29 Jul 2025
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I primi cinquant’anni dei consultori familiari

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Negri (Fp Cgil Lombardia): “Difendere i consultori significa difendere la sanità pubblica, laica, universale. Ci opponiamo al fatto che vengano svuotati, smantellati o usati contro le donne”. Vangi (Cgil Lombardia): “Abbiamo fatto ricorso al Tar e siamo in attesa del Consiglio di Stato: chiediamo più consultori pubblici, il rispetto della legge 194 e lo stop alle deroghe concesse ai privati”.

FP_CGIL_Consultori_29 lug. 2025 – I consultori familiari compiono 50 anni dalla loro istituzione, avvenuta con la legge n. 405 del 29 luglio 1975, conquista della mobilitazione dei movimenti femministi e per il diritto alla salute. Servizi gratuiti, radicati nei territori, per garantire salute e diritti, soprattutto alle donne, ai minori, agli adolescenti, alle famiglie. Cinquant’anni dopo, a partire dalla Lombardia, rischiano di diventare un simulacro.

Nonostante il loro ruolo essenziale, i consultori familiari versano in grave sofferenza: mancano risorse, personale. Non solo. Mentre la Francia è il primo Paese al mondo in cui l’interruzione volontaria di gravidanza (ivg) è diventata un diritto costituzionale e in Europa si lavora, pur tra le difficoltà, per inserirla nella Carta dei diritti fondamentali, in Italia la direzione è un’altra: si aprono le porte dei consultori pubblici alle associazioni antiabortiste. E in Lombardia c’è anche un dato critico in più.

La situazione lombarda

“In Lombardia, come ricostruito nell’aggiornamento a luglio 2025 dalla Cgil regionale, incrociando dati complessi e talvolta discordanti, ci sono 257 consultori, 168 consultori pubblici (65,37%) e 89 privati accreditati e contrattualizzati (34,63%). Un confronto con l’anno precedente mostra un lieve incremento: i consultori pubblici in Lombardia aumentano di 5 strutture, mentre i privati accreditati scendono di due. Ma la sostanza non cambia. La legge prevede un consultorio ogni 20.000 abitanti. Se consideriamo la popolazione lombarda, con oltre 10 milioni di persone, noi siamo a un consultorio ogni 59.735 abitanti, se guardiamo solo al pubblico. Se includiamo pubblico e privato il rapporto è di un consultorio ogni 39.048 abitanti. Questi sono dati peggiori del già pessimo dato nazionale, dove il rapporto è di 1 consultorio ogni 32.000 persone. Una situazione inaccettabile”, denuncia Sabrina Negri, segretaria regionale Fp Cgil con delega alle politiche di genere.

Oltre un terzo dei consultori lombardi è in mano a soggetti privati. “La Regione, dove sanità pubblica e sanità privata sono equiparate, consente l’accreditamento anche a strutture che spesso, di carattere confessionale, non garantiscono le prestazioni previste dalla Legge 194, in particolare sulla salute sessuale e riproduttiva. Un conto è il diritto, un altro è chi lo assicura e come. Questa sottrazione di salute pubblica si aggiunge ai problemi delle carenze di personale”, evidenzia la dirigente sindacale.

Ginecologia, ostetricia, psicologia, assistenza sociale, mediazione culturale, sono questi gli ambiti professionali previsti per un’équipe consultoriale. In Lombardia, però, le ore settimanali garantite sono molto lontane dagli standard nazionali, come emerge da un’indagine sui consultori familiari in Italia della Cgil nazionale dell’ottobre 2024. Ad esempio con una media di 6,7 ore settimanali per ginecologi e ginecologhe (invece di 18), la nostra regione è al penultimo posto, prima di Bolzano, con 5,4 ore. Per le ostetriche le ore sono 16,9 (invece di 36). Va meglio per psicologi e psicologhe, dove la Lombardia è in cima con 31,2 ore (lo standard è 18). Si scende di nuovo con le appena 13,5 ore per assistenti sociali (standard 36).

“Il quadro generale è impietoso:  meno prevenzione, meno ascolto, meno supporto. Grave paradosso per luoghi di relazione, cura, protezione, valorizzazione e rafforzamento della persona quali dovrebbero essere i consultori”, afferma Negri.

E dovrebbero essere anche luoghi di libertà. L’attacco politico non è meno grave del depauperamento materiale. Con la legge 56/2024, il Governo consente alle Regioni, nell’organizzare i servizi consultoriali nell’ambito del piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) di avvalersi del coinvolgimento di soggetti del Terzo Settore con ‘qualificata esperienza nel sostegno alla maternità’, peraltro senza che questo comporti costi aggiuntivi per la spesa pubblica. Un modo subdolo per legittimare le organizzazioni antiabortiste nei luoghi pubblici della salute – ribadisce Negri –. Ma non si può accettare la presenza di chi vuole colpevolizzare e limitare l’autodeterminazione femminile”.

Un anniversario amaro?

“In gran parte sì – commenta la segretaria regionale -. Però non demordiamo. Come Fp Cgil, insieme alla nostra Confederazione, rilanciamo con determinazione la richiesta di un vero potenziamento dei consultori pubblici, per garantirne i servizi e una tutela sanitaria equa su tutto il territorio nazionale, accessibile a tutte le comunità, comprese quelle delle aree interne e dei quartieri periferici.

La legge assegna ai consultori ruoli fondamentali: educazione alla sessualità, supporto alla maternità, accompagnamento alla nascita, consulenze su ivg e contraccezione, assistenza psicologica, prevenzione della violenza. Troppo spesso, però, queste attività restano sulla carta”.

Le rivendicazioni di Fp Cgil e Cgil

“Pertanto, tra le nostre richieste, ci sono le assunzioni specifiche per garantire équipe multidisciplinari a pieno regime, incluse figure professionali non obiettrici di coscienza. Alle lavoratrici e ai lavoratori vanno garantite condizioni di lavoro dignitose e formazione continua. Servono finanziamenti aggiuntivi nel Fondo Sanitario Nazionale, e vincolati, da destinare esclusivamente ai consultori pubblici. La Legge 194 va rispettata e pienamente applicata: nessuna interferenza da parte delle associazioni antiabortiste deve trovarvi spazio – ribadisce Negri -. Vogliamo la contraccezione gratuita e l’interruzione volontaria di gravidanza farmacologica entro la nona settimana nei consultori pubblici. Difendere i consultori significa difendere il loro ruolo: presidi vitali per la salute sessuale, riproduttiva e il benessere familiare lungo tutto l’arco della vita. Significa salvaguardare una visione della sanità pubblica fondata su laicità, universalità e diritti. Ci opponiamo con fermezza al loro svuotamento, smantellamento o che vengano usati contro le donne”.

“Abbiamo fatto ricorso al Tar Lombardia e siamo in attesa del giudizio del Consiglio di Stato. Chiediamo di adeguare il numero di consultori alla previsione delle leggi nazionali e che si superi la facoltà che Regione Lombardia attribuisce ai consultori privati (anche di natura confessionale) di non esercitare quanto previsto dalla legge 194. Non accettiamo soggetti che colpevolizzano e limitano la libertà delle donne nei luoghi pubblici della salute”, dichiara, in chiusura, Monica Vangi, segretaria Cgil Lombardia.

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