Intervista a Giorgio Barbieri, coordinatore Mmg Fp Cgil Lombardia
25 mag. 2023 – “Solo se si deciderà di impostare immediatamente qualche correttivo il numero di medici di medicina generale potrà risalire un po’, o comunque scendere meno precipitosamente. Purtroppo la deriva liberista di tutti questi anni ha provocato grandi danni al diritto alla salute delle persone e la Lombardia, dove la sanità pubblica è ormai equiparata a quella privata, è stata apripista in negativo per il Paese”. Giorgio Barbieri, coordinatore Mmg Fp Cgil Lombardia, non si sorprende a leggere le stime della Fondazione Gimbe che, sulla base dei dati dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), prevedono entro il 2025, quando già in Italia siamo sotto di 2900 medici di base, di perderne ancora più di 3400.
“Tutto il Paese soffre: nel 2007 eravamo in 47.000 mmg e nel 2021 siamo scesi a 40.250 e il 75,3% con oltre 27 anni di laurea, cioè si avvicina alla pensione (entro il 2031 si prevedono circa 20mila fuoriuscite). La nostra è la regione più in crisi, in deficit di più di 1000 professionisti e un rapporto medico/assistiti che va ben oltre il numero ottimale di 1 a 1000 e il massimale di 1 a 1500 (superato in Lombardia dal 65,4% dei medici), visto che in alcune zone, vedi Monza, un medico di medicina generale arriva ad avere fino a 2000 pazienti. Una situazione obiettivamente insostenibile sia per noi medici, stante il carico di lavoro e la nostra tenuta psicofisica, sia per cittadine e cittadini che rischiano sempre più spesso di non trovare assistenza nella medicina territoriale – diverse sono già le aree disagiate, ad esempio quelle montane – e così, altro problema, si accalcano nei pronto soccorso, ormai al collasso”.
Come si è arrivati a questa crisi? “Per una serie di scelte ultraventennali che, dopo la privatizzazione delle cure specialistiche, puntano ora in Lombardia alla progressiva privatizzazione delle cure primarie, affidandole in appalto alle cooperative. Ostacolare il ricambio generazionale dei medici fa parte di questa strategia”.
Ma con il piano di ripresa europeo, il Pnrr, non sono aumentate le borse di studio per la formazione specifica in medicina generale? “Sì, ma non basteranno a colmare le scoperture. Con il decreto milleproroghe il governo ha alzato l’età pensionabile a 72 anni ma, con la vita che facciamo, in molti decideranno di lasciare prima. Inoltre – aggiunge Barbieri – le nuove generazioni non sono particolarmente attratte, appunto, da questo scenario di difficoltà e possono anche decidere di seguire altri percorsi della professionalità medica”.
A Como ci sono le guardie mediche private che chiedono 300 euro per una visita a domicilio. “È aberrante – commenta Barbieri -. La guardia medica privata ‘prescrive’ esami che poi il paziente fa trascrivere dal medico di medicina generale a carico del Servizio sanitario nazionale, venendo quindi poi comunque da noi. Questa situazione è l’ennesimo schiaffo alla sanità pubblica, a quella continuità assistenziale ormai in ginocchio perché la stanno svuotando, come la medicina generale. Ma è la prima a essere colpita, e a vantaggio del privato, appunto. Chi opera nella continuità assistenziale, facendo peraltro sempre meno ‘guardia’ e sempre più supplenza ai medici di base, guadagna circa 23 euro lorde e a condizioni pessime. È dunque sempre più visto, comprensibilmente, come un posto di lavoro respingente. Questo però è un danno per la comunità. La realtà è già tale ma cambiare si deve e come Cgil saremo inesauribili nel perseguirlo”.