Pusceddu (Fp Cgil): “Situazione grave in tutte le province. Con i concorsi deserti e i prossimi pensionamenti servizi a rischio paralisi. Oltre al piano straordinario di assunzioni, urge una valorizzazione del posto pubblico”
Milano, 27 marzo 2023 – In Lombardia gli enti locali hanno sempre meno personale. Analizzando i dati disponibili sul Conto Annuale della Ragioneria Generale dello Stato, dal 2009 (dunque prima dello stop alle assunzioni nel pubblico impiego, con decreto legge n. 78 del 2010) al 2021, nella nostra regione le lavoratrici e i lavoratori del comparto e della dirigenza degli Enti Locali, dalla Regione ai Comuni e alle Unioni di comuni fino alle Province e alle Camere di commercio, in 12 anni, sono scesi dai 76.536 ai 61.289 complessivi, cioè di 15.247 unità (-19,92%).
La forte e progressiva riduzione occupazionale ha una piccola inversione di tendenza solo nel 2021, rispetto al 2020, con 370 unità in più (+0,61%). In sostanza, gli enti locali annualmente hanno perso in media 1270 dipendenti: è come se, ogni anno, scomparisse dalle cartine un piccolo paese.
Al 1° gennaio 2022 la Lombardia, con i suoi 9.943.004 cittadini e cittadine, non solo risulta avere un rapporto dipendenti Funzioni Locali/abitanti ben sotto la media nazionale, con le sue 59.030.133 teste totali: 1 dipendente ogni 162,23 abitanti lombardi contro 1 dipendente ogni 126,37 abitanti italiani. Ma si colloca anche al quintultimo posto tra le regioni italiane.
“La situazione è grave, tutte le province lombarde, pur con le loro differenze, sono sotto la media – dichiara Dino Pusceddu, segretario Fp Cgil Lombardia –. La nostra preoccupazione cresce considerando che quest’anno abbiamo notizia di concorsi che stanno andando deserti: le retribuzioni, soprattutto per le professionalità necessarie all’attuazione dei piani del Piano nazionale di ripresa e resilienza, sono basse rispetto al settore privato e il posto pubblico è diventato poco attrattivo. Gli enti locali sono stati oberati di sempre maggiori incombenze, gravanti sulle spalle di lavoratrici e lavoratori che, non solo sono a ranghi sempre più ridotti ma con un’età media di oltre 50 anni (il 58,76%). Con i prossimi pensionamenti, i servizi rischiano la paralisi. Per non dire dei progetti legati, appunto, al PNRR”.
Per Pusceddu, accanto a “un piano straordinario di assunzioni è urgente e necessaria anche una valorizzazione del posto pubblico sotto il profilo economico e di riconoscimento sociale. Bisogna promuovere il posto pubblico a partire da scuole e università, in modo da far conoscere e far valere il fondamentale ruolo dei servizi pubblici erogatori di diritti di cittadinanza che la Costituzione affida alle lavoratrici e ai lavoratori delle pubbliche amministrazioni. Senza di loro non ci sono servizi – evidenzia il dirigente sindacale – e senza servizi le comunità locali sono più povere: questo soprattutto nelle zone montane, dove le difficoltà di assunzione si fanno sentire in modo particolare”.