I sindacati denunciano le gravi condizioni di lavoro nell’istituto, a partire dalle carenze di organico. Trevisani (Fp Cgil): vogliamo un ente all’altezza della situazione e che valorizzi le sue lavoratrici e i suoi lavoratori
31 mag. 2021 – “L’Istituto si è ritrovato la fortuna di avere tra le mani un filone d’oro (il personale) che però sta ciecamente trasformando in rame a furia di trascurarlo e umiliarlo”. I sindacati, in una lettera aperta ai vertici Inail, fotografano le difficili condizioni, in Lombardia, delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Istituto nazionale Assicurazione Infortuni sul Lavoro, a partire dalle gravi carenze in organico.
Perciò “ritengono urgente e indifferibile”: rideterminare i fabbisogni di personale, alla luce delle attività, del peso numerico e delle specificità della regione; rivedere l’ordinamento professionale; assumere nuove risorse umane “attraverso tutte le procedure possibili”; ridefinire la valutazione della performance individuale; adeguare i sistemi informatici alle attuali necessità organizzative; prevedere “target di produzione coerenti con le forze disponibili, con i carichi di lavoro e con i tempi di istruttoria effettivamente necessari a garantire la qualità dei prodotti e dei servizi resi all’utenza”.
Il quadro, con la pandemia, si è aggravato. “Siamo molto preoccupati – sostiene Antonella Trevisani, coordinatrice Fp Cgil Lombardia -. L’istituto nella nostra regione gestisce un quinto del portafoglio nazionale, con oltre 840mila pratiche. Ad esempio, le polizze per gli infortuni sul lavoro sono più di 600mila, cioè oltre il doppio delle altre regioni. Nel 2019 sono state ispezionate 3300 aziende con oltre 8 milioni di premi omessi accertati”.
Cosa vuoi dire con questi numeri? “Prima ti do altri dati: l’Inail lombardo ha una carenza media di personale del 21% con punte che sfiorano il 30%. Carenze che sono trasversali alle diverse figure: personale amministrativo (circa il 20%), sanitari (23%), medici (28%), assistenti socio educativi (12%), dirigenti (15%), professionisti, tra cui gli informatici (30%), vigilanza (25%). Il turnover non è bastato a colmare le lacune causate negli anni dai tagli alla spesa e acuite dai pensionamenti per quota 100 – spiega la sindacalista -. Tutto questo, e qui sta la mia risposta, comporta carichi pesantissimi per le lavoratrici e i lavoratori. Nel 2020, con il Covid che ha messo a dura prova la Lombardia, le denunce d’infortunio sono state pari al 28,5% e purtroppo quelli mortali salgono al 37,6% (oltre 250 casi)”.
Quindi servono energie in più. “Indubbiamente e quanto prima – sottolinea Trevisani -. Ma non solo. Il personale va motivato e valorizzato sul piano professionale ed economico, riconoscendo il lavoro svolto ma anche favorendo il più possibile il benessere organizzativo. In esso faccio rientrare anche la valutazione individuale che deve servire a migliorare la qualità del servizio e non a mortificare chi lo eroga che, semmai, attraverso questa valutazione deve poter avere una direzione di crescita economica e professionale. Va poi messo nel conto – aggiunge – che ora l’utenza è più insofferente e certi ritardi e malfunzionamenti, anche per inadeguatezze informatiche, non vengono tollerati ed è più che comprensibile: gli strumenti per lavorare devono essere all’altezza dell’ente, siamo i primi a ribadirlo”.
I sindacati avvisano perentori che se non si inizierà a dare risposte, entro il 2021, alle richieste fatte “inevitabilmente la soluzione delle problematiche evidenziare non potrà più trovare un argine solo nell’impegno e nel senso di responsabilità dei colleghi e diverrà un problema che riguarderà più complessivamente l’Inail e il suo rapporto con la collettività”.