I Centri per l’impiego lombardi faticano e la categoria sindacale avanza la richiesta di un “ripensamento strategico, con al centro i diritti delle persone che lavorano e che cercano un lavoro”
2 apr. 2024 – Insufficienza di personale, più carichi di lavoro, anche in ragione del progetto Gol-Garanzia di occupabilità dei lavoratori (finanziato dal Pnrr, il piano di ripresa europeo), organizzazione burocratica del sistema delle politiche attive del lavoro, con Regione che ci mette il cappello ma a tirare le fila sono le Province, quelle affossate dalla legge Delrio. I Centri per l’impiego lombardi stanno faticando e la Fp Cgil Lombardia lo denuncia, rivendicando la possibilità di un cambiamento concreto. Ci sono nodi strutturali da affrontare che necessitano non soltanto di investimenti sul personale e sulle strutture ma di un ripensamento strategico profondo con un’assunzione di responsabilità da parte di Regione Lombardia.
“L’attuale sistema lombardo delle politiche attive poggia, unico caso in Italia, sull’affidamento dei servizi e della gestione dei Centri per l’impiego alle Province. Regione Lombardia detta gli indirizzi strategici, mette a disposizione i budget di spesa, dispensa linee guida operative ma, allo stesso tempo, delega la messa in campo di queste decisioni a 12 soggetti provinciali che si trovano a subire, più o meno passivamente, decisioni calate dall’alto – spiega Antonio Lenzi, coordinatore Cpi per Fp Cgil Lombardia -. Il progetto Gol ha rivoluzionato i servizi al lavoro impegnando i Centri per l’impiego in un lavoro estremamente complesso e delicato, frutto di scelte che trovano scarso riscontro nella realtà quotidiana. Gli attuali obiettivi fissati da Regione Lombardia rispetto a questo progetto appaiono irrealistici nelle attuali condizioni del sistema regionale e il carico amministrativo derivante, con monitoraggi in serie, risulta essere estremamente ridondante (ad esempio, il rilascio della certificazione) e questo limita la buona riuscita dei servizi offerti”.
“Nei Cpi le assunzioni di personale, fatte con risorse ministeriali, sono sottodimensionate ai fabbisogni e come sta accadendo, più in generale, nelle pubbliche amministrazioni, le lavoratrici e i lavoratori, stretti tra basse retribuzioni e condizioni di lavoro difficili, quando possono cercano altre strade professionali. E questo accade soprattutto tra le figure più qualificate – afferma Dino Pusceddu, segretario Fp Cgil Lombardia -. Regione Lombardia pare disattenta su queste criticità che arrivano dai territori, con le Province che hanno avuto il rafforzamento del solo Settore Lavoro mentre sono gravate dai compiti di coordinamento anche negli altri ambiti. Nemmeno il privato riesce a dare una vera mano – aggiunge il sindacalista -: Regione lo scopre solo quando gli annunciati risultati non arrivano, mettendo in crisi il sistema delle politiche attive”.
La Fp Cgil lombarda, con Lenzi e Pusceddu, chiarisce che questa crisi è pagata sia dalle lavoratrici e dai lavoratori, che vanno tutelati nei loro diritti e valorizzati per le loro competenze, sia dalle cittadine e dai cittadini, penalizzati nell’accesso a “servizi di qualità che gli spetterebbero. A tutto questo si deve porre rimedio – affermano-: va abbandonato un sistema verticistico e burocratico, coinvolgendo chi tutti i giorni incontra le persone in difficoltà che hanno perso un lavoro, che chiedono un supporto, che necessitano di aiuto e sperano di poterlo ottenere presso i Centri per l’Impiego. I bisogni di queste persone devono essere messi al centro e per fare questo serve un cambio di passo, un ripensamento strategico. Basta volerlo”.