambiente – ndr) e rendere permanenti le commissioni sicurezza nate nel periodo Covid. Vanno integrati strumenti specifici nei DVR (documento di valutazione dei rischi) per contrastare le aggressioni, comprese quelle di genere, e servono risposte strutturali alle criticità climatiche”.
Un altro nodo è la riforma della classificazione. Cosa chiedete?
“Vogliamo una classificazione moderna che accompagni la crescita professionale e valorizzi le mansioni reali. Serve eliminare il livello J, superare rigidità, rivedere le figure amministrative come possibili ricollocazioni per i non idonei, e considerare l’impatto delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale. Non accettiamo arretramenti né livelli peggiorativi rispetto agli attuali. Il contratto nazionale deve essere un elemento di sviluppo, non di arretramento”.
Rispetto al salario?
“Senza una parte economica robusta, non esiste un contratto credibile. Vogliamo recuperare il potere d’acquisto, ormai falciato dall’inflazione. Servono aumenti reali superiori all’inflazione per il prossimo triennio, sviluppo del welfare contrattuale e del sistema di indennità, e un adeguamento che recuperi il gap con le altre realtà industriali, dove i rinnovi hanno già portato incrementi significativi. Ma qui le imprese pensano solo a contenere i costi. E intanto il personale fugge: autisti e operatori se ne vanno dove le condizioni sono migliori”.
Tra i temi sul tavolo, i divari generazionali e l’equilibrio vita-lavoro.
“Serve una nuova disciplina della reperibilità e modalità effettive di fruizione dei riposi e delle ore di compensazione, soprattutto negli impianti. Dobbiamo costruire un settore capace di trattenere i giovani, riducendo il logoramento di chi ha anni di lavoro alle spalle, per evitare che i nuovi assunti restino solo pochi mesi e che i più esperti si consumino senza tutele”.
Sciopero inevitabile?
“Se le imprese non cambiano approccio, l’unica strada è la mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici. Dobbiamo prepararci a un percorso lungo. Serve forza, condivisione, partecipazione. Non possiamo più aspettare”.
Una dichiarazione finale?
“Abbiamo già dato. Ora basta. Dignità è la parola chiave: per i salari, per la sicurezza, per il futuro del settore. Il contratto nazionale deve essere strumento di sviluppo, non di divisione. O si cambia passo, oppure inizierà un percorso di mobilitazione lungo, compatto e determinato”.