Oggi la seconda delle assemblee interregionali, quella del Nord Italia. Guglielmo (Fp Cgil): “La Lombardia è diventata un caso nazionale per le rinunce alla presa di servizio. Il nostro è un lavoro complicato, le richieste sono elevatissime, ma il personale non è riconosciuto e valorizzato e non si investe sull’Inl per farlo funzionare davvero”
12 ott. 2023 – Le lavoratrici e i lavoratori dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro lunedì 30 ottobre saranno in sciopero. Alla seconda delle tre assemblee interregionali unitarie, quella del Nord Italia, tenuta oggi alla Direzione Interregionale del Lavoro di Milano, per la Fp Cgil Nazionale è intervenuto Domenico Guglielmo, ispettore del lavoro di stanza a Varese.
Quali sono le rivendicazioni per cui si è arrivati allo sciopero? “Le nostre vanno avanti da un paio di anni e vertono sui mancati investimenti per rendere più forte e incisivo l’Inl – risponde Guglielmo -. Il paradosso è che l’Ispettorato ha 200 milioni di avanzo di bilancio ma non riesce a reimpiegarli perché l’ordinamento (l’ente non ha una piena autonomia di bilancio) non lo prevede per l’incentivazione del personale. Invece è tanto necessario quanto strategico potenziare sia il salario accessorio delle lavoratrici e dei lavoratori sia la parte strumentale. La partita delle retribuzioni – sottolinea il sindacalista – ha un effetto indiretto per chi potrebbe prendere servizio nel pubblico impiego”.
Cioè? “Le ispettrici e gli ispettori dell’Inl, insieme a funzionarie e funzionari, hanno elevate responsabilità e professionalità nello svolgere le attività di vigilanza e di rispetto delle norme, ma vengono retribuiti meno di altri settori pubblici. Per questo, anche dopo aver fatto i concorsi pubblici, le persone decidono di non prendere servizio da noi. È un lavoro che non fa dormire la notte, la fatica è anche maggiore con le carenze di organico”.
Un esempio? “L’Ispettorato territoriale di Brescia ha una cinquantina di lavoratrici e lavoratori, mentre in pianta organica ne sono previsti 160. Quello di Varese ha 34 dipendenti sui 119 previsti, quindi una scopertura di oltre il 70%. La Lombardia – aggiunge Guglielmo – è diventata un caso nazionale per le rinunce alla presa di servizio. Ripeto, è un lavoro complicato, le richieste sono elevatissime, ma il personale non è riconosciuto e valorizzato. Quando lo stesso Presidente della Repubblica Mattarella si è speso, invece, per evidenziarne il ruolo”.
Da qui lo sciopero del 30 ottobre. “Non c’è dignità nel continuare così, c’è, invece, tanta rabbia. Non riuscire ad attrarre un numero adeguato di nuovi assunti è un problema, siamo molto preoccupati Non chiediamo la luna. Ma, ad esempio, che i 200 milioni di avanzo vengano usati per far funzionare l’Inl. In questo solco, c’è anche la questione della perequazione salariale. È stata versata per il 2023 ma non gli arretrati. Se non verranno recuperati, saranno assorbiti dal prossimo contratto nazionale, con l’effetto di mantenere basse, di nuovo, le nostre retribuzioni. È assurdo, siamo al terzo sciopero!”.
Il 17 ottobre però le organizzazioni sindacali sono state convocate, con l’Inl, dal Ministero del Lavoro. “L’ho ribadito anche oggi in assemblea, per noi questa convocazione non cambia nulla. Basti pensare che durante il tentativo di conciliazione, il Ministero non ha mandato neanche un delegato. Noi vogliamo dare un segnale forte, perché agli impegni presi a parole seguano azioni concrete. Il 30 ottobre – prosegue Guglielmo – ci saranno anche presidi territoriali davanti alle Prefetture e ai Prefetti consegneremo un documento unitario sulla situazione della vigilanza sul lavoro in Italia. Raramente lo si fa”.
Cosa intendi dire? “I Prefetti, braccio del Governo, ci impiegano in iniziative per la legalità sul territorio. Le lavoratrici e i lavoratori dell’Inl sono anche al loro servizio. Perciò, per loro, questo documento sarà pesante e segno di una profonda crisi”.