Intervista a Luca Dall’Asta, segretario generale della Fp Cgil Cremona
14 nov. 2025 – Quando un servizio pubblico diventa terreno d’appalto, significa resa di un bene comune.
All’ospedale Oglio Po di Casalmaggiore la Medicina Generale sarà gestita da una cooperativa privata. Il 5 novembre la Direzione ha confermato l’appalto: a partire dal 1° dicembre la Medicina Generale passerà in gestione privata. La Fp Cgil Cremona, con il segretario generale Luca Dall’Asta, parla di “ennesimo atto vergognoso” e non risparmia accuse alla Direzione dell’Asst Cremona e alla politica regionale lombarda. È, infatti, l’ennesimo pezzo di sanità pubblica che si perde, dopo anni di tagli, accorpamenti e servizi esternalizzati.
“Avevamo ragione noi, ma non avremmo voluto averla”, hai denunciato nel comunicato stampa. Perché?
“Perché tutto quello che temevamo è successo. Il 5 novembre la Direzione dell’Asst di Cremona ha confermato, dopo un confronto acceso, l’appalto della Medicina Generale dell’Oglio Po. Volevamo approfondire la questione nel merito per fronteggiare la carenza di personale, ma non siamo mai stati presi seriamente in considerazione. La decisione era già scritta, come lo è da anni il disegno politico che la ispira. Questa Direzione è l’espressione diretta di una Regione che, per legge e per cultura, tratta la sanità pubblica come fosse un mercato”, denuncia Dall’Asta.
Il Direttore Generale nega il depotenziamento e parla di rilancio.
“Un rilancio? I numeri dicono altro. I posti letto di Medicina Generale sono passati da 60 a 48. La riapertura di Cardiologia e dell’Unità di Cure Cardiologiche con otto letti, e di Chirurgia e Ortopedia, non è un potenziamento ma solo un recupero di ciò che esisteva. Si indebolisce il perimetro pubblico e si sacrifica un reparto fondamentale per i bisogni sociali e assistenziali del territorio. Ed è la mancanza di rispetto verso lavoratrici e lavoratori a colpire di più: trattati come pedine sacrificabili”.
C’è un concorso pubblico aperto per 50 infermieri. Non è una contraddizione?
“Lo è, eccome. Mentre si bandisce un concorso pubblico, si esternalizza un intero reparto. È una scorciatoia che non risolve nulla: invece di investire sul pubblico, si sposta il problema altrove”.
Qual è lo stato d’animo delle lavoratrici e dei lavoratori?
“Demotivazione e sfiducia. Alcuni infermieri sono stati invitati a scegliere nuove sedi, ma la sensazione generale è di incertezza. Quando la Direzione non crede nel futuro dell’ospedale, anche chi ci lavora perde fiducia”.
Chi gestirà il reparto e con quali modalità?
“La Cooperativa Sociale Dolce subentrerà il 1° dicembre con 24 posti letto, e dal 1° febbraio 2026 ne prenderà altri 24. Restano incertezze sugli operatori socio sanitari della Cooperativa Euro & Promos: l’Asst vuole ridurre l’appalto del 20% e trasferire parte del personale a Cremona. Abbiamo chiesto un incontro urgente con entrambe le cooperative. Tutto avviene senza trasparenza e a giochi fatti”.
Nel bando si applica il contratto delle Cooperative Sociali e non quello della Sanità Pubblica. Che impatto avrà?
“Significa creare disuguaglianza dentro lo stesso ospedale: persone che fanno lo stesso lavoro ma con meno salario, meno diritti, meno tutele. È dumping tra lavoratrici e lavoratori, una scelta al ribasso che svilisce la professionalità di chi opera ogni giorno nei reparti. Il bando, mutuato da quello degli Spedali Civili di Brescia, è l’ennesima prova che si sta costruendo un modello di sanità a doppia velocità. Anche se il contratto delle Cooperative Sociali è stato migliorato, resta comunque inferiore a quello della Sanità Pubblica. Noi vigileremo: i professionisti dovranno essere iscritti all’Ordine degli Infermieri e avere le stesse competenze, ma soprattutto lo stesso riconoscimento e dignità professionale”.
Avete criticato anche il sindaco di Casalmaggiore. Perché?
“Si è limitato a prendere atto dell’appalto, come confermato in assemblea dei sindaci. Nessuna riflessione politica, nessuna iniziativa concreta. È mancata una voce istituzionale. Serviva un osservatorio permanente sull’Oglio Po, non disimpegno”.
La Direzione vi accusa di destabilizzare operatori e cittadini.
“È una comoda inversione di responsabilità. La vera destabilizzazione nasce da chi non investe nel pubblico, da chi non dà prospettive, da chi non crede nel futuro dell’ospedale. Noi non confondiamo nessuno: diciamo la verità. Se la Direzione non trasmette fiducia, come può pretenderla dal personale e dalla comunità?”.
Si parla di futura reinternalizzazione. Ci credete?
“No. Il bando dura due anni, ma queste promesse non sono credibili. Quando un pezzo di sanità pubblica passa ai privati, difficilmente torna indietro. È un patrimonio che si perde”.
Quali saranno le prossime iniziative della Fp Cgil?
“Ci confronteremo nelle prossime ore con la Rsu e con le altre organizzazioni sindacali. Chiederemo tutele per il personale e garanzie sulla qualità del servizio. Se servirà, mobiliteremo lavoratrici, lavoratori e cittadinanza. Difendere l’Oglio Po significa difendere un principio: la salute è un diritto, non una merce da mettere in vendita”.