Contratto al palo, problemi che vanno avanti: il settore chiede risposte vere
21 nov. 2025 – Nel settore dell’igiene ambientale la trattativa sul contratto è bloccata da troppo tempo. Le proposte arrivate dalle imprese non risolvono i problemi che le lavoratrici e i lavoratori vivono ogni giorno: stipendi che non reggono l’aumento dei prezzi, sistema di classificazione che non valorizza le competenze, sicurezza da rinforzare e scelte più chiare contro discriminazioni e violenze.
La mobilitazione unitaria non è partita oggi. Lo scorso 17 ottobre c’è stato un primo sciopero, da cui era stato mandato un segnale forte. Ma al tavolo negoziale le distanze tra le parti non si sono accorciate, semmai, in alcuni punti, si sono persino allargate. Da qui la decisione di Fp Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti e Fiadel nazionali di tornare allo sciopero il prossimo 10 dicembre.
“In questi mesi auspicavamo in un passo avanti al tavolo di trattativa. Invece ci è arrivata una proposta che non recupera il potere d’acquisto, non riconosce le responsabilità e non mette la sicurezza al centro. Sembra più un modo per prendere tempo che per chiudere davvero il contratto”, afferma Daniele Pirri, coordinatore Fp Cgil Lombardia.
Poi evidenzia: “I lavoratori e le lavoratrici che lavorano negli impianti e sulle strade hanno bisogno di inquadramenti chiari, tutele concrete e condizioni che permettano di tornare a casa incolumi. Questo non è un dettaglio: è la base per rispettare il lavoro dei servizi ambientali”.
A lui si aggiunge Americo Fimiani, neo segretario Fp Cgil Lombardia, con delega sul settore. “Scioperare non è mai comodo. Ma lo sciopero è espressione di libertà e democrazia, un diritto che difendiamo esercitandolo, soprattutto quando la trattativa non rispetta il lavoro. Nell’igiene ambientale operano più di 110mila lavoratrici e lavoratori – di cui oltre 6000 nella nostra regione – che ogni giorno garantiscono servizi essenziali. A loro dobbiamo un contratto giusto, con aumenti adeguati, sicurezza reale, inquadramenti corretti e impegni chiari contro ogni forma di discriminazione. Il 10 dicembre il settore si ferma: chiediamo fatti, non ipotesi. Chi lavora in questo settore merita un contratto all’altezza del servizio che garantisce al Paese. La mobilitazione è il nostro modo per renderlo evidente”.


