23 Oct 2025
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IN PENSIONE SEMPRE PIÙ TARDI E PIÙ POVERI, ECCO LA VERITÀ

Volantino A4-pensioni

Dopo promesse elettorali e continui slogan sul superamento della legge Monti-Fornero, siamo arrivati alla quarta legge di bilancio di questo Governo, che è riuscito nell’impresa
clamorosa di peggiorare proprio quella legge tanto criticata.

IN PENSIONE SEMPRE PIÙ TARDI

  • Azzerata la flessibilità in uscita, con un crollo delle pensioni anticipate.
  • A fine anno scadranno: Quota 103 (62 anni e 41 di contributi), con ricalcolo interamente contributivo e pesanti penalizzazioni sull’assegno pensionistico; APE Sociale, con l’aumento dell’età da 63 anni a 63 anni e 5 mesi. Opzione donna: cancellata.
  • Dal 2030, per chi rientra nel sistema contributivo, la soglia per l’uscita a 64 anni sarà innalzata a
    3,2 volte l’assegno sociale (da 1.309 euro nel 2022 a 1.811 euro): un aumento di 502 euro, che esclude la maggior parte dei lavoratori e delle lavoratrici, soprattutto le più giovani.
  • Senza interventi dal 2027 si andrà in pensione:
    67 anni e 3 mesi per la pensione di vecchiaia.
    43 anni e 1 mese per la pensione anticipata.
  • E dal 2029, ancora più tardi:
    67 anni e 5 mesi per la pensione di vecchiaia.
    43 anni e 3 mesi per la pensione anticipata.

Altro che 41 anni di contributi per tutti promessi da questo Esecutivo

IN PENSIONE SEMPRE PIÙ POVERI

  • Dal 1° gennaio 2025 le pensioni sono più povere a causa della riduzione dei coefficienti di trasformazione, che subiranno un ulteriore taglio nel 2027.
  • Confermati i tagli retroattivi alle pensioni anticipate dei dipendenti pubblici con la revisione delle aliquote di rendimento per le gestioni CPDEL, CPS, CPUG e CPI.
  • Un furto per il TFS/TFR dei dipendenti pubblici: nonostante la sentenza numero 130/2023 della Corte Costituzionale che invita il Governo a intervenire, fino a 7 anni per avere il proprio tfr/tfs, con una perdita di circa 20 mila euro su un tfs/tfr di 100 mila euro.
  • Per i pensionati non va meglio: Nel biennio 2023-2024, il taglio della rivalutazione ha determinato una perdita complessiva di 60 miliardi per pensionate e pensionati. Tagli che non potranno più essere recuperati. Una perdita fino a 9.000 euro per una pensione netta di 1.700 euro;

Nessuna lotta all’evasione fiscale e contributiva

 

BASTA RISORSE PER IL RIARMO

IL 25 OTTOBRE TUTTE E TUTTI IN PIAZZA

Per difendere il valore delle pensioni, per la dignità di chi le ha guadagnate lavorando!

La pensione non è un privilegio. È il frutto di una vita di lavoro.

 

Concentramento in Piazza della Repubblica alle ore 13.30, conclusione in Piazza San Giovanni in Laterano.

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