Sottoscritto l’accordo sulla riorganizzazione del servizio di guardia medica, con una trattativa portata avanti fino all’ultimo dalla categoria del quadrato rosso, non titolata però alla firma venuta meno l’affiliazione nazionale allo Smi. I sindacalisti della Fp Cgil spiegano perché l’intesa ha delle ombre e aprono a un confronto per i punti da sistemare
21 giu. 2023 – Siglato lo scorso 19 giugno l’accordo per riorganizzare, in provincia di Bergamo, la continuità assistenziale, cioè il servizio di guardia medica.
“Come Fp Cgil, non essendo più affiliati con il Sindacato Medici Italiani (Smi), non abbiamo potuto firmare l’intesa ma tutta la trattativa territoriale con l’Ats è stata condotta direttamente dalla nostra categoria. Insieme alla Camera del Lavoro e alla Fp Cgil Lombardia, dallo scorso febbraio abbiamo segnalato le criticità di un servizio che veniva diffusamente meno al rispetto dei Lea, i livelli essenziali di assistenza”, esordisce il segretario generale orobico Giorgio Locatelli.
Avete denunciato anche una grave scopertura di medici di continuità assistenziale. “Da maggio soprattutto, dopo la scelta dell’Ats Bergamo di lasciare solo i contratti a 24 ore settimanali. Questa operazione ha fatto lasciare, viceversa, l’incarico a tanti medici, quelli che lavoravano sulle 12 e 36 ore, oltre che attraverso la reperibilità. E quindi in ampie parti del territorio l’utenza per intere giornate è rimasta priva di questo servizio. Ma il nostro pressing ha pagato e l’Agenzia di tutela della salute ora ci ha ripensato e ha reintrodotto i contratti con il monte ore soppresso”.
Dunque questo accordo com’è? “Buona parte delle nostre richieste sugli aspetti normativi sono state accolte ma restano diverse zone d’ombra. Vedi gli aspetti economici: i finanziamenti per i vicariamenti, così necessari fino a quando non saranno colmate le carenze di medici, sono stati ridotti rispetto all’anno scorso e con regole di copertura ancora più stringenti. Quando le condizioni di lavoro sono disumane da un lato e dall’altro, paradossalmente, manca il servizio alle persone perché appunto non a tutte questo viene garantito”.
“Ho grandi perplessità, si è perso tempo a firmare un accordo non del tutto condiviso con le operatrici e gli operatori. La parte economica non è ancora ad hoc ma sono altri i problemi maggiori, a partire dalle difficoltà e fatiche lavorative quotidiane – sostiene Paola Nardis, coordinatrice provinciale Medici di medicina generale della Fp Cgil -. Ci resta il dubbio che la sola parte accolta delle nostre proposte rappresentasse condizione necessaria ma non sufficiente a riavviare il servizio. Bisognerebbe ancora provvedere a una raccolta di preadesioni, perché le colleghe e i colleghi possano rientrare quando si raggiungerà una soglia minima di medici in organico e il servizio in condizioni di sicurezza per loro e per i cittadini. È poi fondamentale risolvere la questione arretrati, preliminarmente alla firma dei nuovi contratti – aggiunge la medica sindacalista –. Così come definire un ordine di progressiva riapertura delle sedi, secondo priorità stabilite. Appare pertanto necessario prevedere che i disponibili siano destinati prioritariamente alle sedi ad alto flusso, per garantire in primis il servizio dove la domanda è maggiore. Valutare se sia possibile concordare un numero massimo di vicariamenti per medico (e non per postazione), con i relativi adeguati ristori economici. Insomma, una maggiore chiarezza su alcuni aspetti ancora in ombra aiuterebbe molto per riconquistare la fiducia di colleghe e colleghi”.
Giorgio Barbieri, coordinatore Mmg per la Fp Cgil Lombardia, ha diffuso una nota, “Il dubbio”, per commentare l’esito pattizio. “Siamo soddisfatti che si sia alfine affrontata una questione sulla quale abbiamo reclamato attenzione fin dall’anno scorso ma non abbiamo le medesime certezze sulla qualità della soluzione proposta. Ci auguriamo davvero sia così e che presto torneranno in servizio (come minimo) gli auspicati e previsti 80-90 medici sui 200 della pianta organica, indispensabili per almeno riavviare un servizio asfittico da ormai troppe settimane. Perché se così non fosse, se a luglio i medici contrattualizzati saranno ancora solo una quarantina, quindi del tutto insufficienti persino per garantire una regolare apertura quantomeno delle 7 postazioni residue (di 27 che Ats ne aveva), si imporrà una profonda riflessione – rimarca -. Ribadiamo la speranza che tutto vada per il meglio ma ci prepariamo a collaborare per mettere in pista i necessari correttivi se così non fosse. Nel caso, forse si è ancora in tempo perché non si interrompa un’attività di pubblico servizio, essenziale per la salute delle persone e prevista anche dai Lea”.
“Il dubbio” – Giorgio Barbieri, coordinatore Fp Cgil Lombardia MMG