25 Jul 2024
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Sanità lombarda / I due livelli

Graziuso, oss alla Asst di Lecco e delegato Fp Cgil: “Vogliamo una riforma sanitaria che esca dalle logiche aziendali, che hanno mercificato il diritto alla salute, una riforma sanitaria che parta dai bisogni della comunità e che garantisca a 360° una sanità pubblica e universale”

19 ott. 2022 – “La mia esperienza personale, come operatore socio sanitario, alla Asst di Lecco, dipartimento salute mentale, ha visto in questi dodici anni un drastico declino di quello che la sanità pubblica dovrebbe garantire”. Luca Graziuso, all’attivo della Fp Cgil Lombardia dello scorso 7 ottobre, ha parlato della “privatizzazione massiccia” dei servizi di cura, del Covid e dell’“abbandono di centinaia di operatori: infermieri, oss, medici che hanno preferito migrare nel privato o nella libera professione piuttosto che sottostare a turni massacranti, a una conciliazione vita/lavoro inesistente e a centinaia di migliaia di ore di straordinario mai retribuito e di ferie accumulate mai godute”.

Non sono noccioline 300.000 ore di straordinario non pagate e 46.000 giorni di ferie non fruite, ma “una montagna impossibile da scalare che certifica la cronica mancanza di personale; si stimano centinaia di operatori mancanti”. La mancanza di personale certifica poi anche il chiudere battenti, come il servizio psichiatrico diagnosi e cura dell’ospedale Mandic di Merate, chiuso ormai da due anni. “Nello stesso dipartimento soffrono i servizi territoriali con i centri psicosociali e gli ambulatori ridotti all’osso. Abbiamo 14 medici psichiatri in meno e questa condizione pesa come un macigno sulla salute pubblica, obbliga a scegliere chi curare e chi rimandare a tempo indefinito” evidenzia il delegato della Fp Cgil Lecco.

La denuncia è netta. In Lombardia è stata “creata una sanità di due livelli”. Una per chi, benestante, può permettersi di pagare ottimi servizi. L’altra di “classe B”, costretta a lunghe liste di attesa o alla ricerca di ambulatori specialistici che spesso non si trovano nelle Asst, vedi allergologia pediatrica, chiusa sia a Lecco che a Merate. “Gli unici ambulatori aperti sono quelli privati non convenzionati; questo obbliga chi non può permetterselo di migrare in altre province lombarde spesso molto lontane dalla propria – racconta Graziuso -. Risultato di tutto ciò è il procrastinarsi di diagnosi precoci che garantirebbero una qualità di vita diversa. La diagnosi precoce di malattie debilitanti o a esito nefasto prese in tempo sarebbero curabili. Purtroppo questo sistema ha tolto agli ultimi la possibilità di curarsi, gli ultimi che continuano ad essere invisibili di fronte alle istituzioni”.

Grande è la delusione rispetto al “sogno” di una riforma della sanità lombarda che valorizzasse concretamente la medicina territoriale, implementasse un sistema socio sanitario “quasi porta a porta, dove la persona fosse presa in carico in un sistema multidisciplinare territoriale, sistema che potrebbe offrire: la cura, il sostegno e la diagnosi precoce; un trittico che porterebbe veramente ad avere una realtà socio sanitaria territoriale d’eccellenza”.

Si ha assistito a una riforma di carta perché senza personale per fare funzionare le case di comunità. Per l’infermiere di famiglia sono stati fatti bandi interni ma le lavoratrici e i lavoratori poi individuati “non hanno mai iniziato il loro mandato, perché ancora impiegati a coprire l’enorme sofferenza dei reparti ospedalieri. Il personale socio sanitario viene continuamente palleggiato da un servizio all’altro a suon di mobilità di urgenza per tappare buchi”.

E i finanziamenti del Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza? “Sono stati utilizzati per dar vita a scatole vuote, non per la messa in funzione delle strutture finanziate. Non vogliamo che questo si traduca nell’ennesimo regalo al privato, nell’ennesima mercificazione della salute pubblica. Non vogliamo che il profitto a tutti i costi prevarichi il diritto alla salute soprattutto degli ultimi e delle persone che agli occhi della società sono invisibili”.

Cosa occorre per dare voce e gambe alla sanità pubblica? “Un piano di assunzioni straordinario, grazie al quale si possa garantire una turnistica equilibrata, la diminuzione degli straordinari, una conciliazione vita/lavoro più umana. Serve incrementare l’appetibilità aziendale anche attraverso l’istituzione di forme di welfare aziendale per i dipendenti. E tutelare i servizi pubblici territoriali che sono il vero patrimonio socio sanitario. Vogliamo una riforma sanitaria che esca dalle logiche aziendali, che hanno mercificato il diritto alla salute, una riforma sanitaria che parta dai bisogni della comunità e che garantisca a 360° una sanità pubblica e universale”.