Pusceddu (Fp Cgil Lombardia): “Questa legge di bilancio sta scavando sotto i piedi di chi manda avanti ogni giorno tribunali, carceri, uffici e servizi”
2 dic. 2025 – Per venerdì 5 dicembre la Fp Cgil ha proclamato lo sciopero delle lavoratrici e dei lavoratori della Giustizia nei tre Dipartimenti – Amministrazione Penitenziaria (Dap), Giustizia Minorile e di Comunità (Dgmc), Organizzazione Giudiziaria (Dog) – e all’Ufficio Centrale Archivi Notarili (Ucan).
Alle ore 10, sotto il Ministero, in piazza Vidoni a Roma, è previsto un presidio nazionale, dietro allo slogan: “Anche noi vogliamo Giustizia!”.
“Questa legge di bilancio scava sotto i piedi di chi manda avanti ogni giorno tribunali, carceri, uffici e servizi”, esordisce Dino Pusceddu, segretario della Fp Cgil Lombardia, con cui facciamo il punto.
Partiamo dal Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria. Cosa sta accadendo?
“La situazione è urgente. Le lavoratrici e i lavoratori stanno fuggendo da tribunali, procure e corti d’appello per andare in amministrazioni con maggiori livelli retributivi o nel settore privato. Se non fermiamo questo esodo, il diritto a processi veloci e giusti resta solo sulla carta. Per questo chiediamo di strutturare a regime l’Ufficio per il Processo (Upp): è la struttura che assiste il magistrato. Tiene insieme studio dei fascicoli, preparazione degli atti, smaltimento dell’arretrato, organizzazione delle udienze. Questo personale inoltre garantisce la funzionalità degli uffici molte volte in supporto delle cancellerie. Quando scadranno i contratti del personale assunto con le risorse PNRR i tempi torneranno a dilatarsi”, risponde il dirigente sindacale.
E sulla stabilizzazione?
“È un punto decisivo. Vanno stabilizzate tutte le precarie e tutti i precari che tengono in piedi gli uffici: operatori data entry, funzionari tecnici, funzionari Upp. E poi servono investimenti veri. Il sistema indennitario deve essere finanziato con nuove risorse nel Fondo risorse decentrate: l’ultimo contratto non mette risorse per la valorizzazione del personale. Bisogna investire nelle sedi, nelle tecnologie, e garantire finalmente le assunzioni interne per la quota di riserva per le elevate professionalità e la dirigenza”.
Passiamo al Dap. Che situazione c’è?
“Nel Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria sta maturando una deriva che mette in discussione la nostra Costituzione. La funzione del trattamento rischia di essere schiacciata sulla sola sicurezza, come se il carcere fosse un ghetto da blindare. E non è questa la missione del sistema penitenziario italiano. Chiediamo il rispetto delle norme su salute e sicurezza, il riconoscimento dello stress lavoro-correlato per le lavoratrici e lavoratori delle Funzioni Centrali, strumenti informatici adeguati negli istituti, e che l’indennità di specificità penitenziaria torni nella contrattazione integrativa e venga riconosciuta a tutte e tutti”.
C’è anche il tema della mobilità del personale.
“Sì, perché la mobilità non è un disimpegno: è crescita professionale. Ci sono lavoratrici e lavoratori fermi da più di vent’anni senza progressioni economiche. Chiediamo che la quota di riserva per elevate professionalità e dirigenza venga finalmente finanziata”.
Veniamo alla Giustizia Minorile e di Comunità. Dove sta il problema più grande?
“Anche qui, nella deriva punitiva. Si continua a pensare che la risposta sia costruire nuove carceri. Noi diciamo l’opposto: bisogna investire nell’esecuzione penale esterna, per adulti e minori. L’esecuzione penale interna ed esterna è un sistema unico, e se indebolisci una parte, indebolisci alla fine tutto”.
Sul personale Dgmc?
“I carichi di lavoro sono fuori scala. Servono nuove assunzioni tramite graduatorie ancora valide e il ripristino di quelle scadute. Servono più fondi per buoni pasto, sedi, auto di servizio, strumenti informatici. Anche qui l’indennità di specificità deve valere per tutti. E anche qui chiediamo la quota di riserva per elevate professionalità e dirigenza”.
Per quanto riguarda l’Ucan?
“La conservatoria degli atti notarili rischia un declino silenzioso. Gli operativi sono troppo bassi, le applicazioni e le reggenze svuotano le sedi, la digitalizzazione procede con lentezza. Servono nuove assunzioni, investimenti seri, e lo stop a questi continui spostamenti che lasciano buchi ovunque. E anche qui ci sono persone ferme da vent’anni senza un avanzamento. Bisogna rifinanziare progressioni e sistema indennitario”.
La Lombardia complessivamente come sta messa?
“Male. Uffici per il processo tenuti in piedi da contratti a termine, istituti penitenziari con organici ridotti, servizi minorili schiacciati da carichi inaccettabili, archivi notarili al limite. La precarietà regge pezzi interi del sistema, senza nessuna garanzia. Lo sciopero del 5 dicembre è un appello al Paese: senza investimenti e stabilizzazioni, la Giustizia si ferma. E le prime a pagare saranno le cittadine e i cittadini più fragili -, avverte Pusceddu -. La Giustizia è un diritto e un servizio essenziale. Non possiamo assistere al suo smantellamento. Vogliamo risorse vere per garantire stabilità, dignità e valorizzazione alle lavoratrici e ai lavoratori. Questo è il senso dello sciopero del 5 dicembre”.
I volantini della Fp Cgil:



