24 Nov 2024
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“Quale futuro per Asst Garda?”

L’intersindacale della dirigenza e del comparto sanità pubblica scrive una lettera aperta a sindaci del territorio e alla cittadinanza. Lazzaroni (Fp Cgil Brescia): “Il diritto alla salute riguarda tutte e tutti. L’appello va ascoltato e raccolto. Come categoria temiamo in particolare che si stia sottovalutando il rischio di un ulteriore impoverimento del presidio pubblico in campo sanitario, dando ancora più manforte al privato. Occorrerebbe una forte regia pubblica ma al momento non si vede”

26 ott. 2022 – “Quale futuro per Asst Garda?”. Con questa domanda, nei giorni scorsi, i sindacati del comparto e della dirigenza medica hanno diffuso, unitariamente, una lettera aperta ai sindaci dei comuni che fanno riferimento all’azienda socio sanitaria territoriale e alla cittadinanza.

Cosa vi preoccupa? “Si sta smantellando un servizio sanitario pubblico che funzionava mentre con gli investimenti del Piano nazionale di ripresa e resilienza si sta fingendo di rafforzarlo con strutture per ora solo di facciata, di mero cambio del nome senza avere tutte le professionalità per farle andare avanti. Anche per la Asst del Garda il tema della qualità organizzativa è centrale: se al suo posto c’è disorganizzazione, le ricadute non vanno solo sulle lavoratrici e sui lavoratori ma anche sulla resa dei servizi pubblici. Inevitabile, così, che l’ago della bilancia si sposti sempre più verso una sanità privata che copre già il 50% degli spazi – risponde Nadia Lazzaroni, segretaria della Fp Cgil Brescia -. Come categoria crediamo fermamente nel valore universale della sanità pubblica fuori dal profitto, in un diritto alla salute che deve essere per tutte le persone e non solo per quelle che possono pagare”.

Cosa serve per raggiungere la qualità organizzativa? “Il personale necessario, in tutte le professionalità, dai medici agli infermieri e ai tecnici sanitari ma anche dell’ambito amministrativo. Da troppo tempo in Asst Garda le carenze di organico costringono le lavoratrici e lavoratori a turni su turni, salti di riposo, sovraccarichi di lavoro e di reperibilità. La pandemia ha dato il colpo di grazia e ora, allo stress e alla stanchezza, si sono aggiunte la frustrazione e la demotivazione, oltre a un consistente burnout e al rischio di errori professionali – spiega Lazzaroni -. Il tema, certo, non è solo territoriale, ma lombardo e nazionale. Tuttavia la situazione critica qui si trascina da troppi anni, senza le tempestive assunzioni del turn-over da pensionamenti e dimissioni, e con le assenze del personale non sostituito. Aggiungo – prosegue la sindacalista – che la carenza di dirigenti ai vari livelli provoca vuoti gestionali, con disagi e incertezze per le operatrici e gli operatori, lasciati più spesso a loro stessi, senza coinvolgimento. Le ragioni di chi lascia l’azienda cercando occasioni migliori sono da capire e da risolvere, come, viceversa, le ragioni di chi non la vede come luogo di lavoro, allo stato attuale non appetibile, senza valorizzazione professionale e a queste pesanti condizioni”.

E poi ci sono anche le ragioni delle cittadine e dei cittadini. “Assolutamente, diritti del lavoro e diritti di cittadinanza si tengono quantomai assieme in questo ambito. Registriamo con preoccupazione le crescenti aggressioni al personale sanitario, spesso dovute al malessere sociale crescente di un’utenza che vorrebbe un’immediata risposta ai propri bisogni. L’ultimo episodio, nei giorni scorsi, è stata l’aggressione fisica e verbale alle lavoratrici e ai lavoratori, medici e infermieri, del pronto soccorso di Desenzano. Per garantire loro l’incolumità e la sicurezza l’azienda ha messo all’ingresso, di notte, una guardia giurata. Il punto è tornare a rendere efficienti ed efficaci i servizi, anche quelli territoriali, che possono fare da argine agli accessi ospedalieri. Si stanno lasciando invece sempre più aree scoperte, dal disagio alla disabilità”

Sarà ascoltato il vostro appello? “Il diritto alla salute riguarda tutte e tutti. L’appello va ascoltato e raccolto. Come Fp Cgil temiamo in particolare che si stia sottovalutando il rischio di un ulteriore impoverimento del presidio pubblico in campo sanitario, dando ancora più manforte al privato. Occorrerebbe una forte regia pubblica ma al momento non si vede”.

Lettera aperta Asst Garda