23 Nov 2024
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ASST Brianza/ Prospettive da far tremare i polsi

operatrice sanità

La Fp Cgil Monza Brianza, con Susanna Cellari, torna su un tema che picchia sempre più duro, la carenza di personale negli ospedali. “Urgono nuove assunzioni, subito, e investimenti per fare tornare attrattivo lavorare nella sanità pubblica”

18 apr. 2024 – Il livello di allerta resta alto nella sanità brianzola, a rischio i servizi sanitari alla cittadinanza che potrebbero subire riduzioni anche in ambiti nevralgici come il pronto soccorso. Ad arrancare, infatti, non sono solo i servizi territoriali ma anche gli ospedali.

“Da anni la Fp Cgil chiedeva la riduzione dei medici cosiddetti ‘gettonisti’ negli ospedali, così da favorire la presenza stabile di personale assunto con contratto a tempo indeterminato – afferma Susanna Cellari della Fp Cgil Monza Brianza -, ma la determina di Regione Lombardia di fine 2023, non avendo previsto tempistiche adeguate per permettere alle aziende di reclutare le lavoratrici e i lavoratori necessari, rischia di mettere in ginocchio la più grande azienda sanitaria brianzola. Nei prossimi quattro mesi, periodo nel quale andranno in scadenza i vari appalti con le cooperative che erogano servizi sanitari ‘core’ – prosegue la sindacalista -, in diversi presidi ospedalieri dell’Asst Brianza i turni dei pronto soccorso adulti e pediatrici potrebbero non essere coperti dal personale medico. E lo stesso problema lo abbiamo nei servizi psichiatrici, dove la carenza di questa disciplina è sempre più marcata. La scopertura ormai non riguarda più solo (ed è già tanto) la medicina territoriale ma anche la medicina ospedaliera”.

Insomma, sono scoperture che pesano sui servizi.

“La stessa Asst riporta ufficialmente i numeri delle discipline mediche che dovranno reinternalizzare entro la fine dell’estate, quali medici di pronto soccorso, pediatri, anestesisti rianimatori e psichiatri. E purtroppo le brutte notizie non si fermano qui. Stimiamo che nei presidi della Asst Brianza manchino 50 medici specialisti, 190 figure infermieristiche, 70 operatori sociosanitari. La situazione è sempre più preoccupante e nel prossimo futuro potrebbe coinvolgere anche una struttura complessa qual è il carcere, all’interno del quale, a Monza, l’assistenza è attualmente erogata tramite un appalto esterno che prima o poi dovrà essere reinternalizzato con un fabbisogno di 14 infermieri”.

Come si spiegano questi buchi?

“I buchi in organico sono l’esito di anni di tagli al costo del personale per la razionalizzazione della spesa sanitaria. Con l’arrivo del Covid sono state fatte assunzioni a termine per cercare di colmare le carenze già presenti prima della pandemia, ma queste assunzioni sono durate solo per il periodo emergenziale. Poi le condizioni del personale sono tornate ad essere inadeguate, con turni a ripetizione, salti di riposo, ferie da recuperare. Il diritto alla salute riguarda tutte le cittadine e i cittadini, incluso questo personale. Lavorare a oltranza espone peraltro al rischio di sbagliare, e quindi espone i pazienti. E questa è una parte della risposta”, evidenzia Cellari.

Qual è l’altra?

“Sicuramente, la ormai scarsa attrattività della sanità pubblica è un altro fattore. Come Fp Cgil, dal livello nazionale a quello territoriale, il nostro, rivendichiamo da tempo un piano straordinario di assunzioni nelle pubbliche amministrazioni, a partire dalla sanità. Un piano occupazionale che è imprescindibile a un’organizzazione del lavoro che concili condizioni dignitose per le operatrici e gli operatori e la qualità dei servizi. Senza nuove assunzioni è certa la riduzione delle attività sanitarie, se non addirittura la chiusura di servizi, anche nella nostra provincia, in un contesto già critico – considera Cellari -. Per questo oggi è quantomai indispensabile far tornare appetibile lavorare nella sanità pubblica, investirci, e lo si fa, ad esempio, con gli adeguati riconoscimenti economici, la valorizzazione professionale, la formazione e un aggiornamento permanenti. Ed è fondamentale l’incremento delle risorse destinate al rinnovo del contratto nazionale 2022/2024. Altrimenti sarà l’esodo dalle strutture a essere permanente, con prospettive da far tremare i polsi”.

La manifestazione di Cgil e Uil di sabato 20 aprile rilancia anche questi temi

“Un’altra tappa della lotta per rivendicare la tutela del diritto alla salute e la necessità di tornare ad avere un Servizio Sanitario Nazionale e un sistema sociosanitario pubblico e universale. Ma per fare questo è necessario che si investano risorse economiche, umane e organizzative aumentando il finanziamento del Ssn”.